“Potere” punta a fare scacco matto alla “Società”

Abbiamo una scacchiera.

La squadra bianca si chiama “Società”, ed è formata dai pezzi consueti del gioco degli scacchi.
I pedoni rappresentano i bambini e i giovani: si possono muovere solo di una casella – eccezionalmente di due –, ma il loro ruolo è fondamentale per permettere alla società di espandersi; se non vengono prima mossi i pedoni, infatti, alfieri, torri, re e regina risultano bloccati.
Questi pezzi, assieme al cavallo, sono collocati sulla linea di fondo della scacchiera e rappresentano gli altri soggetti che normalmente si incontrano in “Società”: re e regina sono i governanti, le persone che detengono il potere, in maniera aristocratica o democratica; i cavalli rappresentano i lavoratori, coloro che lavorano; gli alfieri raffigurano gli individui – e ce ne sono – un po’ arrivisti, ma in fondo anche utili: sono furbi e si muovono rapidamente sulla scacchiera, fattore spesso fatale per gli avversari. Le torri, infine, rappresentano gli organi di controllo della società, incarnano le persone che sovrintendono al buon funzionamento del sistema, affinché le regole di base vengano rispettate il più possibile; inoltre, esse fanno sì che il re e la regina siano protetti. Non è un caso, infatti, se la classica mossa dell’arrocco sia possibile esclusivamente in presenza della torre, la quale però, se intende proteggere il re, non può essersi mossa in precedenza: deve essere rimasta neutrale.

La squadra nera è denominata “Potere”. Essa, a differenza della formazione avversaria, ha una conformazione diversa: al posto della linea dei pedoni ha la bellezza di otto alfieri. I bambini e i giovani sono infatti apparsi inutili a “Potere”: hanno una capacità di spostamento troppo limitata e quando riescono a mangiare un pezzo avversario è solitamente una pedina pari a loro, solo raramente superiore. Meglio escluderli dalla formazione, dunque, e sostituirli con pedine più agili e furbe.
Per quanto riguarda i pezzi posti dietro gli alfieri, “Potere” ha schierato quattro cavalli, due re e una regina, e una sola torre.
Sì, perché la filosofia di fondo di questa squadra prevede che vi siano molti lavoratori, disposti a sacrificarsi per la vittoria; nel contempo, ha reputato necessaria la presenza di tre governanti, che hanno il compito di controllare tutto, in un clima pseudo – dittatoriale. E, in diretta conseguenza a ciò, il lavoro di controllo che generalmente è svolto da due torri può essere agilmente assegnato ad un solo pezzo: tutto è nelle mani dei re e della regina, che quindi non necessitano neppure più della protezione fornita dall’arrocco.

La partita ha inizio.
Naturalmente nulla vieta di sperare che “Società” ce la possa fare: in fondo, ha una squadra ben formata, equilibrata, allenata da secoli e secoli di partite giocate a tutti i livelli… Ma dopo poche mosse la situazione si rivela per quello che è: gli otto alfieri di “Potere” sono degli sciacalli e hanno gioco facile contro i piccoli pedoni. Quel che più conta per loro è il risultato immediato, non si voltano indietro e sono disposti a tutto pur di giungere al loro scopo: fare scacco matto alla “Società”. Nel loro operato, gli alfieri sono egregiamente supportati dai quattro cavalli-lavoratori, che si sacrificano eroicamente per una battaglia alla quale forse avrebbero preferito non prendere parte. Ma sono i due re e la regina decidono per loro e la solinga torre – che dall’alto della sua maestà ha intuito che giocare al massacro, pur di vincere, è una strategia che non ripaga – non ha autorità sufficiente per opporsi al loro operato.

Insomma, in breve la partita finisce: “Società” subisce lo scacco matto. Tutti i suoi pedoni sono stati mangiati; i due cavalli, le due torri e un alfiere anche; anche la regina è caduta dopo aver resistito a lungo. In campo, per i bianchi, sono rimasti solo il re e un alfiere, l’unico astuto che è riuscito a salvarsi.
I neri hanno vinto. Saranno contenti? “Ai posteri l’ardua sentenza”, direbbe Manzoni.

