Tutte le rivoluzioni promettono il paradiso, ma …

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La storia della settimana – da ACTUALL di HazteOir, quotidiano spagnolo di informazione online – Direttore Alfonso Basallo – 25 febbraio 2017

Tutte le rivoluzioni promettono il paradiso in terra e la liberazione dalle catene … E tutte, senza eccezione,

finiscono con un bagno di sangue. La Francese, quella bolscevica – della quale ricordiamo il centenario -, e la messicana, eccetera.

Non ha fatto eccezione nemmeno la rivoluzione sessuale degli anni 60, quella che al suo inizio pareva una rivoluzione gentile, col suo slogan: «Fai l’amore e non la guerra!”. Tutta fiori, hippies, musica e baci. Non si vedevano treni blindati, come nel 1917, ma solo amore, molto amore.

Invece della presa della Bastiglia ci fu la presa della pastiglia che, per la prima volta nella storia, permetteva di separare il piacere dalla procreazione, lasciando che i Romeo e Giulietta dell’epoca dei Beatles potessero esprimere spontaneamente il loro amore, senza la spada di Damocle delle sue conseguenze.

Però la bomba a orologeria innescata dalla pillola anticoncezionale è esplosa in Occidente mezzo secolo dopo, perché ha distrutto il significato nuziale e il significato procreativo del corpo umano (per questo fu espressamente detto: “Crescete e moltiplicatevi…”. Questa distruzione ha provocato l’aumento costante dei fallimenti matrimoniali, lo scontro fra l’uomo e la donna in una guerra tra i sessi; ha trasformato il piacere in un idolo di argilla, al quale si subordina tutto il resto; ha disseminato l’Occidente di “single”, di persone sole, senza vincoli e senza famiglia, di perpetui adolescenti incapaci di assumersi le proprie responsabilità; per questo più facilmente manipolabili dai Governi.

Anche questa, come tutte le rivoluzioni, è finita nel sangue. Quelle del passato decapitavano i re e fucilavano gli zar, mentre la rivoluzione sessuale degli anni 60 finisce con l’uccisione dei bambini nel ventre delle loro madri. Come le altre rivoluzioni, anche questa non ha creato il paradiso in terra, ma una nuova dittatura: la dittatura della cultura di morte e dell’ideologia di genere, che distrugge l’ultimo baluardo dell’autentica libertà: la famiglia.

Sarebbe davvero un panorama desolante se non fosse che nella vecchia Europa ci sono ancora settori della società che continuano a credere nella famiglia, “cellula originaria della libertà”, come la definiva Benedetto XVI; nazioni, come la Polonia, l’Ungheria, la Croazia e la Slovenia, che lottano ancora per la dignità umana proprio per aver sofferto nelle proprie carni l’oppressione totalitaria, e non rinunciano alla resistenza di fronte a degli invasori più subdoli, ma non meno pericolosi dei nazisti, così come la Francia della Manif pour tous; e minoranze creative che, come gli irriducibili galli di Asterix, non vogliono arrendersi.

Di tutto ciò – della riconquista dell’Europa attraverso la famiglia -, ho avuto occasione di conversare con il professor Francisco José Contreras (che vediamo nella foto qui sopra. Ndt), editore del libro “La batalla por la familia en Europa (La manif pour tous y otros movimientos de resistencia. Editore Sekotia). È cattedratico di Filosofia del Diritto e saggista, ormai noto ai lettori di Actuall anche per il suo acume. Egli è uno dei partecipi a questa guerra, di questa battaglia, come testimonia nell’intervista che offriamo ai lettori di Actuall.

Avrai occasione di scoprire la sua lucidità e il suo essere politicamente scorretto quando parla della cultura anticoncettiva, della morte freudiana del padre o del nostro incamminarci verso il Mondo nuovo di Huxley, già concretizzato negli uteri in affitto o dalle tecniche di fecondazione assistita

La battaglia per la famiglia in Europa è un’opera imprescindibile per sapere cosa ci stiamo giocando nei prossimi decenni in un Vecchio Continente giunto al doppio crocevia del suicidio demografico e della invasione islamica, e al suo essere disarmato dal buonismo di élite irresponsabili, proprio perché figlie della rivoluzione degli anni 60.

