Nel modenese bimbi strappati per errore alle famiglie. E la giustizia dov’è?

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di Bernardino Ferrero.

Né diavoli, né pedofili. Né tantomeno ladri di bambini o autori di sevizie a sfondo satanista sugli stessi. Semplicemente innocenti. Una storia che forse non è mai stata sotto i riflettori come avrebbe dovuto ma che ha fatto soffrire ingiustamente molte famiglie. Quella dei cosiddetti “pedofili e satanisti” della Bassa Modenese è una vicenda che tutt’ora ha dell’incredibile. Recentemente l’ex iena Pablo Trincia ha realizzato un’inchiesta per la serie podcast “Veleno” per capire cosa è successo nel 1998 proprio a Finale Emilia, quando 16 bambini vennero portati via dai loro genitori, accusati di sevizie su minori.

L’assurda vicenda comincia il 12 novembre 1998 quando le forze dell’ordine irruppero a Massa Finalese (Mo) in casa Covezzi portando via i quattro figli (la maggiore aveva solo 11 anni). L’accusa per Lorena e Delfino era infamante: pedofili satanisti. Tutto era partito dalle accuse rivolte loro da una piccola cugina di otto anni con disturbi mentali e da un altro bambino, entrambi in carico ai servizi sociali, che raccontarono di strani riti in cui era coinvolto il parroco don Giorgio Govoni. Stando ai racconti, alcuni genitori complici del sacerdote mettevano a disposizione i corpi dei propri figli in cerimonie orgiastiche nei cimiteri in cui avvenivano persino delle decapitazioni. I piccoli venivano prelevati a scuola da un bus parrocchiale e portati in luoghi oscuri, dove la setta dei genitori compiva i suoi più atroci delitti.

Tutto questo, a quanto pare, perché psicologi e servizi sociali avevano deciso di dare credito alle fantasie di quei due bambini seguendo una tecnica americana oggi vietata dalla Carta di Noto e dal Protocollo di Venezia, ma allora ritenuta all’avanguardia: una suggestione progressiva del bimbo cui, a partire da sogni o da frammenti di colloqui, si suggerivano le risposte che da loro ci si aspettava. Di qui i provvedimenti del Tribunale dei minori che, come nel caso più clamoroso dei coniugi Covezzi, ha continuato ad emanare provvedimenti “provvisori” che impedivano il riavvicinamento con i loro quattro figli. In ogni caso, le prove, via via che si proseguiva con le indagini, non venivano fuori. Perché non c’erano. E così si scopre che la bambina violentata “centinaia di volte” alla fine risulterà vergine, dal fiume dove si diceva che il sacerdote buttava i corpi dei bambini verrà fuori solo un teschio risalente però alle guerre mondiali e il bosco dove un’altra ragazzina sarebbe stata seviziata, semplicemente non esisteva. Ma non è tutto. Perché in questi tragici anni di accuse, molte persone sono morte di crepacuore, tra cui lo stesso parroco don Govoni, e altre si sono suicidate per la disperazione. A tutto questo si aggiunge il dolore dilaniante di famiglie divise.

“Che sistema giudiziario è quello che distrugge una famiglia, porta via ai genitori i quattro figli minorenni e solo dopo 16 anni comunica loro quello che fin dall’inizio si capiva e cioè che erano totalmente innocenti rispetto agli addebiti infamanti loro rivolti?” si è più volte chiesto Carlo Giovanardi, senatore di Idea, che sin dall’inizio ha dedicato al caso anche interpellanze e interrogazioni parlamentari. Ragion per cui, oggi è troppo poco parlare di semplice errore giudiziario. Anche perché, come ha spiegato Chiara Brillanti, psicologa che ha seguito il caso “serve un accertamento delle responsabilità, serve almeno che qualcuno abbia il coraggio e la dignità di chiedere scusa…”. Non solo. “Non è possibile fare finta di niente, o dire semplicemente: scusate, abbiamo sbagliato. I magistrati coinvolti non hanno pagato. Chi risarcirà queste famiglie distrutte?”, rincara Eugenia Roccella, candidata di Noi con l’Italia – UDC.”Non dobbiamo lasciare che su questa tragedia cali il silenzio. Ripartiamo dai luoghi dove tutto è cominciato e chiediamo giustizia, altrimenti i casi del genere, frutto di una cultura sospettosa, se non ostile, nei confronti della famiglia, si ripeteranno. Basta ricordare quello che è avvenuto al Forteto”. Ora è stata avanzata la proposta di istituire una commissione tecnica che riveda e riconosca i passaggi e gli errori della vicenda, accerti le responsabilità, magari informando quegli ex bambini di una verità che non hanno mai potuto apprendere e comprendere.

Fonte: l’Occidentale

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