Le farse dei (falsi) partigiani

di Paolo Deotto

La vita a volte riserva sorprese. E’ la sera di venerdì 16 marzo 2012, è già tardi, mi appresto ad andare a dormire, quando, gironzolando su internet, scopro di essere una minaccia per la democrazia.

Tra me e me dico “Mah!”; però poi approfondisco la cosa e scopro che sono gli amici dell’ANPI che mi lanciano questa accusa, e allora mi preoccupo davvero, perché io ho il massimo rispetto per l’ANPI. Vuoi vedere che hanno ragione? Magari, mentre durante il giorno sono un rispettabile dottor. Henry Jekyll, la notte mi trasformo nell’inquietante mister Edward Hyde.

Io ho il massimo rispetto per l’ANPI, dicevo. Infatti fin da piccolo mi hanno insegnato a rispettare gli anziani, e ancor di più i vecchi. Ora, la seconda guerra mondiale è terminata 67 anni fa; anche ammettendo che alcuni partigiani fossero giovanissimi – facciamo che avessero diciotto anni alla fine delle ostilità – adesso, anno 2012, i più giovani associati all’ANPI dovrebbero avere 85 anni; gli altri ne avranno di più, magari ci sono anche dei centenari, chissà. Come non avere rispetto per un consesso di tanta canizie?

Comunque è meglio approfondire bene in che modo ho minacciato la democrazia, anche perché vorrei fare un bel pentimento, per acquietare il turbamento che già sta avviluppando la mia coscienza.

Leggo quindi su www.varesenews.it che l’ANPI, sezione di Busto Arsizio, mi cita come esempio di intolleranza, specificando però che lei, l’ANPI, “è impegnata a vigilare contro il ritorno di idee e pratiche di matrice fascista e reazionaria, anche se espresse in forme ambigue, e perfino, per omissione”.

Urca, ma cosa ho combinato?

Ordunque, a prescindere dal fatto che se volete leggere tutta la faccenda vi basta cliccare qui, leggo che sabato 17 marzo sarà presentato a Busto Arsizio, presso la Libreria Boragno, il libro di Francesca Pardi “Piccolo Uovo”. I partigiani bustocchi, in un fremito di indignazione, ricordano che io scrissi una lettera aperta al Sindaco di Milano, Pisapia, per protestare contro il progetto (peraltro poi smentito) di proporre questo libro come testo di lettura negli asili comunali. Il libro racconta la favoletta di un uovo che prima di schiudersi vuole scegliere la famiglia in cui stare, e così, gironzolando qua e là, scopre che ci sono tanti tipi di famiglie, quelle con un papà e una mamma, quelle con un papà e un papà, o con una mamma e una mamma, o quelle con un solo genitore, e che tutte queste famiglie vanno bene. Gli attempati combattenti citano la frase che mi qualifica come minaccia all’ordine democratico: “Se la favoletta “Piccolo Uovo” verrà diffusa negli asili comunali, la Giunta che Lei presiede avrà commesso un inaccettabile abuso, imponendo a bambini in tenerissima età opinioni a dir poco discutibili, e comunque in assoluto contrasto con le posizioni della gran parte delle famiglie, composte ancora, grazie al Cielo, di persone sane e normali”. In effetti io ho scritto proprio così, e potete leggere cliccando qui il testo completo della lettera a Pisapia. Molti lettori, avendo evidentemente la mia stessa opinione sulla vicenda, scrissero a loro volta le stesse cose al Sindaco Pisapia.

Va anche detto che dopo pochi giorni giunse una lettera, garbata e chiara, da parte dell’assessore all’istruzione-educazione, Maria Grazia Guida, che assicurava che il Comune non aveva questo progetto. Anche questa lettera fu pubblicata su Riscossa Cristiana (clicca qui per leggerla). L’assessore non mi accusava di minacciare la democrazia con “idee e pratiche di matrice fascista e reazionaria”; si limitava a rispondere per tranquillizzare i genitori che non gradivano affatto che un messaggio di quel tipo fosse trasmesso ai figli.

Ma l’ANPI vigila, e così scopre appunto che il direttore di Riscossa Cristiana è un individuo pericoloso.

C’è da dire una cosa: gli amici dell’ANPI non sono proprio esempi di tempestività, laddove si consideri che la lettera a Pisapia fu pubblicata l’11 settembre dello scorso anno, e la risposta del Comune il 22 dello stesso mese. Del resto, in un contesto geriatrico la valutazione del tempo spesso subisce singolari cambiamenti, con una perdita della memoria recente, mentre riaffiorano i ricordi antichi, sepolti nelle nebbie del passato.

Ma qui non è questione di date. La democrazia si difende in ogni giorno dell’anno, full time, anche se ci sono voluti sei mesi per accorgersi di una grave minaccia alla stessa.

