Il quartiere di Parigi in mano agli arabi: “Qui le donne non sono accettate”

chapelle-pajol

di Sergio Rame.

“Centinaia di metri quadrati di asfalto abbandonati a soli uomini, dove le donne non sono più accettate”. Cécile Beaulieu, giornalista de Le Parisien, racconta cosa è diventata la Parigi radical chic dopo anni di accoglienza.

In alcuni quartieri della capitale francese sorgono vere e proprie enclave in cui sono gli uomini, per lo più arabi e africani, a dettare legge e a imporre alle donne il coprifuoco. “Gli è proibito entrare nei caffè, nei bar e nei ristoranti – scrive la giornalista – e non possono stare sui marciapiedi, vicino alla fermata della metro e nelle piazze”.

Succede, in particolar modo, a Chapelle-Pajol. Da un anno a questa parte il quartiere popolare, che si trova a ridosso del Decimo e del Diciottesimo arrondissement, non lontano dalla banlieue di Saint-Denis e soprattutto dallo Stade de France preso di mira dai miliziani che hanno fatto la carneficina al Teatro Bataclan il 13 novembre 2015, ha completamente cambiato fisionomia. Nel reportage pubblicato da Le Parisien, Cécile Beaulieu racconta che “gruppi di dieci uomini soli, venditori ambulanti, spacciatori, migranti e trafficanti dettano legge nelle strade, molestando le donne”.

La giornalista riporta le storie di Aurélie, costretta a rinchiudersi in casa dopo essere stata insultata per strada, di Laure, che non permette più alla figlia 12enne di andare a scuola da sola, e di Nathalie che, spinta dal terrore di essere stuprata, ha deciso di allungare la strada di ritorno a casa. Dal mese di gennaio la polizia ha già portato a termine ben 110 operazioni che hanno fatto scattare le manette ai polsi a 884 persone.

I residenti di Chapelle-Pajol hanno lanciato una petizione il cui titolo la dice lunga sul dramma che stanno vivendo: Le donne, una specie in via di estinzione nel centro di Parigi“Il fatto che gli aggressori delle donne appartengano a una popolazione elevata al rango di vittima assoluta – spiega a Le Figaro Céline Pina, ex consigliere comunale socialista – fa sì che la loro trasformazione in colpevoli paralizzi il discorso politico e l’azione pubblica”. E così succede che “gli insulti in tutte le lingue”, i furti, le violenze e “i traffici che si radicano” non vengano mai denunciati dalla politica locale.

Fonte: il Giornale

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