Un video rivela cosa pensano veramente quelli della CNN sul Russiagate

russiagate_cnn

di Roberto Santoro.

John Bonifield, producer di CNN, rivela che quelle sul Russiagate sono “bullshit”, tutte balle, che non esiste una sola prova, tantomeno una “smoking gun”, una pistola fumante che incastri Trump alle sue responsabilità, insomma fake news, paccottiglia. A queste fake news la CNN negli ultimi mesi ha dedicato qualcosa come 15mila servizi televisivi. Lo ha fatto solo per un motivo, dice sornione il producer della CNN, “ratings”, cioè ascolti, e quindi incassi.

****************

Chi ci segue abitualmente sa già chi è James O’Keefe, il reporter animatore di Project Veritas, che ai tempi delle elezioni presidenziali americane smascherò mezzi e mezzucci  illeciti usati dal partito democratico per influenzare il libero voto degli americani. “Sting operation”, dicono negli Usa, “video verità”, potremmo aggiungere per semplificare, video che O’Keefe gira di soppiatto e all’insaputa dei suoi interlocutori facendo quello che i giornaloni non fanno più, andare in cerca delle notizie, scovare fatti che vengono tenuti celati al grande pubblico, fare la tara a un mondo, quello della informazione, che nella sua versione “politicamente corretta” e dominante si crede intoccabile.

Negli ultimi giorni, O’Keefe ha rilasciato altri due video bomba su Project Veritas, nel pieno dello scontro frontale tra il Presidente Trump e il network televisivo CNN, sul Russiagate, lo scandalo sulle influenze  presunte del Cremlino nella vittoria del Don alle elezioni. Ancora una volta, O’Keefe lascia che a parlare siano direttamente i protagonisti – in negativo – di questa storia. Nel primo video parla il producer di CNN John Bonifield, che fa una serie di dichiarazioni sul Russiagate e sui metodi usati per fare giornalismo dal canale televisivo americano tanto gravi e spiazzanti e soprattutto evidenti, da far gongolare i trumpisti, e spingere la portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, a invitare gli americani a guardare i video di Project Veritas per farsi una idea delle bufale che circolano sul Russiagate.

In un crescendo rossiniano, Bonifield spiega che quelle sul Russiagate sono “bullshit”, tutte balle, che non esiste una sola prova, tantomeno una “smoking gun”, una pistola fumante che incastri Trump alle sue responsabilità, insomma che le accuse mosse al presidente sulle collusioni indebite con Putin sono fake news, paccottiglia. Bene, a queste fake news la CNN negli ultimi mesi ha dedicato qualcosa come 15mila servizi televisivi. Lo ha fatto solo per un motivo, dice sornione il producer del network Usa, “ratings”, cioè ascolti, e quindi incassi. Il Russiagate, pompato ad arte per fomentare il pubblico superliberal e antitrumpista della emittente, sono sempre parole di Bonifield, serve solo a far incassare di più ai proprietari di CNN. L’attacco a Trump, le bugie sulla possibilità di arrivare all’impeachement grazie al Russiagate, appunto, è quello che il pubblico della Cnn vuole, dice Bonifield, aggiungendo che se Cnn avesse fatto una campagna analoga su Obama, gli ascolti sarebbero crollati.

Il tema Russia premia tanto che – racconta sempre Bonifield – quando c’era da coprire Cop21, il vertice italiano sul clima, un giorno, in redazione alla CNN, piomba il CEO della emittente, che, dopo aver dato un rapido sguardo ai dati agli ascolti, dice ai suoi, sapete che vi dico, al diavolo il global warming e tornate a battere sul Russiagate che paga di più. Impressiona sentire Bonifield che ridacchia quando gli viene chiesto sì ma l’etica del giornalismo che fine fa davanti a comportamenti del genere? Che fine hanno fatto, aggiungiamo noi, i giornalisti di una volta, i reporter alla Woodward e Bernstein che scoperchiarono il Watergate e che un tempo lavoravano nelle redazioni di grandi giornali come il Washington Post mentre oggi al massimo li ritroviamo in siti indipendenti come Project Veritas o come WikiLeaks?