E infatti, in difesa della democrazia, il Comitato Antifascista organizza nientepopodimeno che “un presidio” sabato 17 marzo dalle ore 08.00 alle ore 10.00 davanti al palazzo comunale, ed alle ore 11 presso la Libreria Boragno all’incontro con l’autrice.

Mi spiace per la levataccia che hanno fatto i fieri partigiani bustocchi. Posso assicurare che non avevo intenzione di andare, coltello tra i denti e bombe a mano, a uccidere la democrazia. L’unico progetto che ho per sabato mattina è andare a fare la spesa, poi passerò il resto della giornata a casa a lavorare. Lo dico perché mi dispiace che persone in età avanzata abbiano messo a repentaglio le loro coronarie e i loro bronchi (al mattino presto fa ancora freschino) per approntare difese contro un pericolo che non c’è.

Dimenticavo: i fieri partigiani citano l’art.3 della costituzione. Se andranno avanti nella lettura, magari dopo il riposino pomeridiano, potranno arrivare a leggere anche gli articoli 29, 30 e 31, che parlano della famiglia. Così, tanto per capire un po’ meglio cos’è la famiglia, almeno secondo la Costituzione. Al di là della Costituzione, è chiaro che non posso che confermare che le famiglie omosessuali sono una contraddizione in termini, e che l’omosessualità è una patologia, peraltro curabile. Ripeto qui per l’ennesima volta che sarebbe molto utile che tutti conoscessero il “Gruppo Lot”. È un’Associazione che gli omosessuali vuole realmente aiutarli, non usarli.

E, tanto per concludere, la Costituzione garantisce a tutti la libertà di espressione. Io l’ho esercitata dicendo che l’omosessualità è una patologia, e che la famiglia omosessuale è semplicemente una sciocchezza (tanto per essere mooolto garbati…), non esiste.

Ma mi viene un altro pensierino. Quanti partigiani persero la vita combattendo per quella che, secondo la loro coscienza, era la giusta causa! Siamo proprio sicuri che il modo migliore per ricordarli sia impegnarsi in queste difese di sfoghi localizzabili in zona sotto-ombelicale, che ben poco hanno a che fare con la tragedia di una generazione travolta dalla guerra? Non verrete a dirmi, simpatici nonni dell’ANPI, che i partigiani sacrificarono le loro vite anche in difesa di quelle che sono e sempre saranno (vi piaccia o meno) pratiche sessuali contro natura. Suvvia, siamo seri.

Sabato mattina andate a prendervi un cappuccino. Non temete, il bieco direttore di Riscossa Cristiana non minaccia né voi né la democrazia. Esercita, fin che sarà possibile, il diritto alla libertà di espressione. E questo giova anche a voi, non vi pare?

PS: mi rendo conto che ho insistito un po’ sull’aspetto geriatrico dell’ANPI, ma ciò è dovuto al rispetto che io porto per tale benemerito sodalizio. Esso infatti di sicuro raccoglie solo partigiani, e il calcolo dello scorrere inesorabile del tempo l’ho già fatto prima. Non posso credere che l’associazione “partigiani” raccolga anche giovani, nati ben dopo la fine della guerra. Contro cosa avrebbero partigianato? Mi viene in mente che nel ventennio fascista il “Brevetto della Marcia su Roma” venne attribuito con un po’ troppa generosità (in fondo l’Italia è un paese di bonaccioni…), finché non si palesò la necessità di rivedere tutti i brevetti, perché avevano ottenuto la sospirata qualifica anche persone che all’epoca della fatale Marcia avevano età pediatriche.

Voi non fate così, vero? Non raccogliete iscritti solo per far numero?

Altro PS: se mi comunicherete con congruo anticipo dove farete il prossimo presidio, sarà mia cura raggiungervi per minacciare un po’ la democrazia. Mi spiacerebbe infatti sapervi “mobilitati” per niente.

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17 pensieri riguardo “Le farse dei (falsi) partigiani”

  1. salve
    anche io ho il massimo rispetto per gli anziani…quelli che combattevano viso a viso con indosso una divisa e delle mostrine di riconoscimento…
    saluti
    Piero e famiglia

  2. L’omosessualita NON è una patologia, chi lo dice non esprime una libera opinione ma enuncia una falsità. E non è pertanto tutelato dalla Costituzione.
    Dal punto di vista stilistico, invece, l’uso che fa dell’ironia Paolo Deotto è invero piuttosto dozzinale, ripetitivo e pertanto poco efficace. Rimandato.

