CELESTE, LE CELLULE STAMINALI E I MAGISTRATI: A CHI SPETTA LA VERA DECISIONE?

I fatti: l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) in data 15 maggio 2012 (Ordinanza AIFA 1/2012) vieta la prosecuzione di terapie compassionevoli a base di cellule staminali adulte iniziate nel 2006 da un ente privato produttore delle stesse, la Stamina Foundation Onlus, in collaborazione con l’Ospedale Civile di Brescia per gravi inadempienze formali (mancata comunicazione al Ministero della Salute dei pazienti trattati, ecc.) e sostanziali (inadeguatezza dei laboratori di preparazione delle cellule, evidenti conflitti d’interesse, mancanza di riconoscimento scientifico internazionale dell’organizzazione fornitrice di cellule staminali, ecc.). Nella stessa nota, l’AIFA suggerisce ai pazienti interessati a proseguire terapie con cellule staminali di recarsi presso altre strutture dove la produzione e somministrazione di queste cellule è consentita e garantita dalla stessa agenzia. I genitori di una bimba di due anni (Celeste), affetta da atrofia muscolare spinale e in cura con cellule staminali Stamina presso l’ospedale Civile di Brescia, però, non ci stanno e reclamano il diritto di continuare la cura Stamina a Brescia forse perché si fidano dei medici di quell’ospedale o forse perché sono convinti che le cellule staminali non siano tutte uguali e che la loro bambina abbia bisogno proprio di quelle prodotte da Stamina. I genitori di Celeste decidono quindi di ricorrere al TAR chiedendo la sospensione dell’ordinanza AIFA: il TAR di Venezia da’ loro ragione mentre quello di Brescia (Sentenza del TAR di Brescia del 5 settembre) dice che hanno torto. Intanto sui giornali si scatena una campagna mediatica sulla “povera bambina gravemente malata che non può ricevere le cure salvavita come vorrebbero i suoi genitori per ordinanza di un’agenzia antiquata, conservatrice e forse un po’ bigotta”.

 

Cosa c’è in ballo?
L’AIFA è un ente di vigilanza con il compito di regolare la commercializzazione e l’uso di nuove terapie e di individuare eventuali effetti collaterali post-commercializzazione. Agenzie analoghe esistono in tutti paesi industrializzati. Queste agenzie sono normalmente molto caute prima di concedere autorizzazioni alla commercializzazione e molto rigorose nell’applicare norme di sorveglianza post-commercializzazione, anche in paesi apparentemente molto più “progressisti” del nostro. Questo atteggiamento, a nostro avviso, è giustificato dal fatto che gli interessi commerciali e di prestigio personale legati alla commercializzazione di nuove terapie sono enormi (vedi il caso di Bella o quello del Talidomide ripreso recentemente dalla stampa). Quindi la prudenza di AIFA nel rilasciare autorizzazioni alla commercializzazione e la rigorosità nei successivi controlli sono indice di ragionevolezza e realismo e non di arretratezza. Accusare di arretratezza il comportamento dell’AIFA nel caso Stamina è indice di superficialità o più probabilmente della violenza che certa stampa usa contro chi si oppone al pensiero dominante (in questo caso la fiducia illimitata nella scienza e nelle nuove tecnologie).
L’altro aspetto ambiguo di questa vicenda è che il principio di autodeterminazione del malato (il rischio me lo prendo io e quindi nessuno può impedirmi di sottopormi alle terapie che scelgo) difeso da alcuni giudici e da certa stampa è del tutto estraneo alla nostra tradizione oltre che irragionevole. Libertà, infatti, non è poter scegliere ciò che si vuole ma ciò che è giusto e adeguato per sé. Evidentemente però il caso di Celeste ha aiutato certi giornali di sinistra a sostenere l’autodeterminazione come diritto imprescindibile per una società moderna, riscuotendo consenso tra i lettori (vedi commenti e post sui siti dei giornali). Quello che certa stampa non dice però sono le conseguenze che questo principio introdurrebbe nella nostra società (e che in parte sono già sotto gli occhi di tutti): eugenetica, deregolamentazione dell’aborto, eutanasia.
In conclusione, se un giudice del TAR ha dubbi sull’operato dell’AIFA, si rimetta al Ministro della Salute e questi, insieme a un gruppo di ricercatori esperti del campo, controllino l’adeguatezza e l’attualità dei procedimenti in atto: il dubbio non sia invece usato demagogicamente per sdoganare principi sbagliati. Medicina e Persona

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Un commento su “CELESTE, LE CELLULE STAMINALI E I MAGISTRATI: A CHI SPETTA LA VERA DECISIONE?”

  1. Questa volta non sono per nulla d’accordo col messaggio lanciato da Caius: senza entrare troppo nei particolari, e tralasciando il caso Stamina, di cui non posso dire nulla perchè nulla conosco, faccio notare che la libertà di cura è imprescindibile, e non può essere imposta da chicchessia.
    Il riferimento al metodo di Bella è emblematico: il ministero della salute dice che non funziona (ma lo fà solo per il nostro bene …), mentre la realtà dice esattamente l’opposto (nel mio piccolo conosco tre persone passate attraverso il calvario di più cicli di chemioterapia, con speranza di vita di poche settimane, in quanto non più responsive ai trattamenti, che con la terapia di Bella hanno recuperato completamente, rapidamente e senza sofferenze la salute perduta).
    Non si può sostenere l’autodeterminazione a intermittenza: per la scuola sì, per la salute no … o siamo abbastanza grandi e maturi per sopportare il peso e la responsabilità delle nostre scelte, o altrimenti facciamoci tenere a balia …
    Che poi l’aifa sia così super partes, e pensi solo al nostro bene, mi farebbe ridere, se in realtà non mi facesse già piangere … è semplicemente un ente controllato dalle case farmaceutiche che lavora per le case farmaceutiche. Basta vedere con che solerzia procede a ritirare i farmaci dannosi dal mercato (rsu486 ?!?), e con quale rapidità impedisca la commercializzazione di altri (sempre per il nostro bene … vedi somatostatina …).
    Buona serata.

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