Il producer di CNN se la ride, ormai non c’è nessuna etica del giornalismo, nessun mito dell’obiettività come viene rivenduto ai corsi o in qualche costoso master che dovrebbe avviare alla professione; le lezioni sull’etica del giornalismo sono “adorable”, roba adorabile e tanto carina da ascoltare ma poi il lavoro è solo business, e inventarsi le peggio cose su Trump, per CNN, la “Pravda americana” come la chiama O’Keefe, è diventato il business più lucroso. Lo scoop di O’Keefe però non finisce qui.

Il reporter, che è un tipo sveglio, sapeva che la reazione di CNN al video di Bonifield sarebbe stata immediata: le opinioni di Bonifield sono solo sue e personali, fanno sapere dalla emittente, il producer si occupa di altro e non partecipa alle riunioni di redazione sul Russiagate, rincara la dose il Washington Post, anzi, guardate che bella famigliola pluralista è CNN dove ognuno può dire quello che gli pare. Insomma, è scattato subito il tentativo di ridimensionare le cose, come del resto CNN ha cercato di fare nei giorni scorsi, quando, accortasi di aver piazzato un’altra, ennesima bufala sul Russiagate, ha prima spubblicato una notizia, e poi, pizzicata dagli internauti, ha twittato una nota di scuse spiegando che la news non era in linea con i criteri editoriali dell’emittente; morale, i tre giornalisti che l’avevano scritta sono stati licenziati.

Ma l’accorto O’Keefe, aspettandosi questa reazione, ha rilasciato oggi un secondo video in cui a parlare non è un oscuro producer del canale televisivo ma uno dei mezzibusti e commentatori più conosciuti della emittente, un volto noto agli americani, Van Jones, che in pubblico spara a zero sul Russiagate un giorno sì e l’altro pure, e in privato, a quanto pare, dice invece che in questa roba sulla Russia “non c’è ciccia”, che lo scandalo è tutta una montatura, proprio come lasciava intendere Bonifield. Conclusione di O’Keefe, allievo cresciuto alla scuola di Andrew Breibart, il giornalista americano che ha creato l’omonimo sito di e-news, e che a quanto pare ha allevato una nuova generazione di reporter di razza: da adesso in poi, i giornaloni sempre più orientati al business – in un sistema evoluto verso grandi concentrazioni editoriali per le quali “ratings” significa non solo ascolti ma soprattutto finanza, azioni, Borsa – farebbero meglio a dormire con “un occhio mezzo aperto”, perché il  compito è diventato di coglierli in castagna, come ha già fatto scoperchiando le magagne Democratiche.

Di fronte a uno scenario del genere, per chiuderla con ironia, amara ironia, torna in mente l’imitazione fatta da Crozza del senatore Razzi: “Senti a me, fatti li c… tua”, diceva il Razzi crozziano, “Pa, Pa, Pa, fatti dare la crana”, crana, grano, soldi. Che ti importa della politica, del bene dell’Italia, pensa solo alla “crana”. Beh, a sentire il producer di CNN che snocciola come se niente fosse le macchie nere, anzi, nerissime, del posto in cui lavora, gli interessi occulti del ‘giornalismo‘ e del potere editoriale in America, il tutto confermato da un peso massimo come Van Jones, non possiamo non riconoscere che il povero Razzi crozziano scolora davanti ai nuovi stregoni dell’informazione americana. C’era una volta il mito del giornalismo anglosassone, noto per l’accurata verifica delle fonti, ora quelli della CNN ti dicono: “senti a me, che ti importa dell’etica del giornalismo? Fatti li c… tua, scrivi contro Trump, parla del Russiagate anche se sai che è falso, anzi, fatti un Russiagate tutto tuo…”.

Fonte: l’Occidentale

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

tre × 1 =