Come mai il patrimonio ambientale polacco è così interessante?

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L’attuale governo polacco ha diversi punti di frizione con l’Unione Europea, uno di questi è la questione ecologica; o meglio, la gestione del patrimonio naturale della Polonia.

Gli esempi sono parecchi.

C’è il caso della tangenziale di Augustów, piccola città di circa 30.000 abitanti ai confini con la Bielorussia. Questo abitato è attraversato dall’unica strada statale che collega la Polonia (e quindi la Germania) con la «Russia bianca», percorsa ogni giorno da circa 18.000 mezzi pesanti al giorno. Gli incidenti – spesso mortali – che coinvolgono la popolazione di Augustów sono frequentissimi, in media uno ogni tre giorni.

Per anni i governi conservatori hanno cercato di costruire una tangenziale, ma si sono sempre scontrati con il veto dell’Unione Europea. I dintorni di Augustów, infatti, sono inseriti nell’elenco Natura 2000 per la salvaguardia della biodiversità (qui). Gli ambientalisti europei (tedeschi soprattutto) considerano questa zona intoccabile, anche a costo delle numerose morti di bambini per incidenti stradali.

Ora la tangenziale è stata costruita, ma ad un costo che ha superato di 300 milioni di złoty il preventivo; e molto più lunga rispetto al progetto originario. Non aggira soltanto la cittadina di Augustów, ma tutta l’area protetta. Ci sono delle priorità: le rane sono più importanti dei bambini polacchi.

Altri contenziosi riguardano la foresta di Białowieża.

La foresta è minacciata dallo scotilide, un insetto in grado di devastare grandi aree boschive. L’unico modo per fermare questa infestazione è quello di tagliare gli alberi attaccati dallo scotilide ed evitare la sua diffusione.

L’Unione Europea però si oppone a questa operazione. La foresta di Białowieża è considerata infatti l’ultima foresta «primigenia» (urwald in tedesco), ossia l’unico spazio boschivo europeo non «contaminato» dalla presenza dell’uomo. L’uomo, quindi, non deve intervenire alterando l’equilibrio di questo ambiente: un giorno l’infestazione dello scotilide si fermerà, e la foresta tornerà florida (qui).

Il governo polacco risponde che la foresta di Białowieża non è affatto primigenia, bensì è l’effetto della tradizionale cura polacca per l’ambiente naturale e delle foreste pubbliche che ricoprono un terzo del territorio nazionale.

Tutte bugie, accusano gli ambientalisti (tedeschi), la salvaguardia delle foreste è una scusa: il governo conservatore vuole semplicemente «fare cassa» vendendo il prezioso legname patrimonio dell’umanità (qui).

Una domanda resta comunque aperta: dove erano gli ambientalisti quando è stato scoperto il progetto di Tusk e Komorowski per vendere le foreste statali polacche a privati?

È emerso infatti che, nel 2008, i due politici hanno incontrato le associazioni ebraiche a New York; nel corso di quell’incontro hanno promesso la liquidazione del patrimonio boschivo polacco a favore delle suddette associazioni.

In un documento del 2009 reso pubblico da Wikileaks (qui) l’allora ambasciatore statunitense in Polonia Victor Ashe riferiva al Dipartimento di Stato di un recente colloquio con Komorowski. Secondo il presidente la questione sarebbe stata risolta velocemente; Tusk avrebbe «costretto» i ministri ribelli (Agricoltura e Protezione dell’ambiente) a vendere le proprietà statali per devolvere l’intero ricavato agli ebrei statunitensi.

Bene: in questo caso gli ambientalisti non hanno avuto nulla da ridire…

Stessa storia per i bisonti.

Nella foresta di Białowieża vivono gli ultimi esemplari del bisonte europeo; questo animale è sopravvissuto allo sterminio proprio grazie alla particolare cultura ambientale diffusa in Polonia tanto che, da sette esemplari presenti nel 1970, ora ce ne sono diverse centinaia.

