Li chiamavano “usurai”

Li chiamavano “usurai“, “strozzini” o “cravattari“, ed erano dei personaggi spregevoli condannati dalle persone oneste. Ma oggi i “tecnici” ci dicono che si chiamano “istituzioni finanziarie“, che il loro scopo è il nostro bene.

 E i tecnici, come Bruto, sono uomini d’onore.

Ma chi erano e, purtroppo, chi ancora oggi sono gli “usurai”?

Per avere un’idea cerchiamo la definizione di “usura” facendo ricorso all’immancabile Wikipedia:

L’usura (parola latina per “interesse”) è la pratica consistente nel fornire prestiti a tassi di interesse considerati illegali, socialmente riprovevoli e tali da rendere il loro rimborso molto difficile o impossibile, spingendo perciò il debitore ad accettare condizioni poste dal creditore a proprio vantaggio, come la vendita a un prezzo particolarmente vantaggioso per il compratore di un bene di proprietà del debitore, oppure spingendo il creditore a compiere atti illeciti ai danni del debitore per indurlo a pagare.

Vediamo dunque che ciò che caratterizza l’usura è l’applicazione di un tasso d’interesse che il debitore non è in grado di sostenere. Non è dunque da considerarsi “usuraio” chi applica tassi oltre un certo limite, come previsto dalla legislazione anti usura, ma chi pratica un interesse al quale il creditore non è in grado di restituire il proprio debito.

Questo aspetto dell’usura viene chiarito nella seconda parte della definizione, il vero guadagno dell’usuraio non è infatti nella riscossione degli interessi ma nel prolungamento all’infinito della situazione debitoria della vittima, che diviene in pratica uno schiavo, e nell’acquisizione dei suoi beni a prezzi fortemente ribassati.

Vediamo adesso cosa sta accadendo a livello nazionale proprio in questi giorni. Come ormai tutti sanno la BCE, e il sistema bancario in generale, presta il denaro agli Stati che si impegnano quindi a restituirlo con i dovuti interessi. E come tutti sanno, l’attuale crisi di paesi come la Grecia, la Spagna e L’Italia è dovuta proprio all’incapacità di questi paesi di fare fronte a tale debito contratto nei confronti delle banche prestatrici di denaro.

Vediamo dunque quali sono le conseguenze di questo prestito non onorabile:

1) Spingere il debitore ad accettare condizioni poste dal creditore a proprio vantaggio: si impongono alla vittima condizioni che non faranno che peggiorare lo stato di dipendenza dal creditore rendendo sempre più impossibile la restituzione del debito. Il primo strumento è il famigerato “Spread” che restando elevato aggrava la situazione debitoria, il secondo è l’istituzione di un “aiuto” per accedere al quale si peggiora la propria situazione, vedi Paolo Barnard “Bugie criminali, ancora.

Che il debito non sia nella realtà restituibile nonstante l’accettazione di tutte le condizioni imposte lo testimonia questo grafico diffuso da uno dei massimi creditori a livello mondiale, il FMI

Come si vede, nonostante tutti i sacrifici imposti, se tutto va bene, nel 2017 avremo esattamente lo stesso debito che avevaamo nel 2011, ma molti beni pubblici saranno finiti nella proprietà di banche e altre istituzioni private internazionali che nel frattempo avranno fatto “la spesa” da noi.

2) Vendita a un prezzo particolarmente vantaggioso per il compratore di un bene di proprietà del debitore:  è di questi giorni l’iniziativa di (s)vendere i beni dello Stato italiano (cioè di tutti noi), vedi Corriere della Sera del 16 luglio “Caserme, uffici, aree demaniali Ecco la lista delle privatizzazioni

3) La vittima diventa sostanzialmente uno schiavo che per sottostare alle condizioni del creditore si riduce in povertà e accetta lavori sottopagati avvantaggiando le imprese del creditore.  Per avere un’idea di come questo possa realizzarsi abbiamo, sempre in questi giorni, un altro esempio fornito dal Corriere della Sera Lo sciopero degli operai svizzeri contro gli italiani «low cost».

 

Quello che sfugge ai più è il fatto che per poter sostituire il potere della politica (intesa in senso nobile) con quello dei “Tecnici” si è dovuta costruire un’immagine d’infallibilità di questi ultimi, in modo tale che i loro assunti vengano presi per verità indiscutibili e quindi applicati senza discutere. In pratica i tecnici dell’economia, gli specialisti delle “scienze economiche”, beneficiano dell’immagine che è stata costruita intorno alla figura degli “scienziati” in generale.

