I dati sui figli dei gay sono veri.

luglio 10, 2012 Benedetta Frigerio (Tempi)

Lo psichiatra e opinionista Keith Ablow ha difeso i risultati della ricerca che fa discutere gli Stati Uniti. Secondo lo studio cui esistono delle profonde differenze fra i bambini cresciuti in famiglie con genitori omosessuali rispetto alle altre

«Mi costa dirlo perché verrò minacciato e possibilmente leso», così lo psichiatra e opinionista della rete televisiva americana Fox News, Keith Ablow, ha risposto all’intervista sullo studio che da un mese a questa parte sta facendo dibattere la comunità scientifica americana. Mettendo in discussione l’affermazione per cui non c’è differenza tra i bambini cresciuti con i genitori biologici e quelli cresciuti da omosessuali.

Ablow ha riportato i dati ufficiali dello studio del New Family Structures del sociologo Mark Regnerus di cui erano stati anticipati i risultati nel giugno scorso. E che dimostrava, grazie ad un ampio campione (3 mila persone), le differenze riscontrabili tra i bambini cresciuti da genitori eterosessuali e i bambini con un genitore omosessuale. Facendo notare anche le falle degli studi su cui si basa l’affermazione, del 2005, dell’Associazione degli psichiatri americana, per cui non esistono differenze tra i due gruppi. Ablow ha citato anche i dati più controversi dello studio, secondo i quali il 23 per cento di chi è cresciuto con una madre lesbica ha dichiarato di essere stato palpeggiato, contro il 2 per cento degli altri giovani. Inoltre, il 31 per cento di quelli cresciuti con una madre lesbica e il 25 di quelli cresciuti con un padre gay sono stati abusati sessualmente, contro l’8 per cento di quelli cresciuti da genitori biologici. Infine, il 25 per cento del primo gruppo ha contratto malattie sessualmente trasmissibili contro l’8 del secondo. E solo il 61 per cento di quelli con madre lesbica e il 71 di quelli con padre gay si definiscono eterosessuali. Contro il 90 per cento di chi è cresciuto con genitori eterosessuali: «Pretendere che non ci siano differenze significative – conclude lo studio – è andare contro un’evidenza empirica».

«Perché Regnerus è stato attaccato?», hanno domandato ad Ablow. «Prenda me – ha risposto –, anche io sarò minacciato per i dati che sto semplicemente riportando. Mi vogliono bruciare la macchina, la casa, verranno a protestare sotto il mio ufficio». Ha proseguito Ablow: «Purtroppo siamo nel clima del politicamente corretto davanti a cui nemmeno i dati scientifici sono sufficienti a porre delle regole. Infatti, chi attacca questo studio, anche con rabbia e violenza, non lo fa mai portando argomentazioni scientifiche indiscutibili. Per questo ho pensato molto ad esprimermi in materia, perché tutte le volte che lo faccio vengo minacciato. Ma, in merito, non c’è uno studio migliore».

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18 pensieri riguardo “I dati sui figli dei gay sono veri.”

  1. Ho già scritto una volta in materia e avete molto gentilmente cambiato il titolo (non l’articolo perché “non è scritto da noi”, ma comunque siete stati molto onesti). Rinnovo l’invito anche questa volta, in quanto il lavoro NON è sui “figli dei gay”. Il lavoro è su figli di coppie in cui almeno UN genitore ha avuto almeno UNA esperienza omosessuale. Ripeto quanto detto l’altra volta: desta stupore che ragazzi cresciuti in famiglie in cui uno dei genitori ha una relazione extra-coniugale, perdipiù con un partner del proprio sesso, presentino più problematicità di quelli cresciuti in famiglie equilibrate, con due genitori stabili? Se, come penso io, la risposta è no, è lecito sospettare che questo lavoro venga usato per tirare acqua al proprio mulino (niente bambini per i gay) piuttosto che per effettivo interesse nel benessere dei bambini, che é l’unica cosa che conta.