La protezione della specie comprende anche l’abbattimento di animali vecchi, feriti o – soprattutto – malati. I bisonti possono infatti contrarre diverse malattie, tra le quali la tubercolosi è una delle più pericolse; se gli esemplari malatinon vengono abbattute, è concreto il rischio che il contagio porti alla morte di tutto il branco e quindi l’estinzione della specie.

Ma quale preservazione della specie, ribattono gli ambientalisti. E’ solo una questione economica, considerato che la caccia al bisonte frutta allo stato diverse migliaia di złoty (qui). I bisonti hanno diritto di morire di vecchiaia o di malattia; e per quanto riguarda la tubercolosi… è naturale che i più forti sopravvivano e i più deboli periscano.

Insomma, gli ambientalisti di tutto il mondo (e quelli tedeschi in particolar modo) sono molto attenti alle sorti del patrimonio ambientale polacco, soprattutto da quando è al governo il partito cattolico tradizionalista e patriottico di Kaczyński.

Come mai i «verdi» tedeschi sono così preoccupati per le foreste polacche, in particolare per quella di Białowieża? È una storia lunga, che parte da lontano… ma che forse merita di essere raccontata.

Bisogna risalire alla nascita del romanticismo germanico e del Volksgeist (spirito della nazione), al rifiuto del cristianesimo e al ritorno ad un passato pagano, alla mitologia germanica, al mito di un popolo rude e selvaggio che popolava le infinite foreste del nord-Europa. A quest periodo, precedente all’ascesa di Hitler, risalgono il monumento di Arminio a Detmold, il Wahlalla di Ratisbona o il Niederwalddenkmal di Rüdesheim am Rhein. A questo nazionalismo si rifece Nietszche, che dedicò la sua vita a combattere il Logos cristiano perché potesse rivivere la «bestia bionda» dedita a stupro e omicidio; a questa ideologia Wagner dedicò la sua musica rivoluzionaria.

Nacque così il mito del Germano che, a torso nudo e armato di lance, caccia animali giganteschi e spaventosi come l’uro, l’alce e il bisonte. Tutto ciò confluì (insieme ad altri elementi) nell’ideologia nazionalsocialista hitleriana.

Così, quando i fratelli Heinz e Lutz Heck concepirono il progetto di ricreare gli enormi e pericolosi animali che, al tempo dei Germani, popolavano il nord-Europa, trovarono immediatamente l’appoggio del nazionalsocialismo; in particolare da Hermann Göring, feldmaresciallo e «maestro di caccia» del reich. Ma dove trovare una foresta primigenia, una urwald nella quale cacciare questi animali come gli antichi germani? Lutz Heck e Göring decisero che la foresta di Białowieża era l’ambiente ideale e stabilirono che quella era l’unltima urwald europea.

Con l’invasione congiunta della Polonia da parte della Germania e della Russia, questo progetto divenne realizzabile. Il nuovo confine tra le due potenze venne stabilito sulla base della «linea Curzon», proposta dopo la Prima Guerra Mondiale, con una eccezione: la foresta di Białowieża sarebbe spettata alla Germania. Poiché la foresta primigenia non avrebbe dovuto contenere tracce umane, tedeschi incendiarono decine di villaggi e deportarono circa 20.000 persone; coloro che non erano abbastanza veloci furono uccisi.

Nel frattempo, Heck era riuscito a selezionare un bovino dall’aspetto simile all’uro incrociando tori da combattimento spagnoli, tori selvatici corsi, bovini della Camargue. I «bovini di Heck» vennero liberati a Białowieża. Gli unici esseri umani autorizzati ad entrare nella nuova urwald erano i cacciatori tedeschi. Ancora oggi è possibile vedere fotografie e filmati che ritraggono Heck e Göring nella foresta polacca armati di lance, archi e frecce.

Il progetto di Heck e Göring finì con il terzo reich; gli ultimi «bovini di Heck» vennero abbattuti nel Regno Unito nel 2015. Ma ancora circola (e fa danni) la bufala della urwald di Białowieża.

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