Lo stesso Contreras e altri qualificati autori, come Jean Sevilla, Sophie Kuby, Mayor Oreja, Ludovine de la Rochère, Benigno Blanco, Luca Volonté, analizzano questa crisi di identità dell’Europa, così come le iniziative che stanno sorgendo nei diversi paesi per salvare dalla distruzione il triangolo padre-madre-figli. Oltretutto è davvero un libro alternativo, visto che la famiglia continua a resistere alle disavventure della Storia, al flagello dei tiranni, dai nostri progenitori Adamo ed Eva, fino a noi.

Francisco J. Contreras: “L’islam rischia di vincere nello scontro con la sinistra europea”.

Il cattedratico e saggista analizza l’effetto devastante per l’Europa, della rivoluzione sessuale degli anni 60 – la cui punta di lancia fu il maggio del 1968 -, la decadenza demografica, l’invasione islamista e la possibile soluzione: la rivoluzione della famiglia iniziata con la Manif pour tous.

Alfonso Basallo – 27/02/2015

Lo sgretolamento della civilizzazione europea, più culturale che politica, e cominciato in Francia con la Rivoluzione del maggio 1968 con un forte attacco alla famiglia e all’autorità. In Francia però è sorta anche la Manif pour tus, una rivoluzione antropologica in difesa del triangolo padre-madre-figli, che sono il cemento della civilizzazione seriamente minacciato dalla cultura di morte e dall’ideologia di genere.

Iniziamo dal principio. Lei pensa che la grande crisi culturale dell’Occidente sia cominciata davvero negli anni 60 con la rivoluzione sessuale?

Beh, è difficile stabilire queste cose in maniera categorica. C’è chi retrocede – cercando l’origine della “crisi culturale dell’Occidente” -, nientemeno che al nominalismo di Guglielmo di Ockham, del secolo XIV, o alla rottura della cristianità con la Riforma protestante, o alla “filosofia del sospetto” (Nietzsche. Marx-Freud).

Io però mi riferivo all’attacco alla famiglia della rivoluzione degli anni 60.

Si, senza dubbio la rivoluzione degli anni 60 e la conseguente destrutturazione della famiglia hanno arrecato molto danno alla società occidentale. Oltretutto c’era già stata una “rivoluzione sessuale” negli anni dopo la Prima Guerra mondiale, anche se non in modo tanto diffuso e definitivo come quella degli anni dal 60 al 70.

Sono inevitabili i parallelismi con Roma: nel momento di massimo splendore, la sua civiltà traballa perché smette di avere figli.

Si, nella Roma imperiale vi fu l’intenzione di reagire. L’imperatore Augusto promulgò delle leggi che davano un forte incentivo al matrimonio e alla paternità. Però alla fine «l’invasione dei barbari» – che è stata una graduale infiltrazione, più che un’invasione violenta -, ebbe molto a che fare con i vuoti demografici, che vengono riempiti da popoli giovani, più disposti a riprodursi.

Come adesso.

Esattamente la stessa cosa di ciò che vediamo ora.

Parlando di figli, lei nel suo libro dice che più determinante nel matrimonio non è l’amore, ma l’unione dell’uomo e della donna per avere figli. Ce lo spieghi, perché non suona bene.

Il matrimonio è (o era) una istituzione che promuove la formazione e la lunga durata nel tempo di coppie uomo-donna solide. La ragione fondamentale per cui il diritto incentivava e proteggeva la coppia uomo-donna era la sua fecondità, da cui nascono i bimbi e dove essi possono essere protetti e correttamente socializzati.

E una questione di vita o di morte per una società il fatto che ci sia un numero sufficiente di coppie uomo-donna, disposte a procreare e educare. Il primo aspetto richiede qualche minuto, mentre il secondo necessita di decenni. Lì si gioca la conservazione della specie. Tutte le culture lo hanno sperimentato e per questo motivo hanno istituzionalizzato e sacralizzato il matrimonio sotto una o altra modalità (monogama o poligama).

Meno l’attuale Occidente.

La nostra cultura postmoderna è la prima nella storia che si è disinteressata della riproduzione, anteponendo il libero amore degli adulti al benessere dei bambini, che richiedono di essere allevati da una mamma e da un papà. Altrimenti la pagheremo cara.

Il maggio del 68 materializza quella che viene chiamata “uccisione del padre”, di cui parlava Freud, negando la sua autorità?

