Suicidio Lavagna, Meluzzi: “Questo è proprio uno dei casi in cui qualcuno è morto di cannabis”

Meluzzi

di Micaela Del Monte.

Meluzzi: “Direi che ce ne sono tanti di morti di cannabis: ci sono quelli che si schiantano con il motorino, quelli che frenano troppo in ritardo, quelli che perdono il contatto con la realtà e bevono e si fanno fino a diventare pazzi il sabato sera. Non è vero che non è mai morto nessuno di cannabis, anzi, ne sono morti in tanti e probabilmente ne moriranno anche qualora questa sostanza diventi legale

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Il caso Lavagna continua a far discutere, così come le parole di Roberto Saviano sul proibizionismo. A rispondere allo scrittore tramite IntelligoNews, dopo Paolo Crepet, è anche Alessandro Meluzzi,  psichiatra, saggista, politico e accademico nonché fondatore della Cooperativa Sociale Agape Madre dell´Accoglienza che sviscera il suicidio del ragazzo di 16 anni dopo la perquisizione della Guardia di Finanza a casa.

Roberto Saviano ha detto che le cose sarebbero andate diversamente se l’uso della cannabis fosse stato legalizzato, cosa risponde alle sue dichiarazioni antiproibizioniste?

“Rispondo che queste sono materie delicate e questioni da prendere caso per caso, non si possono fare dei ragionamenti con i se o con i ma, quindi sfruttare in modo del tutto strumentale e anche sgradevole eticamente un dramma come questo per fare propaganda per la legalizzazione e la liberalizzazione dei derivati della canapa a me pare francamente osceno. Non riesco a trovare un altro aggettivo”. 

Lei come commenta chi in queste ore sta affermando che il ragazzo è morto per colpa della chiamata della Guardia di Finanza da parte della madre? Crepet rispetto a certe affermazioni degli anti-proibizionisti ha parlato di iene…

“Non so a che specie appartengano, se sono iene o sciacalli, ma dico che la Guardia di Finanza in questo caso è soltanto quello che nella filosofia aristotelica è chiamato “epifenomeno”. Perché è morto questo ragazzo? E’ morto per un cocktail micidiale di tre fattori: il primo è l’ambiente scolastico nel quale si ripete, non soltanto tra gli adolescenti ma anche tra qualche adulto cattivo maestro, che farsi una canna non è niente, che le canne non fanno male e che va tutto bene ed è tutto legittimo. Il secondo fattore è la disperazione di una madre che, avendo tentato in tutti i modi di stabilire un contatto emotivo con il figlio adottato, quindi già con le sue problematiche e non essendoci riuscita, ricorre a quello che lei stessa definisce un “grido di dolore” che viene giustappunto raccolto dal terzo fattore che è la Guardia di Finanza che alla fine non può che fare quello che sa fare, ovvero applicare la legge e farlo anche con tutta la delicatezza del caso. Salvo il fatto che probabilmente, questo non lo saprà mai nessuno, un gesto così terribile e insensato come buttarsi dalla finestra è il punto di arrivo di una sofferenza che quasi certamente non è stata causata soltanto da una perquisizione, ma da una questione che probabilmente sarebbe dovuta essere curata e attenzionata a partire da una visione un po’ più complessiva delle cose”.

A chi dice che di cannabis non è mai morto nessuno, cosa risponde?

“Dico che questo è proprio uno di quei casi in cui qualcuno è morto di cannabis. E’ la dimostrazione del fatto che la cannabis somministrata in modo continuativo soprattutto nel cervello di un adolescente fragile diventa un fattore in grado di amplificare le azioni emotive, di diminuire il controllo degli impulsi, di rendere difficili i rapporti interpersonali in famiglia, di diminuire la velocità di valutazione cognitiva delle cose. E quindi direi che ce ne sono tanti di morti di cannabis: ci sono quelli che si schiantano con il motorino, quelli che frenano troppo in ritardo, quelli che perdono il contatto con la realtà e bevono e si fanno fino a diventare pazzi il sabato sera. Non è vero che non è mai morto nessuno di cannabis, anzi, ne sono morti in tanti e probabilmente ne moriranno anche qualora questa sostanza diventi legale. Questo tra l’altro ne aumenterebbe inevitabilmente anche il consumo e i dosaggi. Quindi siccome la cannabis è considerata un farmaco anti-dolore per i malati terminali, pensare che un ragazzo di quindici anni possa essere considerato un malato terminale a cui si può dare liberamente la medicina che anestetizza il cervello è da criminali”.

Fonte: Intelligo news

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