Salvini: con noi al governo sarà difesa la famiglia

salvini

di Riccardo Cascioli.

«Sono attaccato violentemente da Famiglia Cristiana, Avvenire e una parte della gerarchia cattolica, e non capisco il perché; ma ricevo tantissime lettere di sostegno da preti e vescovi che mi incoraggiano ad andare avanti. Il miglior antidoto al razzismo è il rispetto delle regole». Lo afferma il ministro dell’Interno Matteo Salvini in questa lunga intervista alla Nuova Bussola Quotidiana, in cui si impegna a promuovere il quoziente familiare nella politica fiscale e a bloccare ogni tentativo di legittimare l’utero in affitto. Moratoria illusoria sui temi antropologici? «Su certi temi meglio fare niente che fare danni. Ma non a caso abbiamo scelto ministeri che si occupano di temi sensibili».

«Gli attacchi di Avvenire e Famiglia Cristiana? Francamente non me li so spiegare, ma tanti preti e vescovi mi esortano ad andare avanti», «Il miglior antidoto al razzismo è un’immigrazione sotto controllo», «Il mio obiettivo è arrivare alla fine di questo governo con l’approvazione del quoziente famiglia, ma intanto cominciamo ad abbassare le tasse», «Come ministro dell’Interno bloccherò in ogni modo qualsiasi tentativo di legittimare l’utero in affitto». Sono queste alcune delle dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini in questa ampia intervista rilasciata alla Nuova Bussola Quotidiana.

Salvini non solo è il politico più in vista di questo governo, su cui si concentrano le attenzioni degli osservatori nazionali e internazionali (nei giorni scorsi anche la BBC online gli ha dedicato uno speciale), ma suo malgrado ha polarizzato anche le diverse anime del mondo cattolico. A una ostilità manifesta e senza precedenti di una parte della gerarchia ecclesiastica italiana, sintetizzata dagli attacchi continui e velenosi di Famiglia Cristiana Avvenire, fa da contraltare un certo entusiasmo – con aspettative probabilmente esagerate – di gran parte dell’associazionismo pro-life e pro-family.
Lo abbiamo raggiunto al telefono dopo la giornata trascorsa a Foggia, dove si è recato in seguito all’incidente stradale costato la vita a 12 immigrati e che ha portato l’attenzione sullo sfruttamento di cui questi immigrati sono vittima nel settore dell’agricoltura.

Ministro Salvini, non possiamo non cominciare proprio dalle accuse di razzismo e xenofobia che ormai quotidianamente le vengono rivolte in toni durissimi da AvvenireFamiglia Cristiana e più in generale dall’establishment cattolico. Come risponde?
Partendo dalla vita reale. Qui a Foggia sono i ragazzi africani che vogliono un aiuto dal ministro dell’Interno per essere liberati dal caporalato, dallo sfruttamento, dalla schiavitù. A me interessa la sostanza, e il punto è che una immigrazione sotto controllo garantisce i diritti sia degli italiani sia degli immigrati. L’immigrazione degli anni scorsi porta invece caos, razzismo e scontro sociale. L’unico antidoto al razzismo – e gli italiani sono tutt’altro che razzisti – è riportare il rispetto delle leggi, delle regole, controllare chi entra e chi esce da questo Paese.

Sembrerebbe una politica di buon senso, a suo tempo anche il Pd rimproverava al governo Berlusconi di non riuscire a fermare l’immigrazione clandestina. Ma allora perché secondo lei Avvenire e Famiglia Cristiana ce l’hanno tanto con lei?
Sinceramente non so spiegarmelo, tanta virulenza mi lascia molto perplesso.