In effetti, fra le idee diffuse nel maggio 1968 c’era la ribellione contro ogni forma di autorità, sintetizzata nello slogan “proibito proibire”, eccetera, riferita specialmente alla figura paterna. Un Freud-marxista come Wilhelm Reich o Herbert Marcuse e il neomarxista Antonio Gramsci, già da mezzo secolo denunciavano la “famiglia borghese” come una istituzione repressiva e castrante.

Però ciò che fecero con l’aborto fu quello di “uccidere il figlio”.

Certamente. La liberazione sessuale porta alla legalizzazione dell’aborto come ultima sicura possibilità contraccettiva. Dagli anni 70 in Occidente sono stati abortiti (Sarebbe più corretto dire, soppressi. Ndt), decine di milioni di bambini. I giovani che nel 2013 a Parigi manifestavano contro la decostruzione del matrimonio, sono i sopravvissuti a una generazione massacrata. L’invenzione della pillola agli inizi degli anni 60, ha contribuito in modo decisivo alla dissociazione tra sessualità, matrimonio e paternità.

E con la pillola anticoncezionale “uccidono” il matrimonio, o cominciano a distruggerlo?

Effettivamente tutto è in relazione. L’invenzione della pillola, agli inizi degli anni 60, contribuì decisivamente alla dissociazione fra sessualità, matrimonio e paternità. A partire da quel momento una crescente percentuale di persone preferiranno le relazioni effimere alla vitalità dell’impegno monogamico. I matrimoni cominciarono a calare da quel momento, e il loro declino si è accelerato negli ultimi decenni.

Che cosa aveva a che fare il marxismo con il maggio del 68?

Le orde di studenti del 68 erano vagamente marxiste e si supponeva che volessero la rivoluzione socialista. Nella loro maggioranza non aderivano al marxismo ufficiale classico di Mosca, in discredito dopo la repressione del 1956 in Ungheria e della “primavera di Praga”, contemporanea ai fatti di Parigi, ma guardavano invece alle nuove visioni delle rivoluzioni maoiste, castriste o terzomondiste.

Quindi, ciò che interessava di più ai sessantottini – che fu poi ciò in cui trionfarono -, era la rivoluzione dei costumi. Come scrisse Niall Ferguson: “they loved the party more than they loved the Party”, (“amavano più le feste che il Partito”). Il maggio del 68 fallì come rivoluzione politica, ma trionfò come rivoluzione morale e culturale.

E ciò che c’era sotto le pietre non era la spiaggia, ma le moquette degli uffici.

Il libertarismo del Sessantotto è più simile a una “dottrina ufficiale” che finisce col prender piede nell’Occidente postmoderno. I figli del 68 dominano la nostra cultura. Occupano i ministeri, le direzioni dei mezzi di comunicazione e gli studi di Hollywood.

Il maggio del 68 si saldò con una sconfitta politica (De Gaulle uscì rafforzato dalla vittoria elettorale), ma con una vittoria culturale.

Si, la nuova etica amorosa, il discredito della famiglia tradizionale, le riforme legislative che depenalizzano l’aborto, la facilitazione al divorzio, eccetera, si estendono rapidamente a tutta la società francese, allo stesso modo che in altre società occidentali. Dani il rosso (Daniel Combendit), trionfò.

Questa vittoria culturale però è una vittoria di Pirro, perché una civiltà senza famiglia si incammina verso il deserto demografico.

(Mentre traduco questa frase mi chiedo: come hanno potuto essere tanto ciechi? Ndt). Nel maggio del 68 trionfò la cultura di morte, che sta portando alla morte la nostra società. Sarà una morte lenta, per collasso demografico e invasione immigratoria.

La Manif pour tous sembra, al contrario, una (piccola) vittoria culturale, ma senza uno sbocco politico.