  3. E quale sarebbe, il giusto sguardo, con cui inquadrare l’omosessualità, gentile sig. Marchesi ?
    Ci illumini.

  4. Non capisco cosa vogliano difendere questi dell’ANPI, una cosa che non c’è (la democrazia)?

  5. Michele da Foggia: le organizzazioni mondiali della sanità affermano con chiarezza che l’omosessualità non è una malattia. Quindi non capisco la sua domanda: sarebbe come se di fronte a un lago Lei mi dicesse “si tratta di una pianta sempreverde”, al che io ribatterei “Veramente si tratta di una distesa di acqua dolce”. Se ora Lei mi chiedesse di nuovo “E quale sarebbe il giusto sguardo con cui inquadrare il lago, gentile sig. Marchesi ? Ci illumini.”… Beh, che cosa dovrei dire?

  6. Sign. Marchesi innanzitutto grazie per la sua risposta. Preciso subito che la mia domanda, sicuramente anche un pò provocatoria, non nasce da un mia particolare competenza in ambito medico, ma piuttosto dalle informazioni che ho potuto raccogliere, non direttamente (attraverso l’ascolto di testimonianze, letture, ecc.) da chi di omosessualità se ne occupa. Quindi le riporto per completezza un estratto dal libro,Omosessualità di Joseph Nicolosi e Linda Ames Nicolosi:
    “L’attivismo gay è riuscito a espungere dai manuali diagnostici l’omosessualità come disturbo, anche se, a dire il vero, nel Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders, versione IV-TR, (trad. it. DSM-IV-TR. Criteri diagnostici, Masson, Milano 2004), il manuale diagnostico dell’APA, American Psychiatric Association, è presente un Disturbo Sessuale Non Altrimenti Specificato, che può essere diagnosticato quando è riscontrabile un «persistente e intenso disagio riguardo all’orientamento sessuale» (cfr. ibid., disturbo F52.9); si tratta, in altri termini, dell’«omosessualità egodistonica» (cfr. DSM-III. Criteri diagnostici, trad. it., Masson, Milano 1983, disturbo 302. 00), ossia quella degli omosessuali che non si riconoscono nell’identità gay”
    Per concludere, quindi, a scanso di equivoci, la mia convinzione è che l’omosessualità, in quanto disturbo, intesa come disturbo dell’identità sessuale, (non di genere,dove trova spazio l’ideologia gay), può essere riconosciuto come deviazione e quindi curato.
    Saluti

  7. Gentile Elena, alcune domande.
    1) Quali sono le grandi multinazionali che hanno corrotto gli scienziati? E perché l’hanno fatto?
    2) Da dove prende i dati per asserire che il riscaldamento globale è una bufala?
    3) “Gli omosessuali consumano grandi quantità di medicinali, psicofarmaci, droghe”: da dove proviene questo dato?

  8. Certo che l’ omosessualità è una condizione patologica:
    una patoogia della propria autoimmagine e un grave disturbo della propria affettività. Una condizione esitenziale che urta e offende la legge naturale .Anzichè farne una bandiera e continuare a proporla come una situazione di normalità , quasi un modello, va capita e seguita dando tutti gli aiuti possibili per accedere a un percorso di cura efficace.
    La promozione mediatica di tali modelli di aberrazione è solo un esempio di crimine contro la società , cioè contro la persona, contro la coppia , contro la famiglia. Vi è sempre stata e sempre ci sarà solo una famiglia , una sola coppia : quella fatta da uomo e donna , sposi, amanti, fedeli e fecondi .

  9. carlo v concordo in pieno.

    Stefano marchesi , le risposte alle tue domande le puoi trovare anche su internet anche da solo se sei veramente intenzionato a capire quale possa essere la realta’ dei fatti. basta farsi un giro e alla fine ci si rende conto per esempio che il riscaldamento globale non è certo che sia un problema derivante dall’uomo e da certe sue attivita’. io penso che sia dovere di chiunque voglia sapere come stanno le cose , di informarsi. e se hai una tesi diversa da cio che dice l’articolo o chiunque altro dei commentatori dovresti essere tu a fornire altri dati che poi saremo noi a dover vedere se sono esatti .altrimenti le domande poste in quella maniera suonano subito polemiche e provocatorie , ma questa e’ solo la mia impressione od opinione. questo sito per esempio e’ pieno di interessanti notizie(dati alla mano) a suffragio delle tesi riportate poi anche in altri articoli.
    un esempio

    https://www.libertaepersona.org/wordpress/2012/03/in-attesa-del-gay-pride-di-domani-351/

