Cosi Greta Thunberg ha svuotato i socialisti: il boom dei Verdi

greta

di Vanessa Combattelli.

Ben cinquecento anni fa Machiavelli ci metteva in guardia sull’influenza dell’apparire in politica. Aveva infatti già capito, il segretario fiorentino, che la vera miscela in grado di generare cause ed effetti era la semplice apparenza. Ed è andata essenzialmente così nel corso di questi mesi con l’ascesa della sempre più ideologizzata Greta Thumberg. Due trecce strette, viso pulito e zero accenni di sorriso: un simbolo contemporaneo di una costretta “Davide” contro un inesorabile Golia, il cambiamento climatico che tanto viene citato dalla giovane attivista.
Eppure molti punti non tornano, a partire dall’aspetto prettamente scientifico sino a quello che in realtà Greta ha rappresentato nel corso di questi mesi.

Diventa necessario riflettere sul tsunami mediatico ed ideologico che Greta ha messo in atto in tante diverse occasioni sino a raggiungere poi i più importanti palazzi del potere e portare milioni di studenti in piazza.

Chi durante questi anni ha avuto modo di studiare le tipologie di propaganda moderna e le diverse “wars of informations”, sa bene che il modo migliore per veicolare messaggi è quello di avvalersi di ambasciatori intoccabili, incapaci di farsi voler male dall’opinione pubblica, indifesi e in tutti i sensi attrattivi perché semplici ed intuitivi. Se al posto di Greta vi fosse stato uno scienziato con numerose competenze al livello accademico e globale, molto probabilmente non si sarebbe mai attivato il meccanismo a cui oggi stiamo assistendo.
Uno scienziato qualsiasi, per quanto autorevole, non avrebbe mai avuto l’impatto mediatico necessario, capace addirittura di catalizzare l’attenzione dei potenti del mondo ed influenzando – a pochi mesi dal voto – le dinamiche elettorali europee. Eppure è andata così: al posto di un uomo qualunque, c’è stata una ragazzina non esattamente anonima. A questo punto l’inevitabile tsunami ha sortito i suoi effetti: in Italia piazze piene di ragazzi e cartelli, Greta Thumberg definita una giovane messia del clima, giovani che gridano su un palco sostenendo che “Piazza del Popolo scomparirà tra dieci anni se non daremo ascolto a Greta”, e politici pronti a legittimare tutte le teorie thumberghiane perché la giovane svedese fa tendenza, e la tendenza porta voti.

I primi risultati che abbiamo ricevuto dimostrano che “l’effetto Greta” non è ridotto più al mediatico, ma ha toccato prepotentemente l’ambiente politico, portando i partiti Verdi a risultati non così scontati. In Germania, i Verdi si sono affermati come seconda forza politica della nazione, dietro solo alla Cdu-Csu della Cancelliera Angela Merkel, la quale registra comunque un visibile calo rispetto alle precedenti tornate elettorali. La co-leader Annalena Baerbock ha ringraziato gli elettori dichiarando: “Adesso cambiamo insieme questa Europa per la protezione del clima, per la democrazia, contro il populismo e per i diritti dell’uomo.”

Anche in Francia si è registrato un rilevante risultato per gli ambientalisti: qui la lista Europe-Ecologie les Verts, il partito ecologista trainato da Yannick Jadot, è il terzo con il 12,8 per cento dei consensi, dietro soltanto alla Le Pen e a Macron. I Verdi si sono affermati come primo partito in Irlanda sbaragliando la concorrenza con oltre il 20% dei consensi nella Capitale. Nel suo complesso avremo nel prossimo parlamento europeo 69 seggi per i Verdi, 17 in più rispetto alla precedente legislatura.

In parte dobbiamo questo risultato alla caduta dei socialdemocratici in molti contesti europei e quindi non bisogna considerare il fenomeno green come qualcosa di nuovo né di emergente. Tanto è vero che rappresentano un caposaldo movimentista dagli anni ’80, registrando comunque risultati sempre decisivi, dovuti soprattutto al loro radicamento nel Nord Europa dato dalla tradizione germanica secolarizzata. Ad oggi sembra essere diventata in realtà la base ideologica di una sinistra ormai in crisi nei suoi valori post ’68, proprio per questa ragione Greta è stata immediatamente adottata dai diversi ambienti politically correct come sostituto della tanta retorica finora attuata.

Non possiamo essere certi di quanto la sua figura sia stata incisiva nel risultato europeo, visto nel caso il radicamento storico delle zone in cui si è affermata. Tuttavia soprattutto tra i più giovani il suo intervento ha rappresentato un contributo importante per esprimere le proprie preferenze ed orientare la priorità politica. Ma ancora una volta, come in politica accade spesso, il paradigma delle apparenze conta più di qualsiasi cosa, sino a permettere che sia un movimento mediatico a scegliere sulle nostre vite.

Fonte: l’Occidentale

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