Qualche giorno fa, il quotidiano La Verità avanzava l’ipotesi che ci sia un timore da parte della gerarchia cattolica per certi dossier che sarebbero sulla sua scrivania, relativi a corruzione finanziaria, otto per mille e preti pedofili..
No, no, no, io non ho neanche mezzo fascicolo. Fosse così, almeno ci sarebbe una spiegazione. Non ho né fascicoli, né dossier. E neanche mi accodo a coloro che ritengono che vogliano proteggere quella parte minoritaria del mondo cattolico che sull’immigrazione ci ha costruito un business. Non voglio pensare che sia così. C’è però un pregiudizio di fondo evidente che non mi spiego, ma me ne faccio una ragione. Il bello è che dopo la copertina di Famiglia Cristiana e gli attacchi di Avvenire mi hanno scritto una marea di uomini e donne di Chiesa, con nome, cognome, indirizzo, invitandomi ad andare avanti così. Anche preti e vescovi, però la cosa che mi ha colpito è questa: tutti si sono firmati – anche perché le lettere anonime non le prendo neanche in considerazione – ma tutti con preghiera di riservatezza per evitare problemi. Questo mi ha davvero sorpreso. In politica ci sono abituato, ma in un mondo che dell’apertura, del dialogo, della sobrietà fa un suo modo d’essere, non mi aspettavo ci fosse un clima di questo genere.

A proposito dei suoi rapporti col mondo cattolico, le è stato molto rimproverato quel comizio a Milano in cui ha esibito il rosario..
Guardi, a qualche mese di distanza posso dire che è stata una cosa né studiata né preparata. Quel rosario mi era stato regalato da un prete che cerca di salvare dalla strada le ragazze straniere, era un rosario fatto da una di queste ragazze vendute ai mercanti di sesso. Me lo porto sempre con me, e siccome era un comizio nella mia Milano, in piazza Duomo, dove più di una volta gli islamici si sono radunati in modo non rispettoso, mi è venuto spontaneo sotto la Madonnina prendermi un impegno a difendere i nostri valori. Mi sembrava una cosa normale.

Ma lei oltre a esibirlo, lo prega anche il rosario?
No, devo essere sincero, solo raramente. Mi faccio il segno della croce quando mi alzo e quando vado a dormire.

Visto che ha toccato il tema dell’islam, si moltiplicano gli avvertimenti riguardo ai jihadisti che approfittano dell’immigrazione clandestina, e ai foreign fightersdi ritorno. 
Anche su questo mi davano dell’esagerato, del razzista, ma è ormai provato da Interpol e dai servizi di paesi nordafricani che con i barconi sono partiti e dai barconi sono sbarcati uomini affiliati al terrorismo, e poi c’è il fenomeno dei combattenti islamici che sono partiti dall’Italia e che stanno tornando. Ma aldilà della lotta al terrorismo che è sacrosanta, anche la difesa dei nostri valori e della nostra identità passa attraverso il controllo della presenza islamica e delle organizzazioni islamiche in Italia. È evidente che l’interpretazione fanatica del Corano è incompatibile con i nostri valori di libertà e con i valori cristiani. Essendo un papà, ho conosciuto personalmente situazioni scolastiche di mamme a cui viene impedito di imparare l’italiano, viene impedito di lavorare; di bambine a cui è impedito di fare ginnastica coi maschietti o andare a feste di compleanno coi maschietti, e così via. Qui non c’è alcuna intenzione di integrarsi, di dialogare. Un certo tipo di islam purtroppo si autoghettizza ed è incompatibile con la nostra società. E mi stupisce che qualcuno delle gerarchie cattoliche faccia finta di non capire.

In questi giorni ha fatto notizia la legge che vieta il niqab (velo integrale) in Danimarca, con conseguenti proteste dei musulmani. In Italia ci sarebbe già una legge che per motivi di sicurezza vieta di girare con il volto coperto, ma non si fa rispettare.
In effetti la legge c’è già, in Regione Lombardia l’abbiamo ribadita all’interno degli ospedali e dei locali pubblici. Però aldilà dei motivi di sicurezza, che sono sacrosanti, c’è anche un motivo culturale perché il velo integrale è una forma di sopraffazione sulla donna che è inaccettabile.

A suo tempo il governo Berlusconi aveva creato una consulta italiana per l’islam, che pure stava dando buoni risultati. Poi i successivi governi hanno smantellato tutto. Non è il caso di riprendere quel discorso?
Ci sto seriamente pensando anche perché ci sono realtà islamiche anche propositive che vedono nella Lega un punto di riferimento.

