Mai più un altro Charlie Isaiah e Alfie!

mantovano

di Alfredo Mantovano.

Nel pomeriggio di sabato 12 maggio si è tenuta a Roma la manifestazione Mai più un altro Charlie Isaiah e Alfie!, organizzata da Steadfast onlus. Ecco l’intervento pronunciato nell’occasione da Alfredo Mantovano, vicepresidente del Centro studi Livatino, che ha aderito alla manifestazione.

Cari amici, nel secolo scorso l’Inghilterra e l’Europa hanno vissuto anni e decenni di tormento, di minaccia, di sopraffazione: quando i carri armati, le bombe, i muri e il filo spinato   dapprima hanno schiacciato il nostro Continente sotto la svastica nazista, poi hanno sottomesso i Paesi dell’Est sotto la bandiera rossa con la falce e il martello.

Per un momento abbiamo pensato e sperato che il totalitarismo fosse morto col XX secolo. Apriamo gli occhi. Non è così.

Certo, non ci sono più i lager e i gulag.  Ci sono però i reparti ivg, ci sono le cliniche della morte, ci sono gli ospedali che trattano i disabili, siano essi bambini o anziani, come scarti.   E come scarti li eliminano, perché rappresentano un peso e un costo.  Esattamente come facevano i nazisti. Esagero? Non c’è nessuna differenza? Le differenze esistono: al posto delle divise delle SS oggi ci sono i camici di medici assassini e le toghe di quei giudici che pronunciano sentenze di morte. Ma la sostanza è uguale.

Non ci sono i carri armati. Ma guai a chi protesta! i poliziotti sono mandati non a prevenire il terrorismo, bensì a perquisire e a fare da scudo ai familiari di Alfie che volevano andarlo a trovare, o ad allontanare il sacerdote che assisteva i suoi genitori.

E’ incredibile che tutto questo avvenga in Nazioni che hanno patito più di altre l’oppressione nazista o che hanno combattuto quella minaccia: come il Belgio e come  l’Olanda, dove grazie alle leggi di 15 anni fa i decessi per eutanasia sono arrivati ormai al 4% del totale; come l’Inghilterra, al cui interno si sono consumati le vicende di Charlie Gard e di Alfie Evans.

In quella che per Londra è stata certamente l’ora più buia, quando in tanti volevano trattare la resa con Hitler, il momento di svolta è stato il discorso tenuto alla Camera dei Comuni da Winston Churchill, il 4 giugno 1940: da lì sono partite la resistenza, la lotta, e poi la vittoria.

Immaginiamo che in questo bel pomeriggio romano Churchill sia in mezzo a noi. Cambiando qualche parola, ci terrebbe più o meno questo discorso:

“Cari amici,

resisteremo alla minaccia della tirannia, se necessario per anni, se necessario da soli.

E’ la volontà di ogni donna e di ogni uomo dotati di buon senso e di ragione.

E anche se ampi tratti dell’Europa e delle Americhe, anche se Nazioni antiche e importanti sono cadute o potranno cadere nella morsa del nuovo totalitarismo, noi non cederemo e non ci arrenderemo.

Andremo fino in fondo, combatteremo.

Combatteremo in Italia e in Europa,

combatteremo nelle aule di giustizia e nei reparti degli ospedali,

combatteremo nelle università e nelle scuole, contro le distorsioni e i falsi insegnamenti,

combatteremo nelle redazioni dei giornali, nelle televisioni, sui social, romperemo la cappa di censura e di disinformazione che spaccia la morte per terapia,

combatteremo nelle piazze e nelle strade,

combatteremo nei seminari e nelle facoltà teologiche, contro le quinte colonne che blaterano di accanimento terapeutico e non sanno di che cosa parlano,

combatteremo ovunque ci sia il respiro di un uomo, anche se flebile, proprio perché è flebile e ha bisogno di aiuto.

Non ci arrenderemo mai. E quand’anche Roma e la nostra amata Italia fossero soggiogate dalla nuova tirannia – la tirannia della morte imposta per legge o per sentenza – , noi continueremo la lotta.

Fino a quando – quando Dio vorrà – coloro che oggi patiscono persecuzioni in tanti Paesi dell’Asia e in Africa, quei Cristiani per i quali la fede non è una moda, con la loro testimonianza e con la loro forza ci daranno il coraggio per salvare e per liberare la nostra civiltà.”

Un Churchill redivivo oggi non direbbe questo? io penso di sì, ma comunque è quello che diciamo noi.

Il vero accanimento oggi non è quello terapeutico, ma è quello per la morte. Il vero contrasto oggi non è fra chi invoca pietà (e per questo uccide) e chi viene accusato di non avere pietà perché sostiene le ragioni della vita: il contrasto è fra chi lascia l’individuo solo nelle mani di uno Stato nuovamente totalitario e chi sa che per vivere è necessaria la speranza, la speranza , specie nelle prove.

Quella speranza per tanti giorni ha avuto il respiro di un bambino di 23 mesi.

Abbiamo il dovere di ridare fiato a quella speranza per i tanti Alfie, Charlie, Isaiah che esigono il ns aiuto di civiltà! Questo è giusto fare, nei Parlamenti, nelle Corti, nelle Università. Questo, con l’aiuto di Dio, faremo!

Fonte: Centro Studi Livatino

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