Nel libro La battaglia per la famiglia in Europa si analizzano in dettaglio gli sforzi della Manif pour tous per trovare una canalizzazione politica. C’è una piattaforma finale della Manif (chiamata Senso Comune), che ha precisamente questo scopo. Un movimento socio-culturale senza braccio politico è destinato al fallimento. La Spagna ne è una prova, dove il movimento di resistenza che cominciava a prender forma negli anni di Zapatero, con grandi manifestazioni contro l’aborto, la LOE, la Educazione alla Cittadinanza, il matrimonio gay, eccetera, non riuscì a coagulare a causa del tradimento del Partito Popolare. Il movimento si disarticolò e frenò quando giunse al potere il PP, che si supponeva fosse “dalla nostra parte”. Si diceva che bisognava avere fiducia e speranza. Ma la durata della speranza fu tanto lunga che il movimento si disintegrò e smobilitò. (Succede pure da noi anche a causa di certi nostri sedicenti cattolici in politica, che hanno più a cuore la Costituzione che il Vangelo o almeno i valori naturali. Ndt).

Che cosa è stato più corrosivo per la famiglia: le leggi sul divorzio o il matrimonio gay?

Le leggi divorziste possono essere state più nocive perché colpiscono un maggior numero di famiglie (l’immensa maggioranza dell’umanità è eterosessuale). Ad ogni modo il matrimonio gay ha una grande importanza simbolica, tagliando definitivamente il vincolo concettuale tra il matrimonio e la riproduzione. La ragione per cui nessuna cultura (comprese le poche che sono state tolleranti con l’omosessualità), ha mai pensato di estendere il matrimonio alle persone dello stesso sesso, è che queste ultime, oltre ad essere molto più instabili e meno felici che le “etero”, sono infeconde.

È davvero tanto importante la fecondità?

La finalità dell’istituzione matrimoniale era quella di facilitare la procreazione e l’educazione della prole, non quella di “certificare” un sentimento. Non si capisce perché i sentimenti necessitino di un timbro ufficiale! E senza dubbio è il sentimento ad essere prevalente nel matrimonio e nella cultura attuale. Per questo non ci può sorprendere il fatto che il matrimonio sia in disuso. La gente ormai non sa più perché vive.

La riproduzione assistita, gli uteri in affitto, eccetera, ci portano a un mondo più felice?

Aldous Huxley ha avuto una portentosa capacità anticipatrice. Il suo romanzo “Un mondo nuovo” prefigura con certezza alcuni aspetti dell’attuale società, che si stanno prefigurando all’orizzonte, quelli dell’altra grande distopia “1984” di Orwell. Nel mondo huxleyano non esiste il matrimonio, la sessualità è liberissima e si istruiscono i bambini fin dalla scuola alla promiscuità; le tecniche di riproduzione artificiale sono state sviluppate fino alla totale “fabbricazione” dei bambini in provetta e si guarda con orrore all’antiquata riproduzione “vivipara”. Noi stiamo procedendo in questa direzione.

Le tecniche di riproduzione assistita svincolano definitivamente la procreazione dalla sessualità e dall’amore. Attualmente la clientela dei Centri di fecondazione è formata principalmente da omosessuali (uteri in affitto per i gay e inseminazione artificiale per le lesbiche), ma in futuro potrebbero estendersi alla maggioranza etero. Un uomo o una donna soli potranno avere un bambino senza essere in una coppia. (Già si sono viste in Tv le immagini di cerimonie nuziali di singoli che “sposano sé stessi”. Il massimo della solitudine e dell’egoismo! Ndt). Tutto ciò come quando si acquista un cane o un gatto. Dalla riproduzione sessuata alla riproduzione solitaria e narcisista.

E l’eugenetica… razza pura, no?

Le tecniche di riproduzione assistita aprono la porta anche al “bebè a la carte” (sono già attive imprese di biotecnologia che offrono la selezione del sesso e di altre caratteristiche del bambino che verrà fabbricato). L’auto-modificazione della specie e del transumanesimo. Por fine alla specie umana come la conosciamo, per fabbricare superuomini. Ciò su cui la scienza fiction ha speculato in passato, ora sarà molto presto raggiunto dalla scienza reale.

Avremo presto in Europa uno scontro fra questo mondo culturale e i musulmani, tra la sinistra progressista e l’islam?

L’islam avrà la possibilità di vincere, anche perché crede in qualcosa.

Sarà divertente vedere che cosa diranno allora i progressisti.

Non sarà per nulla divertente. Può essere terribile, come ha scritto Bruce Bawer: “In una guerra tra persone che hanno un credo solido come la pietra e persone in cui potrai trovare mille sfumature, anche le più atroci (specialmente i progressisti sul terrorismo islamico: “dovute – secondo loro – alla povertà, al razzismo, all’umiliazione, eccetera), chi ha la possibilità di vincere?

