Propaganda e segnali di speranza: uniti si possono cambiare le cose

“I matrimoni gay non producono figli, mentre la Russia attraversa un brutto periodo demografico. Abbiamo bisogno di famiglie complete, con più bambini“. A pronunciare questa frase è stato Vladimir Putin, il quale ha inoltre affermato che in Russia non vi è alcuna discriminazione nei confronti delle persone con tendenze omosessuali e che la legge recentemente approvata nel suo Paese ha come fine esclusivamente quello di proibire la propaganda omosessuale tra i giovani.

Tutto questo fa riflettere. Non tanto in relazione a Putin in sé, quanto perché le parole del presidente russo sono frutto del buon senso, e questo per un duplice motivo. In primis perché Putin ha messo nero su bianco un fatto così elementare da essere troppo spesso taciuto: le coppie omosessuali sono per loro natura sterili, a patto ovviamente che non si conceda loro di adottare, oppure non si legittimi la pratica dell’utero in affitto (una nuova forma di schiavitù che dovrebbe fare inorridire innanzittutto le femministe). In seconda battuta, in quanto fa riferimento alla “propaganda omosessuale tra i giovani”, ormai dilagante.

In relazione a quest’ultimo aspetto, è innegabile come in Italia l’opinione pubblica sia costantemente bombardata da messaggi fortemente tendenziosi: essere omosessuali non solo è perfettamente normale, ma è anche divertente e piacevole. L’era dell’amore tra un uomo e una donna, magari sancito davanti a Dio per l’eternità, è un retaggio del passato. Il tempo presente è fatto per altro! Salvo poi constatare l’inverno demografico della nostra nazione (http://www.lanuovabq.it/it/articoli-demografia-litalia-non-ha-un-futuro-7284.htm), ben lontana dal riuscire anche solo ad avvicinarsi al ricambio generazionale. Di conseguenza si lavora sempre più a lungo, i giovani non trovano lavoro, le pensioni nel 2050 saranno pari al 40% dell’ultimo stipendio, e via discorrendo.

L’Italia potrà uscire da questo circolo vizioso solo nel momento in cui avrà il coraggio di invertire la rotta: di tornare a scommettere sulla famiglia, sull’educazione meritocratica, sulla vita, sui giovani… Ma per ora pare che coloro che veicolano l’opinione pubblica italiana siano di diverso avviso. Basta accendere la radio per sentire la storia di Lui che deve raggiungere il suo Lui in Australia; basta parlare con una coppia di amici giovani per sapere che sono mesi che stanno aspettando di trovare un lavoro per fissare la data del loro matrimonio, senza ovviamente avere alcuno aiuto allo Stato; basta girare in centro città il sabato sera per incontrare ragazzini ubriachi, o avvinghiati su una panchina con il/la partner della serata, oppure entrambe le cose contemporaneamente.

Un tempo – pur con tutti i limiti del periodo – i giovani avevano chiaro che lo scopo della loro vita era trovare un lavoro e mettere su famiglia. Oggi lo scopo troppo spesso è divertirsi, vivere nel presente. Che tristezza! Eppure in questo clima generale ci sono anche tanti focolai di speranza: tante persone di buona volontà che sono pronte a spendersi in favore dei principi non negoziabili; e soprattutto tanti giovani leali con i bisogni del loro cuore, che sognano qualcosa di più grande, che hanno ancora voglia di sposarsi e di fare figli, che sono pronti a sacrificare il loro tempo libero nella diffusione dei valori propri del cristianesimo, evangelizzando l’ambiente dove studiano o lavorano.

Vedere tutto questo infonde speranza, perché i cattolici sanno che alla fine l’unico vincitore è Cristo. Naturalmente per fare tutto questo occorre spirito di sacrificio, capacità di andare controcorrente, umiltà nel fidarsi delle persone con più esperienza e soprattutto nel fare rete: se i cattolici e le persone di buona volontà non saranno in grado di unirsi – andando oltre le piccole divergenze per arrivare ad un risultato più grande -, non andranno molto lontani.

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