Ma quanti elogi “spericolati” a Marco Pannella!

renzi

Della morte e della vita di Marco Pannella è stato detto, in questi giorni, praticamente tutto. Amici e anche nemici hanno reso onore all’uomo simbolo in Italia delle battaglie radicali in difesa dell’aborto, dell’eutanasia e della libertà alle droghe:

battaglie che evidenziano lo spirito nichilista e autodistruttivo che Pannella come uomo e politico non ha mai nascosto.

Un cattolico ha come primo compito quello di pregare per le anime dei defunti, specie se queste ne hanno particolare bisogno. Nel caso del leader radicale l’urgenza è davvero massima.

Quindi affidare alla Misericordia di Dio l’anima di Marco Pannella è l’unico modo per rendergli veramente omaggio. Sorprende, invece, come nel suo caso molti cattolici e persino uomini di chiesa abbiano tentato una distinzione spericolata e maldestra fra il valore delle battaglie e la costanza con cui esse sono state portate avanti. Addirittura, padre Federico Lombardi direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha voluto sottolineare l’apprezzamento verso “l’impegno totale e disinteressato per nobili cause”, con il quale Pannella si è battuto “per gli altri e in particolare per i deboli e i bisognosi”.

Ora, se certamente un valore di un politico è rappresentato dalla trasparenza e dalla costanza con la quale porta avanti il suo mandato, dall’altra è intellettualmente disonesto separare queste qualità dal tipo di battaglia combattuta. Che sia stato un lottatore nessuno lo può mettere in dubbio, come non si può negare, parimenti, il suo indispensabile contributo alla “cultura della morte” verso cui la nostra società sta scivolando giorno dopo giorno.

Aborto e consumo di droga (per non parlare di eutanasia) sono diventati elementi ormai “normalizzati” della quotidianità, diritti che diventa sempre più difficile mettere in discussione. E su questo Marco Pannella ha lavorato sodo e con costanza, non so quanto disinteressatamente, e non so se, nel suo servilismo verso i poteri forti, abbia mai compreso quante vite umane sono state straziate, dilaniate, soppresse in nome delle sue “battaglie di civiltà”. Potemmo dire (evitando parallelismi diretti) che anche Hitler ha portato avanti le sue battaglie con dedizione e costanza, ma non ci si aspetta certo un elogio al capo del Terzo Reich per questo! Anche dalla Comunità di San Patrignano (fra i più importanti centri di recupero dalla droga del mondo), inaspettatamente, è arrivato l’elogio al leader radicale per le sue “battaglie civili”.

Dal comunicato si legge: “Di lui ricordiamo la grande onestà intellettuale e il coraggio che ha contraddistinto la sua vita, personale e politica, e che ne ha fatto un protagonista della nostra società. Spesso non siamo stati d’accordo con molte sue posizioni e battaglie, come quella sulla legalizzazione della droga, ma sappiamo che le ha sempre espresse con grande correttezza”. Ora, come si può elogiare la “correttezza”, “l’onestà”, “il coraggio” di un uomo che impunemente ha cercato di convincere milioni di giovani che drogarsi non era un male, ma soprattutto che questo venga da parte di chi combatte tutti i giorni, da anni, sul fronte la battaglia contro uno dei mali più oscuri del nostro tempo? Non so se si tratta di un paradosso o di semplice imprudenza dettata da una società in preda ormai a derive sentimentalistiche, ma la mancanza di discernimento di certe dichiarazioni preclude qualsiasi tentativo di ricerca della verità e non aiuta certamente l’anima del povero Marco, adesso che quella Verità egli conosce certamente.

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