Islam e violenza

Fatico a mettere ordine nei pensieri quando mi si chiede di esprimere una valutazione sulla religione islamica e sui recenti tragici fatti. Cercherò pertanto di rappresentare in breve i nodi problematici che è bene tenere presente onde evitare di lasciarsi suggestionare da pericolose scorciatoie, vuoi populiste, vuoi ireniste. Primo. Non esiste un solo Islam, la religione musulmana infatti conosce una primaria distinzione sin dalle origini dando luogo ai Sunniti e agli Sciiti. I primi di gran lunga maggioritari considerano i secondi poco meno che apostati.

Secondo. L’Islam sunnita fonda il proprio rapporto con il mondo sul Corano e sulla Sunna, cioè i detti attribuiti al profeta. Questi detti sono di quattro tipi; autentici, buoni, deboli, apocrifi, malati, questo in relazione alla catena di “trasmettitori” e alla loro reale vicinanza al Profeta. Su questa base nei primi secoli dell’era islamica sono sorte le quattro principali scuole giuridiche, scuole più o meno aperte alla dimensione razionale Per questo è innegabile che anche l’Islam presenti una dimensione interpretativa e applicativa. A partire dalla rivelazione che il Profeta riceve dall’arcangelo Gabriele l’Islam si sviluppa come comunità e come “stato”. Il sacro e il profano, nella sostanza crescono insieme, inscindibilmente legati, anche questo è un aspetto sul quale riflettere quando ci interroga sul possibile rapporto fra Islam e laicità.Terzo. È la componente Sciita che sino dal suo sorgere si vedrà costretta, essendo minoranza perseguitata a sviluppare uno spiccato senso della riservatezza, della cospirazione, unite al sacro valore del martirio e della sofferenza espiatoria, sulle orme dell’imam Husein decapitato a Kerbela. Questi elementi rimasero come sopiti nella coscienza Sciita per secoli, rivelandosi perlopiù come una predisposizione al dolorismo personale accompagnato all’accettazione dello status quo. Quarto. È bene a questo punto ricordare la svolta impressa al mondo islamico dalla caduta dell’impero Ottomano. È dentro questo contesto che le potenze occidentali si insinuano con l’intento di perseguire i propri intenti coloniali, vista la presa di coscienza di quanto oro nero fosse custodito in quei territori. La spartizione fra Francesi e Inglesi del nord Africa fu l’elemento che diede il via sia a un rinnovato nazionalismo arabo, sia all’emergere di un nuovo modo di interpretare l’esperienza religiosa. L’Egitto fu il laboratorio in cui prese vita il movimento dei Fratelli Musulmani ad opera di Hasan al Banna nel marzo del 1928. Questo movimento si presentò in un primo momento animato da intenti caritativi, in tal modo guadagnò ampi consensi tra gli strati più poveri della popolazione. Il grande teorico dei Fratelli Musulmani fu Sayyid Qutb, nello scritto “pietre miliari” il pensatore egiziano formulò i principi di un radicalismo islamico che recuperasse la purezza originaria dell’Islam. Questa prospettiva inaugurata da Qutb denuncia non solo la decadenza morale dell’occidente materialista, ma pure tutti quei regimi che si dichiarano islamici ma che in realtà, a detta di Qutb hanno tradito il vero Islam in nome dei modelli occidentali. I governanti di questi paesi, pseudo musulmani sono per Qutb colpevoli di apostasia volontaria( Takfir), e per questo vanno puniti con la morte. Intanto in Egitto era asceso al potere con un colpo di stato Nasser, questi, esponente di una visione modernizzatrice dell’Egitto, scampato ad un attentato, costringerà all’esilio l’elitè dirigente dei fratelli Musulmani e metterà a morte nel 1966, il loro leader. Molti seguaci di Qutb, considerati dei fuorilegge fuggiranno in Arabia Saudita, tra di essi, il fratello di Sayyid, Muhammad. Lui, ed altri insigni studiosi ottennero cattedre di studi islamici e fra gli studenti dei loro corsi troviamo il nome di Osama bin Laden. Sono queste le radici ideologiche dell’islam Sunnita radicale. Quinto. Torniamo ora ad affrontare le evoluzioni dell’islam Sciita. Gli Sciiti dopo secoli di opposizione divennero nel sedicesimo secolo religione ufficiale della Persia e questo grazie alla dinastia safavide. Ora dentro l’impero ottomano dominato dall’islam sunnita si insedia lo Sciismo come religione dell’Iran. Gli Sciiti non riconoscono i Califfi sunniti, prestano fede soltanto agli imam, uniche guide religiose riconosciute. Ma la svolta che attiverà dentro lo Sciismo una componente violenta pronta al martirio personale avverrà con l’ascesa al potere in Iran dell’ayatollah Khomeini che nel 1979 abbatte il regime filooccidentale dello Shah, Reza Pahlavi. Per Khomeini, il governo islamico radicato nelle fonti classiche, in primis il Corano, doveva rappresentare una via di riscossa per tutti gli oppressi, rappresentando una terza via fra materialismo ateo di matrice marxista ed edonismo materialista occidentale. Nella visione di Khomeini il mondo era nel pieno di una lotta fra l’impero del male, rappresentato dagli Stati Uniti e la forza del bene incarnata dall’Islam. In questo contesto prende corpo la figura dello Shahid, il martire, figura profondamente in linea con la tradizione Sciita. È in questo contesto che vanno interpretate, la questione Palestinese, la guerra Americana ai Russi in Afganistan, il sorgere del fondamentalismo armato. Perchè, è bene precisarlo subito, il fondamentalismo non è sinonimo di violenza. Il fatto nuovo però, l’elemento originale è stato il fluire della logica della violenza legata al martirio, dal mondo Sciita a quello Sunnita. Sesto Dopo la caduta del muro di Berlino, l’occidente è parso come la parte vincente, tanto che si è parlato di fine della storia, così come declinata da Francis Fukuyama. Ma nella realtà dopo “la fine delle ideologie” il mondo è stato invaso dalla super ideologia materialista mercantile che conosce solo “ la lingua del denaro” e che nega ogni identità, confine, nazione. È dentro questo quadro, è nel contesto di un continuo rimescolamento degli equilibri geopolitici che è cresciuto il terrorismo di matrice islamica. Esso, più che una forza di natura religiosa è una potenza dai connotati ideologici che si nutre di istanze egualitarie, identitarie, non lontane dal marxismo ortodosso e dall’idea di rivoluzione, solo che alla classe operaia oppressa si sostituisce l’umma perseguitata e ferita alla ricerca di un nuova unità e di un nuovo orgoglio, costi quel che costi. La risposta non potrà che essere fondata sulla ragione, sul dialogo, sulla rimozione delle cause materiali che alimentano i pretesti violenti, ma pure su di un ripensamento dell’idea di mondo. Mondo non più inteso come unipolare, ma come realtà multipolare, dialogante, aperta al dialogo e alla collaborazione; disposta ad una condivisione delle “ ricchezze” e della terra, intese come patrimonio comune. Quello che invece accade è il compattarsi di un fronte neo illuminista, ateo, profondamente irreligioso, che utilizza le tragiche vicende francesi per giustificare l’idea che religioni siano la causa prima di ogni violenza. Nella realtà il neoliberismo ha sposato l’ideologia radicale perchè solo demolendo ogni forma di sacralità, l’istinto, il consumo, la sessualità senza argini, possono dispiegare tutta la loro forza. Una forza di fatto rivolta contro la persona intesa come essere in relazione. Per questo la famiglia tradizionale è odiata e ricomposta secondo logiche individualistiche.

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