Russia, attivista gay Guaiana rilasciato con altri 4. Gli indizi che portano a Soros

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di Intelligo.

Yuri Guaiana, attivista italiano per i diritti gay, è stato rilasciato dopo un breve fermo subito a Mosca insieme ad altri 4 russi (clicca qui per vedere la foto insieme). Due di loro appaiono come membri di Open Russia (movimento guidato da Hodorkovskij, in collegamento con la Open Society di Soros). La causa del fermo? Aver organizzato una protesta non autorizzata dalla questura. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti, una volta fermato dalla polizia l’italiano Guaiana si sarebbe affrettato a contattare la radio italiana per raccontare la vicenda. Stando a quanto da lui riportato pare che i 5 attivisti stavano portando presso l’ufficio del Procuratore Generale delle scatole contenenti diverse firme a sostegno delle minoranze sessuali in Cecenia. Sul sito di Open Russia si legge infatti che nelle scatole fossero raccolti due milioni di firme a sostegno della petizione che chiedesse di indagare sul rispetto dei diritti gay in Cecenia.

La fonte dell’accusa – L’articolo che ha scatenato la polemica internazionale sulla violazione dei diritti gay in Cecenia è stato pubblicato sulla rivista russa Novaya Gazeta il 1 aprile 2017. Nell’articolo intitolato Delitto d’onore si parla dei presunti arresti di massa gay in Cecenia, almeno tre dei quali vengono dati addirittura per morti. A tutt’oggi questa denuncia desta molteplici sospetti di essere una fake news. Ecco le contestazioni. Tra i primi ad accusare Novaya Gazeta di diffondere le notizie false è stato proprio uno dei famosi attivisti per i diritti LGBT russo Nicolai Alekseev. Insieme ad altri soci del progetto GayRussia.ru ha fatto causa al giornale liberale russo presso il Tribunale Bassmanny. In un’intervista a TJournal, Alekseev ha chiesto che Novaya Gazeta smentisca la bugia secondo cui i tentativi di GayRussia di organizzare delle manistestazioni di massa in Cecenia abbiano scatenato la persecuzione dei gay (ndr, di seguito il post su Facebook di Alekseev).

Sulla sua pagina Facebook proprio l’attivista gay continua a smontare quella che definisce l’attività diffamatorie delle organizzazioni occidentali in merito al “caso ceceno”. Ad esempio, denuncia i falsi casi della persecuzione dei gay, creati a tavolino in Occidente, secondo lui pompati per raccogliere dei fondi. Oppure, accusa direttamente l’ex-attivista del Moscow Pride Andrey Zaitsev di essersi prestato al giornale Queerty per montare il caso ceceno attraverso le fake news.

Il Cremlino su gay in Cecenia – Rispondendo alle domande dei giornalisti durante l’incontro con Federica Mogherini, il ministro degli esteri Sergey Lavrov ha invitato l’Unione Europea di far perno sui fatti, prima di condannare gli avvenimenti in Cecenia, visto che non esiste nessuna prova del maltrattamento dei gay in questa Repubblica. Il diplomatico russo ha anche sottolineato che tutti i fatti, e non i sospetti, che riguarderebbero le molestie causate alla comunità LGBT in Cecenia, saranno oggetto di un’indagine immediata. Lavrov ha fatto intendere che si tratterebbe di un caso meramente politico, dicendo: “Adesso va di moda sfruttare qualche fattore russo per fini della politica interna europea”. Precedentemente le autorità cecene avevano smentito sia il fatto della persecuzione dei gay in Cecenia, sia la loro esistenza nella repubblica. Il 19 aprile, durante l’incontro con Putin, il capo della Repubblica Cecena Ramzan Kadyrov, ha detto al Presidente russo che la persona data per morta dai giornali è stata trovata viva e salva a casa sua.

Fonte: Intelligo News

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