Uscendo dalla metafora del gioco degli scacchi, il concetto che si voleva esprimere è che la nostra società si sta dirigendo verso una sconfitta certa. Gli attacchi che le vengono mossi – da destra e sinistra – sono molteplici e interessano diversi aspetti.
Riguardano i pedoni, perché oggigiorno i bambini che vengono alla luce sono sempre meno [“Sì, sono meno, ma sono tutti perfetti: niente bambini down, o malati, perché sono un peso per la collettività. E poi, se i bimbi sono meno è perché bisogna stare attenti affinché abbiano tutto il ‘necessario’: dal giocattolo tecnologico alla maglietta all’ultima moda…”, avrebbe il coraggio di sostenere qualcuno] e perché i giovani che si ritrovano a cominciare il loro percorso nella società non sono aiutati e incentivati: gli istituti educativi e formativi non svolgono più la loro funzione, tant’è che molti giovani non trovano “guide” e “maestri” a cui aggrapparsi e da cui imparare; il mercato del lavoro è bloccato e quindi i ragazzi – magari laureati – si ritrovano ad essere disoccupati; pensare ad un progetto per il futuro è semplicemente fuori da ogni prospettiva: non ci sono incentivi per le giovani famiglie e per chiunque abbia voglia di impegnarsi e mettersi in gioco. E la lista potrebbe proseguire…
Interessano i cavalli, perché è vero che il lavoro nobilita l’uomo (“Ora et labora”, diceva San Benedetto), ma è nel contempo innegabile che lavorare fino a settant’anni con la prospettiva di una pensione risibile non sia la soluzione ausipabile. Un po’ perché in questo modo non si lascia spazio a forze fresche, un po’ perché i “nonni” sono fondamentali in un’ottica che punti ad incentivare le famiglie ad avere più figli.
Riguardano le torri, gli alfieri, il re e la regina, perché ormai quel che emerge, in un contesto globalizzato, è che chi detiene il potere ha facoltà di decisione su tutti e che chi è più furbo, alla fin fine, arriva dove vuole.
Le torri – che hanno la funzione di controllare e sovrintendere e che spesso riescono a vedere più lontano di tutti – hanno ben poco spazio d’azione: l’unica cosa che possono limitarsi a fare è gridare a tutti che la strategia che si sta utilizzando si rivelerà fallimentare, nella speranza di essere ascoltate…

Insomma, “Potere” sta facendo di tutto per far collassare “Società”, grazie alla furbizia dei suoi otto alfieri e alla potenza dei suoi tre governanti: divorzi brevi, matrimoni omosessuali, governi tecnici, barbarie bioetiche, propagande ideologiche, e via discorrendo…
Occorre ristabilire le regole, tornare alla saggezza di un tempo: sulla scacchiera vanno disposti otto pedoni, due cavalli, due torri, due alfieri, un re e una regina. Sia per i bianchi, che per i neri. Solo così la sfida sarà alla pari: con alti e i bassi per l’una e l’altra formazione, naturalmente, ma affascinante e coinvolgente!

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

2 pensieri riguardo ““Potere” punta a fare scacco matto alla “Società””

  1. Da un’attenta analisi della situazione reale, al di fuori della metafora, mi sembra (o almeno lo sospetto) che fuori dalla scacchiera, in posizione irrangiungibile (intoccabile), ci sia un “imperatore” dalla parte dei Neri (potere).

    Così… è solo un’impressione…

  2. da scacchista, e in lettura della sua metafora, un paio di precisazioni importanti:
    il pedone-bambino è una similitudine efficacissima: nelle partite di alto livello (top mondiale) la differenza tra vittoria e sconfitta il più delle volte viene data da un singolo pedone, e la partita si svolge nell’ottica di ottenere un solo pedone in più dell’avversario (I pedoni sono l’anima degli scacchi – Philidor -). Questo perchè il pedone, oltre ad avere la facoltà, come ogni altro pezzo, di catturare o minacciare qualsiasi pezzo avversario (e quindi anche di dare scacco matto) ha una facoltà unica: se lasciato arrivare sino in fondo, può trasformarsi in qualsiasi pezzo desideri,e rovesciare quindi l’andamento della partita.
    Noi abbiamo, come i veri campioni, puntato tutto sui pedoni, e i pezzi non sono che un sostegno al loro cammino.
    E, dal momento che Colui che guida i Bianchi è un Grande Scacchista, ci ha fatto vedere cosa si ottiene dai pedoni ritenuti “difettosi” e quindi sottovalutati: sto parlando di Gianna Jessen, Nick Vujicic…..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

cinque − 1 =