  2. Caro Marchesi, la ricerca di Regnerus è da considerarsi esemplare ed utile in quanto condotta su famiglie omogenitoriali, ossia «quelle situazioni familiari nelle quali ALMENO UN adulto, che si autodefinisce omosessuale, è il genitore di almeno un bambino, figlio biologico o, più raramente, adottato» (Ruspini E. – Luciani S. “Nuovi genitori”, Carocci, Roma 2010, p. 64). Dunque, se proprio non le piace l’espressione famiglie “gay”, si rassegni a quella di famiglie omogenitoriali. Che sono quelle sulle quali ha indagato Regnerus. E cioè tutt’altra cosa da quelle tradizionali.

  3. Inoltre mi permetto di farle notare che è SBAGLIATO – come seguita a fare lei – parlare di famiglie «in cui uno dei genitori ha una relazione extra-coniugale». Non so se lei, caro Marchesi, ha svolto una ricerca su questi versanti. Ma è evidente quella di Regnerus NON è stata condotta su famiglie coniugate («just under half of such respondents reported that their biological parents were once married», scrive Regnerus nell’articolo) e non su figli i cui genitori hanno fatto, come lascia erroneamente intendere lei, una sorta di scappatella omosessuale, anzi: «Some of their parents may have remained in a same-sex relationship» c’è scritto nell’articolo. Dunque parlare di studio dei figli «in cui uno dei genitori ha una relazione extra-coniugale» è decisamente errato.
    Saluti.

  4. Bene, vedo che concorda con me che “figli dei gay” è sbagliato e ancor di più lo era il precedente “figli di famiglie gay”, visto che la gran parte dei bambini studiati del campione sono figli biologici e che Regnerus ha, come dice giustamente Lei, studiato tutt’altro. Per il resto, non capisco sinceramente che cosa mi contesta: il termine “extraconiugale”? Intendevo, in senso ampio “al di fuori di quella che era la relazione in cui i figli sono cresciuti”, che poi ci fosse o no il matrimonio è secondario nel discorso.
    Le famiglie omogenitoriali sono diverse da quelle tradizionali? E serviva fare un lavoro di ricerca per dirlo? Ripeto, mi sembra che questo lavoro non dica niente di sorprendente: contesto disagiato («Some of their parents may have remained in a same-sex relationship» non è esattamente una situazione idilliaca per un bambino, come già ho scritto) offre maggiori probabilità di disagi per i bambini che ci vivono. Il punto è che da questi dati semplicemente NON si possono trarre conclusioni sui figli delle coppie gay, perché si è scelto di adottare questo bizzarro indicatore dell’almeno un genitore con almeno una relazione gay (perché l’indicatore è quello, che poi “Some” siano restati a vivere non lo metto indubbio, ma “some” in statistica non è un termine che dice molto, converrà. E quindi resta vero che nel campione ci sono anche le scappatelle, ergo ciò che ho scritto non era falso per niente). Quello di cui si dovrebbe discutere è: a parità di condizioni familiari, cioè in un contesto ideale con due genitori che vivono una relazione stabile e accudiscono con amore la prole, c’è differenza per i bambini che questi genitori abbiano sesso diverso? Sia ben chiaro, la mia risposta non è: sicuramente è la stessa cosa. Però mi piacerebbe che si lavorasse in questa direzione, piuttosto che in quella delle famiglie “omogenitoriali” che sembrano messe lì per fare confusione.

  5. Ciao Rocco, l’articolo di Regnerus l’hai letto? Esattamente cos’ho scritto di sbagliato? Se ho scritto qualcosa di sbagliato, com’è che sullo stesso tema la redazione non ha avuto problemi a correggere il titolo (fuorviante) che aveva messo? Perché sai, io per discutere con voi mi prendo la briga di documentarmi: mi fa molto piacere che ci sia chi mi risponde nel merito, un po’ meno che mi si dica di stare zitto senza argomentare.
    Ancora ciao!