Un’ultima questione legata più in generale all’immigrazione: il problema dei rimpatri, che richiede la collaborazione dei Paesi di provenienza degli irregolari. Non sembra che la cosa stia funzionando.
Occorre lavorare molto, fare ciò che altri non hanno fatto in passato. La situazione è che attualmente ci sono accordi solo con quattro Paesi, e bene ne funziona soltanto uno, con la Tunisia verso cui ci sono due voli charter alla settimana. Qualcosa funziona con la Nigeria, per il resto quasi nulla. Ci sono situazioni assurde, vedi paesi come Bangladesh e Pakistan, da cui arrivano migliaia di irregolari. Lì il rimpatrio è previsto uno ad uno. Cioè dovremmo metterli sui voli di linea uno alla volta, ognuno con due poliziotti di scorta. Una follia. Quindi bisogna lavorare, viaggiare, parlare con questi Paesi, rinnovare gli accordi, farne di nuovi: sono già stato in Libia ed Egitto, ora ho in programma di andare in Marocco, Tunisia e Algeria. Poi il ministro della Giustizia ha iniziato a dialogare con gli omologhi stranieri anche per il rimpatrio dei detenuti, che sono 20mila e sono un costo non indifferente.

Avete più volte invocato anche l’intervento dell’Unione Europea.
L’Europa si deve dare una svegliata anche sui rimpatri. L’Europa stringe accordi commerciali con quasi tutti questi Paesi, offre sostegno economico, agricolo, culturale. Io ho chiesto che ogni nuovo accordo preveda una clausola di rimpatrio sugli immigrati irregolari. Io compro i tuoi prodotti, ti mando degli aiuti però se ci sono immigrati irregolari te li riprendi.

Passiamo ad altri temi, che a noi stanno molto a cuore, i cosiddetti temi antropologici. Nella passata legislatura sono state approvate leggi pessime, che ora fanno il loro corso. Da questo punto di vista la “moratoria” sui temi etici non può essere vista come una tregua.
Lo so. Quella tra Lega e 5 Stelle è un’alleanza nata in maniera particolare: movimenti diversi, storie diverse, culture diverse. È un’alleanza di cui sono pienamente soddisfatto, che rifarei domattina, con un contratto di governo che su alcuni temi sensibili non ha scritto nulla perché abbiamo posizioni diverse. La Lega è per la libertà di educazione, per il diritto alla vita, per la difesa della famiglia naturale. Ma siccome i nostri alleati su questo non sempre la pensano come noi, accontentiamoci che non vengano fatti altri danni. In certi campi meglio non fare niente che fare danni.
Poi nella suddivisione del governo, abbiamo scelto il ministero della Famiglia e della disabilità; il ministero dell’Interno, che si occupa anche di discriminazioni e tematiche gender; il ministero dell’Istruzione per dare una chiara impronta alla libertà di educazione e al rispetto di alcuni princìpi. Quindi nei limiti del contratto, rispettando le sensibilità diverse, cerchiamo di tenere alti alcuni princìpi.

Però, come dicevo, il problema non si limita all’approvazione delle leggi. Abbiamo visto ad esempio, che ci sono comuni che sfidano direttamente il governo e il Parlamento trascrivendo all’anagrafe bambini acquistati all’estero con la pratica dell’utero in affitto. A suo tempo, il ministro Alfano ingaggiò un braccio di ferro con i Comuni per la trascrizione dei matrimoni gay. Finora da lei non è arrivata alcuna risposta.
Ci stiamo lavorando, ho chiesto un parere all’avvocatura di Stato, ho dato indicazione ai prefetti di ricorrere. La mia posizione è fermamente contraria. Per fare un esempio: la settimana scorsa mi è stato segnalato che sul sito del ministero dell’Interno, sui moduli per la carta d’identità elettronica c’erano “genitore 1” e “genitore 2”. Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione “madre” e “padre”. È una piccola cosa, un piccolo segnale, però è certo che farò tutto quello che è possibile al ministro dell’Interno e che comunque è previsto dalla Costituzione. Utero in affitto e orrori simili assolutamente no.

