E’ possibile amare come ci ama Dio?

Il cristianesimo non è una religione-talismano: come affermava Claudel, il suo simbolo non è un quadrifoglio ma una croce.

L’amore si svela nella misura in cui puoi essere pienamente te stesso, puoi permetterti di essere esattamente ciò che sei e accogliere l’altro interamente: amore è quando puoi guardare tua moglie o tuo marito sapendo cosa lui è stato e rimanendo lì, standogli accanto anche quando l’altro non può darti quello che vorresti.

 Il marito che per anni, giorno e notte, resta vicino alla sua donna, magari paralizzata, si fa carico di lei, porta il suo nome. Il nome dà l’identità, segna una particolarità, indica una missione. Il mio, ad esempio, è di origine greca e significa “pace”.

Quando ci chiamiamo per nome instauriamo una relazione perché il nostro parlare è in relazione con la nostra vita. Dio desidera che qualcuno pronunci il tuo nome in modo non vano, non banalmente. Ecco perché quando ci si sposa si afferma: «Accolgo te, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia».

Ci si carica il peso dell’altro sulle spalle: accolgo te come mistero, accolgo te anche in quella tua parte che tu preferiresti nascondere e che io non vorrei vedere. Questa è l’essenza del rapporto tra uomo e donna: giocare tutto, dare tutto.

Perché Dio ci chiede così tanto? Perché Lui stesso ha scelto il modo più doloroso e più folle di amare: la croce. Il nostro è un Dio crocifisso che, nel Suo amore, si è rivelato nell’esperienza dell’umanità e della carne attraverso la croce e ci chiede di amare nello stesso modo in cui Lui ci ha amati, in cui Lui ha amato te!

Paul Claudel ha scritto: «Ci piacerebbe una religione portafortuna. Il segno del cristianesimo, però, non è un quadrifoglio, ma una croce». Nella nostra società tante persone cercano di riscoprire una spiritualità, perché il cuore dell’uomo anela all’infinito. Ma troppe volte risulta più comodo aderire a qualche filosofia new age, meno impegnativa, o ad un cristianesimo dimezzato: prendo il concetto che mi piace, il resto lo scarto.

Gesù si è compromesso fino in fondo: ti chiede tutto perché ha dato tutto. Ha accolto te per quello che sei, malgrado quello che sei, con il tuo bagaglio di errori. E ha accolto il progetto di amore che è passato attraverso la Sua vita. Sai quanto vali tu, agli occhi di Dio? Il sangue di Cristo. San Paolo ha detto: «Abbiamo tesori in vasi di creta» (2Cor 4). Dio ti chiede di ricordarti del Suo amore, di non dimenticarti del tuo valore e della tua dignità. Sei chiamato a qualcosa di grande!

Fonte: Zenit.it

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Autore: Irene Bertoglio

Grafologa iscritta all’Associazione Grafologi Professionisti (A.G.P), specializzata in consulenza aziendale, Irene Bertoglio è perito grafico giudiziario, educatrice e rieducatrice della scrittura, socia A.N.G.R.I.S. Ha pubblicato "Intervista ai maestri Vol. 1" (LeoLibri 2012) e ha partecipato al volume "Contro-canti". Collabora con diverse testate cattoliche.

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