Una nuova Accademia per la Vita nel solco di Giovanni Paolo II. Per difendere vita e famiglia. Ma sul serio

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di Marco Tosatti.

Il nuovo organismo si chiamerà John Paul II Academy for Human Life (JAHLF). Seifert sarà il presidente di questo organismo, che sarà totalmente indipendente dalle strutture ecclesiastiche. Appare chiaro che lo scopo della JAHLF è proseguire sul cammino della reale difesa della vita, come indicato da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, senza cedimenti e strane commistioni e presenze. Che invece sembrano marcare in maniera sempre crescente sia la Pontificia Accademia per la Vita che l’Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia, entrambi guidati ora dall’ex vescovo di Terni, e ispiratore di Sant’Egidio, mons. Vincenzo Paglia.

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Una nuova Accademia per la Vita è nata oggi: l’ha annunciato, durante il Convegno sulla Humanae Vitae all’Angelicum, il prof. Josef Seifert, già membro della Pontificia Accademia per la Vita, e licenziato dall’arcivescovo di Granada dall’istituto filosofico da egli stesso fondato per le sue perplessità e critiche sull’esortazione apostolica Amoris Laetitia.

Il nuovo organismo si chiamerà John Paul II Academy for Human Life (JAHLF). Seifert sarà il presidente di questo organismo, che sarà totalmente indipendente dalle strutture ecclesiastiche. Appare chiaro che lo scopo della JAHLF è proseguire sul cammino della reale difesa della vita, come indicato da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, senza cedimenti e strane commistioni e presenze. Che invece sembrano marcare in maniera sempre crescente sia la Pontificia Accademia per la Vita che l’Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia, entrambi guidati ora dall’ex vescovo di Terni, e ispiratore di Sant’Egidio, mons. Vincenzo Paglia.

Scopo dell’Accademia sarà quello di continuare il lavoro e lo studio già intrapreso sugli insegnamenti della Chiesa in morale relativi a contraccezione, aborto, famiglia e matrimonio. Oltre a Seifert, saranno membri dell’Accademia il prof. Roberto de Mattei, il prof. Claudio Pierantoni, Judie Brown, Presidente dell’American Lfe League, Thomas Ward, fondatore dell’associazione delle famiglie cattoliche dell’UK, Mercedes Wilson, Presidente di Family of the Americas, Christine Vollmer, presidente dell’American Alliance for the Family e il prof. Luke Gormally, oltre a molti altri. La maggior parte di queste persone erano membri della Pontificia Accademia per la Vita, prima dell’epurazione compiuta da mons. Paglia, e l’inclusione di nuovi membri, alcuni dei quali – come il teologo anglicano Nigel Biggar, favorevole all’aborto fino a 18 settimane – certamente problematici, da un punto di vista cattolico. Almeno fino ad ora…

Certamente l’Accademia si batterà contro quello che alcuni teologi morali chiamano il proporzionalismo etico, in base al quale si possono giustificare molte azioni se gli effetti globali a cui portano sembrano rappresentare un male minore rispetto a percorsi alternativi.

“Così contro ogni pressione sociale o storica dello spirito del tempo che vuole che noi annacquiamo o neghiamo totalmente che ci sono atti intrinsecamente malvagi, noi alla JAHLF non vogliamo mai cedere a tali pressioni e falsi insegnamenti”, ha dichiarato Seifert. E anche tenendo conto negli scritti e nei discorsi dei mutamenti di gusto morale del tempo, “per poter raggiungere coloro che vivono nell’errore, noi sappiamo con ancora maggiore certezza che non dobbiamo mai fare compromessi con la verità adattando il nostro giudizio morale alle opinioni etiche dominanti oggi, se sono false”.

L’obiettivo dell’Accademia è quello di rigettare i tremendi mali ed errori che danno forma alla società attuale, e sono anche penetrati nel santuario della Chiesa.

QUI SOTTO TROVATE UN RESOCONTO, PREPARATO DAGLI ORGANIZZATORI, SUI LAVORI DEL CONVEGNO DI OGGI.

Si è svolto oggi a Roma, nell’affollatissima aula magna della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum), il convegno internazionale dedicato al tema: “Humanae Vitae 50 anni dopo: il suo significato ieri ed oggi”. L’evento è stato organizzato da 25 associazioni pro life e pro family provenienti da tutto il mondo, ed ha inteso ricordare i 50 anni dalla promulgazione della famosa enciclica Humanae Vitae di Paolo VI sul controllo delle nascite, che destò scalpore nell’opinione pubblica mondiale poiché, nel pieno della rivoluzione sessuale e del clima di contestazione radicale degli insegnamenti morali e religiosi, ribadì la dottrina di sempre della Chiesa nel campo della morale familiare e l’inaccettabilità etica di qualsiasi metodo contraccettivo.