Anche certe ambiguità della legge sulle unioni civili generano sviluppi, ad esempio nel senso delle adozioni per le coppie gay.
È vero, ma difenderemo la famiglia naturale fondata sull’unione tra un uomo e una donna. Eserciterò tutto il potere possibile.

A dire il vero ci ha lasciati sconcertati anche l’iniziativa del Consiglio regionale della Lombardia che impegna la Regione a distribuire gratuitamente contraccettivi nei consultori. Anche i consiglieri della Lega hanno votato a favore.
Ho avuto qualche perplessità anch’io. Mi hanno giustificato la decisione con la necessità della tutela della salute, perché purtroppo tanti giovani sono tornati a sottovalutare il rischio delle malattie sessualmente trasmissibili, per cui in età molto giovane fanno sesso non protetto.

Però, oltre all’aspetto morale, ormai c’è abbondante letteratura scientifica che dimostra come questo approccio sia controproducente. Ad esempio, profilattici che danno un falso senso di sicurezza inducono ad avere maggiori comportamenti a rischio, con tutte le conseguenze del caso.
Sì, sono in buona parte d’accordo con questa analisi. Si deve soprattutto cercare di educare.

A proposito di educazione, c’è un fronte aperto anche sul tema droga.
Sono ben consapevole che questo fenomeno dei negozi di marijuana che stanno aprendo in ogni dove è molto pericoloso sempre nell’ottica della diseducatività. Devo dire che nel contratto di governo, sulla droga si è bloccata qualsiasi ipotesi di legalizzazione e liberalizzazione che pure era stata proposta negli scorsi mandati. Quindi non se ne fa nulla. Poi certo, anche questi negozi sembrano come i centri massaggi cinesi, che mascherano dei veri e propri bordelli. L’ho detto al ministro della Salute, che ha una posizione diversa: lavoreremo per trovare una mediazione.

La famiglia si difende anche con l’economia, soprattutto attraverso il fisco. In questi mesi si sta parlando tanto di flat tax, ma si ragiona sempre in termini di individui, la famiglia sembra esclusa dal discorso.
L’obiettivo che mi pongo da qui fino a fine governo è introdurre il concetto di quoziente familiare, in modo da premiare la natalità e la scommessa sul futuro. Intanto il primo obiettivo è sostenere la parte produttiva attraverso un abbassamento delle tasse: se già riusciamo ad aiutare le partite Iva, i produttori, i commercianti, gli artigiani, i piccoli imprenditori, è un primo passo. Anche loro sono padri e sono madri, un euro di tassa in meno è un euro in più per i figli. Certo non è risolutivo, l’obiettivo – come dicevo – è quello di rendere il nucleo familiare un soggetto fiscalmente riconosciuto. Però già per il 2018 l’obiettivo è ridurre le tasse a un bel po’ di gente e questo sarà mantenuto.

Lunedì scorso il ministro della Famiglia e delle disabilità, Lorenzo Fontana, ha mandato un segnale chiaro: «O a questo ministero verrano date le risorse oppure ne trarrò le conseguenze».
E ha fatto bene a dirlo. Non basta l’etichetta, servono risorse. Peraltro un ministero dedicato alla disabilità è stata una mia precisa battaglia e un investimento della Lega che riguarda 4 milioni di persone. Abbiamo come modello le regioni dove governiamo. In Lombardia, ad esempio, garantiremo in questo anno scolastico l’asilo nido gratuito a 15 mila famiglie, e siamo la regione che investe di più in assistenza ai disabili, soprattutto i disabili gravi. Mi piacerebbe che questo modello fosse portato a livello nazionale. Quindi è un ministero che ha bisogno di quattrini e faremo in modo di farglieli avere.

Quindi dobbiamo aspettarci che la prossima legge di bilancio…
Certo, si dovrà intervenire anche in legge di bilancio. Ci sono ad esempio un milione di invalidi civili che percepiscono in media 278 euro al mese, che sono un’infamia. Quindi, non dico a mille euro come diceva qualcuno, ma portarle almeno al livello delle pensioni minime mi sembra un atto di civiltà.

Fonte: La nuova Bussola Quotidiana

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