  6. Verrà un giorno in cui spade verranno sguainate per dire che le foglie sono verdi d’estate diceva Chesterton, ora, è evidente al buon senso che un figlio che ha 2 genitori (maschio e femmina) parte da una situazione nettamente migliore da chi vive in una situazione contro-natura con 2 genitori dello stesso sesso, non servono degli studi (che spesso e volentieri possono essere volutamente alterati, si sa qual è la pressione delle lobbies omosessualiste- non le chiamo omosessuali per rispetto agli omosessuali- e il loro potere economico), basta l’evidenza della legge naturale, il buon senso e la ragione innata. Se poi siamo cristiani e crediamo che i testi Sacri siano divinamente ispirati, che Gesù Cristo e s. Paolo non siano dei ciarlatani ma che parlino per il bene dell’uomo il problema non si pone nemmeno. Ripeto, non si può essere cristiani e pro famiglie gay (bell’ossimoro), ma per capire che ciò non va basta seguire le leggi di natura e il caro vecchio buon senso, merce rara al giorno d’oggi…

  7. Rocco, dovresti evitare, su questo sito, atteggiamenti che sono tipici dei siti laicisti.

    A Stefano Marchesi invece domando: ma tu sei cattolico? E sulla questione sollevata dall’articolo, come la pensi? Una coppia omosessuale dovrebbe poter adottare oppure no? Dovrebbe essere data loro la possibilità di accedere alle tecniche di fecondazione artificiale oppure no?

    Chiarisci, per favore.

  8. ciao giancarlo,

    …evitero’. o almeno ci provero’….

    dico solo che l’argomento sofferenza dei bambini mi sta molto a cuore… e mi arrabbio.

  9. Giancarlo, fecondazione direi no, perché un figlio non è un diritto. Adozione, ripeto, non lo so. Ma ciò che mi sta a cuore, come a Rocco, come credo a tutti, è la serenità dei bambini. Se viene dimostrato che per loro stare con una coppia omosessuale “sana” (spero sia chiaro cosa intendo con questo termine) è, in termini di crescita, non differente da stare con una coppia eterosessuale, cosa facciamo? Li lasciamo in orfanotrofio o struttura equivalente? E non sarebbe questo giocare sulla pelle dei bambini una battaglia che non dovrebbe riguardarli (come fanno le associazioni radicali che si battono per il “diritto al figlio”, per me grandissima sciocchezza)?
    Rocco: a me spiace davvero che tu pensi che io venga qui a provocare, perché non è così. Ma pensi davvero che a me la sofferenza dei bambini non stia a cuore? Prova a rileggere i miei messaggi con un po’ meno pregiudizio, vedrai che sono unicamente interessati al bene del bambino. Dei “diritti dei gay”, su questo argomento, non mi interessa.

  10. Caro Stefano, non mi hai risposto se sei cattolico o meno. Sarebbe importante perché, vedi, noi cattolici sappiamo che la natura non è altro che un progetto, i cui disegni, non di rado, emergono con clamorosa chiarezza. Ad esempio, nel caso dei bambini, appare con solare evidenza che essi provengono dall’incontro di un maschio e di una femmina. Ora, secondo te, un bambino che guarda i propri genitori, tutt’e due maschi, se lo chiederà come mai lui non ha una mamma, o no? E, sempre secondo te, non avrà qualche piccola confusione di identità nel caso in cui abbia due mamme, anziché due babbi, essendo lui (il bambino) maschio e non riuscendo di conseguenza a trovare il modello con cui identificarsi?

    Caro Stefano, se sei un cattolico, allora vergognati. Se invece non lo sei, hai comunque il bene dell’intelletto. Usalo. E vergognati anche nel secondo caso.

  11. ciao stefano,

    secondo me affidare bambini a omosessuali e’ giocare con la loro vita, non lasciarli in un orfanotrofio.
    ognuno facesse quello che vuole della propria vita , ma lasciasse perdere i bambini.

    nell’articolo non vedo contraddizioni. anzi vedo dati abbastanza chiari:

    “Ablow ha citato anche i dati più controversi dello studio, secondo i quali il 23 per cento di chi è cresciuto con una madre lesbica ha dichiarato di essere stato palpeggiato, contro il 2 per cento degli altri giovani. Inoltre, il 31 per cento di quelli cresciuti con una madre lesbica e il 25 di quelli cresciuti con un padre gay sono stati abusati sessualmente, contro l’8 per cento di quelli cresciuti da genitori biologici. Infine, il 25 per cento del primo gruppo ha contratto malattie sessualmente trasmissibili contro l’8 del secondo. E solo il 61 per cento di quelli con madre lesbica e il 71 di quelli con padre gay si definiscono eterosessuali. Contro il 90 per cento di chi è cresciuto con genitori eterosessuali: «Pretendere che non ci siano differenze significative – conclude lo studio – è andare contro un’evidenza empirica».”

    soprattutto, non solo un bambino vive la disgrazia di essere orfano, ma gli negheresti l’ultima possibilita’ di avere una mamma e un papa’.

    __________________________

    ciao giancarlo,

    condivido il tuo ultimo post, tranne le ultime due righe.

  12. il rapporto omosessuale e’ sterile ab origine. la terra sterile non da frutto.

    gli unici tre modi che un omosessuale ha di avere figli sono l’adozione, la fecondazione artificiale, il rapporto sessuale con un eterosessuale.

    nel prmo caso si nega al bambimo il sacrosanto diritto di avere un padre e una madre anche se adottivi.
    quindi gia’ vi e’ un gap insormontabile.
    non si considera il diritto di un bambino ad una famiglia ed una educazione naturale. ergo il bambino diviene oggetto d diritto e non soggetto. e’ evidente che considerare un essere umano alla stregua di un oggetto di cui altri possono disporre è rifarsi al principio ad esempio della schiavitu’.

    riguardo al secondo punto, la fecondazione artificiale e’ sbagliata anche nel caso di coppia eterosessuale, poiche’ per un figlio si sacrificano embrioni.
    tra l’alro nella scelta del figlio d.o.c. si applicano principi eugenetici tanto cari ai nazisti.
    vengono scelti figli sani con determinate caratteristiche fisiche. come negli allevamenti di animali.
    in piu’ si aggiungono i problemi detti al primo punto nel caso di coppia omosessuale.

    nel terzo caso non credo che ci sia bisogno di spiegare che non v’e’ un atto d’amore alla base della procreazione , anche quando non ci sia stato un accordo monetario, il che accade molto spesso.

    per ritornare alle adozioni, gli orfani sono milioni. affidarli alle coppie gay non aiuterebbe molto , anzi .
    come non serviebbe affidarli a coppie di fatto che sono piu’ fragili.

    allora preferisco le pagliuzze negli occhi di chi ha scritto l’articolo alle travi di chi lo critica.

    un po’ come scrive Caius qui:

    https://www.libertaepersona.org/wordpress/2012/07/che-sbando-nella-chiesa/

  13. Caro Stefano,
    1) le coppie gay fanno i figli, soprattuto con la fiv (uteri in affitto, banche del seme ecc…)
    2) per dare in adozione bambini orfani si fanno mille controlli dei genitori normali perchè l’adzione è difficilissima da gestire… se è problematica un uomo e una donna…
    3) meglio orfani che un modello di sessualità che li farà soffrire tutta la vita…
    Questa la mia idea..grazie della discussione..

  14. Concordo in pieno con Giancarlo, Rocco e Francesco. Aggiungo: ci sono moltissime coppie sposate ed etero, brave persone, che desiderano adottare bambini e, per arrivarli sono sottoposti a prove e controlli limiti a mio avviso esagerati (giusto controllare, ma non si esageri). Se vogliamo salvare i bimbi dagli orfanatrofi basterebbe facilitare un po’ le adozioni dato che i richiedenti sono molti, non dare i bimbi a 2 gay aggiungendo disagio a disagio: la cosiddetta teoria del male minore (che poi non so se sia minore) è molto molto pericolosa…

  15. Il recente libro di Dawn Stefanowicz, Fuori dal buio. La mia vita con un padre gay, illustra che schifo sia la convivenza con persone con tali patologie della personalità, se i bambini crescono con tutti questi problemi avendo solo 1 genitore gay, ti so dire cosa succede con entrambi i genitori gay. La si deve finire di usare le persone (i bambini ) per i propri capricci. Non esistono coppie gay sane!
    E’ una contraddizione dirlo.

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