I lavori sono stati aperti da S.E. il Card. Walter Brandmueller, il quale ha sottolineato come Humanae vitae, perfettamente inserita nel solco degli insegnamenti papali del XX secolo, sia uno straordinario esempio di come si svolge il processo della “paradosis”, ovvero della trasmissione della dottrina nella Chiesa: nella ricezione, adozione e trasmissione della verità di fede accade che ciò che viene ricevuto, nell’essere adottato e trasmesso, risponda, con una più profonda comprensione ed espresso con maggiore precisione, alle domande del presente, pur rimanendo nel suo nucleo fondamentale identico a se stesso. Non vi è e non può esservi contraddizione, poiché è lo Spirito Santo che agisce nella Chiesa di Gesù Cristo a guidare questo processo di “paradosis”, ed è Lui a garantire lo sviluppo uniforme della fede, che, nel fluire del tempo, rimane identica a se stessa, proprio come la persona adulta continua a essere identica al bambino che è stata in passato.

Nella prima sessione, moderata da John Smeaton, direttore della Society for the Protection of Unborn Children (SPUC) ha preso la parola lo storico Roberto de Mattei, con una relazione intitolata “L’enciclica Humanae Vitae nel contesto storico del suo tempo”. De Mattei ha ricordato gli errori organizzati a cui questa enciclica si oppose, in particolare il movimento del “birth control”, che si inseriva nel più vasto processo di Rivoluzione sessuale del Ventesimo secolo. Per quanto riguarda il punto specifico del “birth control”, l’ideologia del neo-malthusianesimo e del femminismo, si intreccia con la biografia di Margaret Sanger (1879-1966), la principale attivista del movimento antinatalista del Novecento, fondatrice della Birth Control Federation of America (BCFA), che divenne la Planned Parenthood Federation of America (PPFA).

A giudizio del relatore, l’Esortazione Amoris laetitia sembra segnare una rivincita degli sconfitti del 1968. Ciò che nel 1970 gli autori proponevano per vincere la guerra, era di rileggere l’Humanae Vitae alla luce delle dichiarazioni delle Conferenze Episcopali del tempo. Oggi ciò che viene proposto dai neomodernisti è di rileggere l’Humanae Vitae alla luce della Amoris laetitia, un documento che ha il suo retroterra culturale nelle posizioni dei teologi che contestarono l’enciclica di Paolo VI. Ma qualcuno, aggiunge de Mattei, potrebbe formulare quest’obiezione. I teologi e i Pastori che oggi criticano l’Esortazione Amoris laetitia di papa Francesco, non si trovano in una posizione simile a quella dei teologi e dei vescovi del dissenso che ieri si opposero alla Humanae Vitae? Non abbiamo il dovere di obbedire a papa Francesco, allo stesso modo in cui ieri bisognava obbedire a Paolo VI, perché il Papa è il Papa, e un cattolico ha il dovere di seguire, sempre e in ogni caso le sue parole e i suoi atti?

La risposta a questa obiezione, secondo de Mattei, non è difficile. La papolatria non fa parte della fede cattolica. L’errore dei cattolici del dissenso del 1968 non stava nel resistere a Paolo VI, ma nel rifiutare l’insegnamento perenne della Chiesa, di cui il Papa era in quel momento portavoce. Chi oggi critica la Amoris laetitia, come i cardinali dei Dubia e gli autori della Correctio filialis, non intende opporsi al Papa, di cui riconosce la suprema autorità, ma a un documento che contraddice la Tradizione della Chiesa.

E’ intervenuto poi il filosofo austriaco Josef Seifert, fondatore e primo direttore dell’Accademia di Filosofia del Principato del Liechtenstein, il quale ha spiegato l’approccio filosofico dell’enciclica in questione, soffermandosi sulla drammatica questione del male morale.

La Chiesa, ha detto, insiste sul fatto che siamo capaci di conoscere la verità del messaggio centrale di Humanae Vitae non solo con la fede ma anche con la ragione.

Anche da un punto di vista puramente naturale, il fine più notevole della sessualità umana è la procreazione di nuova vita.