Vedremo in Europa reazioni già viste in Algeria, quando il governo annullò le elezioni in cui stava vincendo il Fronte islamico di salvezza (FIS), e furono incarcerati i suoi dirigenti?

Speriamo di no. Il romanzo di Michel Houellebeck “Sumisión” (Sottomissione), racconta uno scenario simile: il leader di un partito islamico moderato arriva alla presidenza francese in coalizione con la sinistra. Certamente il presidente socialista Mitterand favorì palesemente l’immigrazione musulmana, probabilmente per motivi elettorali attraverso i quali avrebbe reso stabile il potere della sinistra. Si sa che il 90% dei musulmani francesi votano la sinistra. Negli Stati Uniti il Partito Democratico ha seguito una strategia simile, tentando di configurare una coalizione di “minoranze”, (intendendo per “minoranze” tutte le altre, meno i maschi WASP “bianchi di origine anglosassone e protestanti”). Questi ultimi si sono ribellati votando in massa Trump.

Sussisterà l’Unione Europea di fronte alla doppia ondata dei populismi e degli islamismi?

Non lo so. Spero che sopravviva, perché fino adesso le sono stati garantiti 70 anni di pace, e perché la zona di libero commercio e la moneta unica sono un doppio beneficio. Non dovrebbe però diventare un super Stato. I popoli non vogliono questo. L’Europa è troppo eterogenea per essere una nazione. Se La UE deraglia sarà per aver voluto bruciare le tappe troppo rapidamente verso la costruzione di un super-stato.

Non ha un senso di solitudine nel constatare che libri di così grande interesse, come La battaglia per la famiglia in Europa non sono presentati nei telegiornali e sono letti da quattro gatti?

Si, molta. Però questo non dipende da me. Si sa che la sinistra promuove la cultura progressista quando è al potere, mentre la destra pensa che “l’economia sia tutto”. La destra politica guarda con disgusto gli intellettuali conservatori, e le grandi imprese private condividono la stessa indifferenza e lo stesso disprezzo per la battaglia delle idee. Come il Partito Popolare “quello dell’alta finanza”, ha più l’attitudine quasi al chiedere perdono per esistere in modo da ottenere il perdono della sinistra. Negli Stati Uniti esistono formidabili think tanks liberal-conservatori finanziati da capitale privato, mentre in Spagna questo non è mai successo.

Come convincerebbe un elettore di destra che preferisce continuare a votare turandosi il naso prima di scegliere partiti alternativi, che difendono la famiglia, ma sono degli outsider?

Direi loro in modo amichevole che il PP ha smesso di essere il “male minore”, visto che le leggi LGBT più intolleranti sono state approvate dal PP. Nella Comunità di Madrid, il PP (con l’eccezione di Luis Peral e altri deputati), ha votato a favore della gestazione surrogata, mentre la sinistra ha votato contro.

D’accordo, però perché votare partiti che non vinceranno?

Se non rischiano un po’ votando un partito minoritario, si condannano a vedere i loro valori sempre più trascinati nel fango come giusto castigo per la loro codardia. I partiti minoritari possono smettere di essere tali solo se li si vota. Podemos sembrava marginale e alternativo solo tre anni fa, ed è diventato quello che è perché i votanti di sinistra non sono per il male minore e dubbiosi come quelli di destra. La sinistra sociologica è più coerente ai suoi principi e più esigente con i propri partiti. Per la destra sociale, alla fine sembrano importanti solo “le cose da mangiare”.

Fonte: http://www.actuall.com/entrevista/familia/francisco-j-contreras-islam-lleva-las-ganar-choque-trenes-la-izquierda-europa/?mkt_tok=eyJpIjoiTW1SaU5XUmlNbVJoTmpNeCIsInQiOiJWSVVhWUtRYXNFWFNreTZPY3pyVEJXN2FVM1NcL3k0MDF3bnJHUnFyOGpFbm8xTXhaSEY1eFNSNlR4K0RXdlJMTEtwQWxGYzE1OHYwSXJMMFF0NmNWRVVMVUg0YnFrRmdzTlwvQ2RXSjM5YXhQOUdkOHAwc0c4NkVMYmhvWUhLZXhpIn0%3D

Traduzione di Claudio Forti

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