L’economia e le scienze in generale hanno però anche qualcos’altro ad unirle, sono nate entrambe dalla rivoluzione scientifica avvenuta nell’Inghilterra del ’600 ad opera di Francis Bacon. Nasceva allora la “scienza” al servizio del potere più che a quello della verità, come spiega bene lo storico Steve Shapin:

Gli stati autoritari sapevano bene quanto fossero importanti per i loro interessi i vari sistemi di credenze e il conformarsi ad essi.

Le opinioni individuali, più che essere esaltate come una condizione del progresso intellettuale, apparivano ai servitori della corona come una fonte d’ansietà.

Monitorare e orientare le credenze in generale era considerata una responsabilità primaria dello stato…

La conoscenza doveva essere di fatto condotta sotto la competenza amministrativa dello stato.

Steven Shapin, “La rivoluzione scientifica”.

Questo aspetto dell’intreccio tra economia e scienza era stato già segnalato su CS nel novembre 2011 con l’articolo IPCC e BCE: qualcuno può opporsi a “scienziati” e “banchieri”?, dal quale è stata ripresa la citazione di Steven Shapin.

La nostra difficoltà ad opporci alle ingiunzioni dei tecnici e alle loro istituzioni finanziarie deriva dunque dall’atteggiamento di acritica accettazione che si è sviluppato nel tempo nei confronti degli “scienziati”.

www.enzopennetta.it

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6 pensieri riguardo “Li chiamavano “usurai””

  1. analisi perfetta, ma cosa proponi?
    quale sarebbe allora la soluzione?

    tutti si lamentano (meno quelli che si stanno arricchendo alla grande)
    vedo (tra i mugugni inutili e sterili) solo una collettiva accettazione dell’attuale sistema-usuraio.
    nessuno che proponga una via alternativa credibile.
    nessuno che cerchi di attualizzarla con ogni mezzo.

    per spazzare via questo sistema massonico-protestante-liberista mi sa che
    ci rimane solo la guerra, una santa guerra fatta dal basso volgo con metodo di guerriglia-terroristica, ma questo è solo nei miei sogni.

  2. Forse servono povertà, se non miseria e, Dio non voglia, la fame. Solo questo scuoterebbe (forse) molti. Ma non mi pare ci siano, da parte dell’italico popolo, né la capacità né la forza di fare una seria rivoluzione “dal basso”. Temo che anche questo sia andato perso, a causa dell’intontimento consumista. E assai’più probabile che si debba andare -purtroppo – verso un rimescolamento etnico forzato, con le attuali immigrazioni di massa. Questa è la vera guerra che sta cambiando le cose, e non è neanche tanto fredda visti i costi anche in vite umane perse. Comunque, la più straordinaria migrazione da un millennio a questa parte vorrà pur dire qualcosa, anche da un punto di vista soprannaturale.

  3. caro Enzo, ti sei spiegato bene, per questo ho scritto che la santa guerra è solo nei miei sogni…
    sappiamo che le rivoluzioni le fanno i ricchi borghesi, (quelli che hanno i soldi e i media) con e sulla pelle dei poveri.

    L’astensionismo è una protesta che prenderò in considerazione, visto che non c’è nulla di nuovo sotto il sole italico.

    Poi ti ringrazio per la risposta a Paolo sull’immigrazione.
    Da anni sostengo che essa è usata per lo scopo di sradicare le tradizioni culturali e religiose, mi dai conferma della mia intuizione che mi costava ogni volta sorrisetti ironici e battutine.
    La storia è maestra e l’immigrazione è sempre stata usata con scopi precisi e strategici, la usò mussolini, la usa la cina, la usano i mussulmani, la sua israele con le sue colonie, la usa la massoneria…

  4. salve
    caro hhii può spiegarmi cosa c’entra Mussolini con l’immigrazione? O visto che è morto gli diamo anche la colpa di questo? mi faccia capire per favore.
    saluti
    Piero e famiglia

  5. @Piero61
    L’immigrazione non è un fatto incontrollabile ma un fenomeno che viene spesso gestito a piacere, con scopi precisi, uno strumento che il potere usa per conquistare, controllare, sopprimere, scardinare stati, le culture, le tradizioni, il credo di un popolo.

    La usa la cina in Tibet, la usò l’inghilterra in Sri Lanka per far abbassare la testa ai cingalesi, e la usano molti altri stati.
    La usò a suo tempo anche il tuo caro duce, mi riferisco alla guerra di etiopia nella quale mussolini, oltre che ad uccidere l’inerme clero etiopico e usare i gas, fece pure uso dell’immigrazione di popolazioni mussulmane per fini bellici e di conquista ai danni della popolazione etiopica cristiana.
    ciao.

I commenti sono chiusi.