La questione del bene e del male morale porta al cuore della realtà e del dramma dell’esistenza umana. Ogni male morale, non importa quanto piccolo, supera in importanza in modo incomparabile ogni male non morale. Non ha alcun vantaggio l’uomo che conquista il mondo intero, se perde la propria anima. A causa della specifica assolutezza della sfera morale, non esiste alcun motivo per permettere un atto che è intrinsecamente malvagio. Infatti, se potessimo salvare il mondo intero con un singolo atto immorale, non avremmo comunque il permesso di compierlo. L’etica della situazione, l’utilitarismo ed il consequenzialismo, come anche il principio che il fine giustifica i mezzi, oscurano questa verità fondamentale che fu riconosciuta già da Socrate, ossia: “E’ meglio per un uomo subire un’ingiustizia che commetterla”.

Questo caposaldo essenziale di ogni etica genuina, l’esistenza di assoluti morali, è stata insegnata con vigore dall’Enciclica Veritatis Splendor, che non ha difeso qualche verità cattolica isolata ma la verità di etica naturale che esistono assoluti morali. Se così non fosse ne seguirebbe che l’adulterio, il sacrilegio, la pornografia, la menzogna, ogni infrazione e crimine sarebbero permessi in vista delle possibili conseguenze di evitare la sofferenza o altri mali. Sulla base di tale principio ogni chiamata al martirio potrebbe essere respinta o ritenuta ingiustificata.

Padre Serafino Lanzetta, teologo della Facoltà teologica di Lugano, ha evidenziato che la visione dottrinale di Humanae Vitae poggia su due principi, abusati per favorire i metodi artificiali di controllo delle nascite, ma spiegati da Paolo VI nell’ottica dell’intera Rivelazione. Questi due principi sono a) l’amore umano e b) la paternità responsabile. L’amore veramente umano unisce i genitori e li rende così capaci di trasmettere il dono della vita; il dono della vita, a sua volta, è espressione dell’amore umano. Questo sarà importante per non porre una frattura tra unione e procreazione (binomio indigesto ancora oggi). Infatti Paolo VI giungerà in Humanae vitae 11 a precisare, segnando un notevole progresso magisteriale rispetto soprattutto al Concilio Vaticano II e a Gaudium et spes (interpretata qui autenticamente) e riagganciandosi a Casti Connubi di Pio XI, che «qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita».

Qui si saldano la verità dell’amore, quindi dell’unione, con il fine sempre primario della procreazione. L’unione matrimoniale perciò è per la procreazione e la procreazione perfeziona l’unione in un rapporto circolare di verità e di amore: la verità dell’unione trova il suo compimento nell’amore generativo di nuove vite e la fecondità dell’amore a sua volta si innesta sull’unità indissolubile della coppia, altrimenti l’amore sarebbe falso, un inganno. Come non c’è procreazione senza unione così non c’è unione senza procreazione. Così pure amore e fecondità vanno sempre insieme e sono il riflesso di amore e unità.

Oggi invece, conclude Lanzetta, “ciò che è a rischio con questo avventuroso cambio di paradigma (Amoris laetitia) non è solo la morale matrimoniale ma la morale come tale, che sarebbe ridotta alle buone intenzioni. Noi invece operiamo in modo che le nostre parole siano solo un sì sì, no no, il resto viene dal maligno.”

La sessione pomeridiana del convegno, moderata da don Shenan Bouquet, presidente di Human Life International, è stata inaugurata da Jean Marie Le Méné, Presidente della Fondazione Lejeune, che si è intrattenuto sulla visione del Prof. Jerome Lejeune

Su questo pianeta, osserva Le Méné, l’uomo è il solo a domandarsi chi è e da dove viene, ed a porsi a volte la temibile domanda: che ne hai fatto di tuo fratello? Che ne hai fatto di tuo figlio? E’ anche il solo a conoscere, e questo da sempre, la misteriosa relazione tra l’amore e il figlio. Questa immensa scoperta conferisce al nostro comportamento amoroso una dignità ignota a tutti gli altri viventi.

Ne consegue che dissociare il figlio dall’amore è, per la nostra specie, un errore di metodo.

– la contraccezione, vale a dire fare l’amore senza fare il figlio;

– la fecondazione extra-corporale, che è fare il figlio senza fare l’amore;

– l’aborto, che è disfare il figlio;

– e la pornografia, che è disfare l’amore,

si trovano, con diversa gradazione, incompatibili con la dignità umana.

Il dott. Thomas Ward, fondatore e presidente della National Association of Catholic Families, si è intrattenuto soprattutto sul diritto dei genitori di educare sessualmente i propri figli, che oggi è seriamente minacciato.

