di Leone Grotti.
L’Ontario ha cancellato l’obiezione di coscienza. L’infermiera Martin si è opposta ed è stata cacciata: «I diritti di chi non vuole uccidere i propri pazienti vengono ormai violati. Dopo 30 anni di servizio non mi sento più fiera di essere una cittadina canadese. La verità è che stanno escludendo i cristiani. Il futuro mi spaventa»
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Aiuta i pazienti che vogliono morire con l’eutanasia o sarai licenziata. È questo l’aut aut che l’infermiera Mary Jean Martin si è sentita porre dai suoi superiori in Ontario, Canada. Nel paese la legge sulla “buona morte”, una delle più permissive al mondo, ha compiuto un anno di vita e due mesi fa la provincia dell’Ontario ha approvato una norma che elimina il diritto all’obiezione di coscienza. Così Martin, che non voleva «aiutare nessuno a uccidersi in quanto cristiana», dopo 30 anni di onorato servizio è stata messa alla porta.
LA NUOVA LEGGE. La donna lavora coordina l’assistenza domiciliare in Ontario per un Lhin (Local Health Integrated Network), associazione governativa incaricata di gestire e coordinare il servizio statale delle diverse strutture presenti sul territorio. Dopo l’approvazione della nuova legge a lei, come a tutti gli altri, è stato chiesto di firmare un documento nel quale si garantisce di rispettare le leggi del Canada, compresa quella su eutanasia e suicidio assistito.
«O FIRMI O SEI LICENZIATA». Quando Martin ha spiegato al suo superiore la sua posizione di obiettrice, le è stato risposto: «Tutti i dipendenti pubblici devono firmare. Se non lo fanno, o non agiscono di conseguenza una volta firmato, si potranno considerare automaticamente licenziati». L’infermiera non ha avuto dubbi: «Quando mi hanno messo davanti a questa scelta ho risposto che avrei preferito dimettermi piuttosto che scendere a compromessi su ciò in cui credo», ha dichiarato la donna in un’intervista a LifeSiteNews. «Ci si può immaginare che a un’infermiera venga chiesto di aiutare a uccidere qualcuno? Questo è completamente contrario alla filosofia dell’infermiere». «Noi non siamo soldati», ha aggiunto, «noi non firmiamo per uccidere persone. Noi siamo compassionevoli».
LA FINE DELLA CARRIERA. Martin, come infermiera e coordinatrice, non avrebbe dovuto praticare direttamente l’eutanasia ma partecipare al processo di approvazione della “buona morte”. «Nel caso mi fossi opposta, come previsto dalla nuova legge, avrei dovuto indicare qualcun altro disposto a farlo. Ma io in coscienza non posso proprio. Moralmente non c’è alcuna differenza. Non voglio avere un ruolo nella morte di alcuno». Martin vorrebbe lavorare ancora come infermiera, perché «mi sono sempre presa cura dei più deboli, malati e vulnerabili», ma sa che questo episodio «potrebbe rappresentare la tragica fine della mia carriera».
PROTESTA DEI MEDICI. Come riportato dall’emittente di Ottawa Cbcnews, la legge dell’Ontario è stata contestata da una decina di associazioni di medici. «I dottori dovrebbero avere il diritto di esercitare la loro libertà di coscienza riguardo ai trattamenti che vanno nel migliore interesse del paziente», ha dichiarato lo psichiatra Sephora Tang, uno dei 168 dottori che hanno firmato una lettera aperta per informare le autorità che non rispetteranno la nuova legge.
Nel testo si chiede anche perché l’Ontario non abbia deciso di seguire l’esempio dell’Alberta che, per risolvere il problema, ha pubblicato su internet una lista di medici e infermieri non obiettori e ben disposti nei confronti dell’eutanasia. A febbraio, ad appena otto mesi dall’approvazione della legge sull’eutanasia a livello nazionale, «un numero talmente alto di medici che il governo se n’è accorto» ha chiesto di non praticare l’eutanasia. La norma ha portato dopo appena sei mesi alla morte di 744 persone (365 di queste in Ontario). A giugno il numero dovrebbe essere cresciuto a 1.300 circa, secondo Cbcnews, ma mancano ancora dati ufficiali.
«FANNO FUORI I CRISTIANI». L’unica certezza è che «i diritti di chi non vuole uccidere i propri pazienti vengono ormai violati», ha concluso l’infermiera Martin. «Dopo 30 anni di servizio non mi sento più fiera di essere una cittadina canadese. Com’è possibile essere trattati così in un paese che si spaccia come libero e inclusivo? La verità è che stanno escludendo i cristiani. Il futuro mi spaventa».
Fonte: Tempi