Ha osservato che la rimozione dei diritti dei genitori come primi educatori è iniziata con la contraccezione e l’indottrinamento nell’educazione sessuale. Ad oggi ha prodotto una metastasi che include aborto adolescenziale, servizi medici generali, scuola omosessuale, indottrinamento nella teoria gender ed in Germania perfino il carcere per i genitori che esercitano il loro diritto basilare di educatori.

Ma l’insegnamento della Chiesa è il seguente: “L’educazione sessuale, diritto e dovere fondamentale dei genitori, deve attuarsi sempre sotto la loro guida sollecita, sia in casa sia nei centri educativi da essi scelti e controllati. In questo senso la Chiesa ribadisce la legge della sussidiarietà, che la scuola è tenuta ad osservare quando coopera all’educazione sessuale, collocandosi nello spirito stesso che anima i genitori”. San Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, n. 37. Ed i genitori hanno il diritto di assicurarsi che i loro figli non siano obbligati a frequentare classi che propongono insegnamenti contrari alle loro convinzioni morali e religiose.

Dal momento che hanno dato loro la vita, i genitori hanno il diritto originario, fondamentale ed inalienabile di educare i figli; pertanto, essi devono essere riconosciuti come i primi e principali educatori dei propri figli. In considerazione della possibilità, profondamente destabilizzante, di una revisione di Humanae Vitae, dobbiamo porci le seguenti domande: nel campo della sessualità, l’insegnamento della Chiesa sul diritto dei genitori come primi educatori è stato revocato nel presente Pontificato? E, in caso affermativo, chi proteggerà milioni di figli cattolici dai lupi, dalle lobbies omosessualiste e dai loro potenti alleati in Vaticano? Dove si nasconderanno i nostri figli?

Il dott. Philip Schepens, Segretario Generale della Federazione Mondiale dei Medici che Rispettano la Vita Umana, ha focalizzato il suo intervento sugli aspetti demografici ed il bassissimo tasso di natalità nelle nazioni europee, con conseguente rischio di sostituzione etnica ad opera di popolazioni afro-asiatiche.

La contraccezione, che rende le coppie e gli adulti in generale irresponsabili, non solamente del loro corpo, avvelenato dagli ormoni steroidi, ma anche della separazione totale dell’atto sessuale dalla procreazione, trasformandolo unicamente in un atto di piacere senza responsabilità, priva il genere umano del suo futuro. In effetti, per assicurare una popolazione numericamente stabile, bisogna assicurare il ricambio generazionale, ossia la sostituzione delle generazioni che ci lasciano con delle nuove che nasceranno.

Ora, tutti i demografi sono concordi nell’affermare che occorre, a tale scopo, che tutte le coppie abbiano almeno 2,11 figli. Ma la media europea non è che di 1,4 e nell’Europa mediterranea addirittura oscilla tra 1,1 e 1,2. Noi non ce ne rendiamo conto a sufficienza perché la popolazione totale dei paesi europei rimane stabile o aumenta leggermente. Ciò però è dovuto all’allungamento della vita individuale delle persone anziane e soprattutto all’immigrazione proveniente dall’Africa e dal Medio Oriente. E’ facile immaginare, conclude Le Méné, quale sarà la popolazione europea tra cinquant’anni, composta in maggioranza da africani e asiatici.

John Henry Westen, cofondatore e direttore di Lifesitenews ha parlato su La sovversione del Magistero: “autorizzare” il male intrinseco all’interno della Chiesa. Negli ultimi anni, sotto l’attuale Pontificato, nota il relatore, si è verificato un drammatico cambiamento di paradigma nella morale sessuale cattolica, che ha portato i laicisti, un tempo critici degli insegnamenti della Chiesa, a dirsi entusiasti del nuovo corso.

Ad esempio, con il famoso “chi sono io per giudicare” si è smesso, in pratica, di condannare l’omosessualità e le convivenze sono state equiparate al vero matrimonio. Non mancano esempi di Prelati che, su tematiche cruciali come l’eucaristia ai divorziati risposati, hanno mutato la loro opinione da negativa a positiva, basandosi su Amoris Laetitia. Oggi si assiste ad un tentativo di rileggere Humanae Vitae alla luce di Amoris Laetitia, con un crescente rischio di confusione, ad esempio per quanto riguarda la contraccezione, che in certi casi potrebbe essere sdoganata come male minore. Ciò avverrà se si abbandonerà la dottrina dell’ “intrinsece malum” a favore del primato della coscienza. Ad avviso di Westen, sono le stesse parole del Pontefice, rilasciate in alcune occasioni, ad autorizzare tali nuove interpretazioni.

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