  10. Rocco, se qui c’è uno che ha portato dati sono stato io (l’omosessualità non è una malattia secondo le organizzazioni mondiali della sanità). Elena non ha argomentato, d’altronde era difficile, visto che questa è una posizione ufficiale: ha detto “L’incoraggiamento e l’appoggio dei poteri forti alla diffusione della pratica omosessuale, nascono dal fatto che gli omosessuali consumano grandi quantità di medicinali, psicofarmaci, droghe, a tutto vantaggio delle grandi multinazionali farmaceutiche -le stesse che finanziano i politici e gli scienziati per ottenere la massima diffusione dell’aborto, sulla pelle delle donne.”
    Qui, esattamente, dove sono i dati? Sono una serie di pensieri in libertà, riferimenti a fantomatici “poteri forti” e considerazioni sugli omosessuali che l’autrice garantisce essere vere perché, in quanto donna, è un’ottima confidente. E io dovrei rispondere con dei dati? Sono l’unico che ne ha parlato e mi è stato da tutti risposto “No, l’omosessualità è una malattia/patologia/eccetera”.
    Sul riscaldamento globale, premetto che mi interesso da tempo di meteorologia e climatologia, quindi la mia domanda era certamente provocatoria: Lei dice che c’è, ma non è detto che sia causato dall’uomo. Ma Elena ha detto ben altro: non esiste ed è un complotto delle multinazionali (quali? La CocaCola? La Nike? Magari le compagnie petrolifere, per spirito masochistico?). Sono posizioni ben diverse: con la sua, dubitativa e ragionevole, sono d’accordo; con quella di Elena ovviamente no. Ma del resto non lo è nemmeno Lei, gentile Rocco, per quanto ha scritto.

  11. Ma che significa “faccio come Matteo”? Ho posto domande e non ho avuto risposta. Ho portato dati e mi è stato risposto “no, è una patologia, porta dati”. Non mi sembra molto adulto entrare in una discussione e poi andarsene con una riga di commento. Cosa che particolarmente mi dispiace è che sia proprio Lei, Rocco, a dire ciò, in quanto mi era sembrato uno degli interlocutori più equilibrati. Le domando: c’è una parte del discorso di Elena che contenga elementi diversi da opinioni prive di alcun elemento riscontrabile?

  12. Chiedo ancora scusa, Stefano, ma a parte il fatto che, sempre a proposito dell’omosessualità, dati portati da lei, non riesco a trovarli nei suoi interventi, comunque il problema sempre quello è, e cioè che attualmente (negli ultimi decenni), c’è una forte spinta attraverso i massmedia o azioni politiche affinchè l’omosessualità venga accettata da tutti come una “diversa normalità”. Ora, per quanto mi riguarda, io ammetto che alla luce della ragione, non riuscirò mai a considerare “normale”, una relazione o un comportamento omosessuale, al di là di qualsiasi definizione o licenza possa venire dalle organizzazioni internazionali. Allo stesso tempo, sono pure convinto che gli omosessuali vivano la loro condizione con disagio e debbano essere aiutati a ritrovare la loro identità (identità da identico, uguale, cioè maschio = uomo, femmina=donna), quindi, cercare di dargli una patente di normalità, non li aiuta, piuttosto mi sembra strumentale ad una logica libertina, che si dimostra invece liberticida (schiavizza l’uomo, imprigionandolo in una condizione da cui non potrà liberarsi, con le invisibili catene della libertà di comportamento). Detto questo,quello che le chiedo è, a prescindere dai dati e dalle definizioni, lei cosa ne pensa?
    Saluti

  13. ciao stefano,

    ho riletto meglio il mio intervento ed in effetti non sono stato chiarissimo, per il riscaldamento globale intendevo dire che non solo non e’ certo che ci sia e in secondo luogo e’ ancorq piu’ incerto che ove ci fosse, l’uomo ne possa essere una delle cause.
    sull’omosessualita’, il motivo per cui non compare piu’ sul grande libro della psicologia a tutt’oogi non e’ chiaro. altri dati pero’ (e ti ho invato il link) sono molto chiari.
    altra poi e’ l’interpretazione che si da alle statistiche. per esempio il 40%dei gemelli omozigoti sono entrambi omosessuali. per gli omosessuali questo conferma il fatto che l’omossessualità e’ genetica. la verita’ invece e’ che se fosse genetica allora la percentuale dovrebbe essere assai piu’ alta per non dire il100%, senza dimenticare che se l’omosessualità invece dipende da altro come educazione rapporto coi genitori famiglia allora il dato si ridimensiona e ci riporta alla realtà dicendoci che molto probabilmente il 40 % dei gemelli omozigoti ha subito gli stessi traumi, il che e’ piu’ probabile se si pensa che i gemelli condividano padre madre famiglia amici parenti educazione ecc ecc.

    rocco

  14. stefano marchesini se fosse vissuto ai tempi nazisti avrebbe detto l’ebreo è inferiore perché lo dice la scienza.

  15. @ops: per favore, stiamo cercando di fare discorsi seri, qua dentro. Quando avrò voglia di ridere un po’ ti si richiamerà e potrai fare simpatici paragoni tra me e i nazisti, anche quelli dell’Illinois se la cosa ti fa sentire bene. Tu nel frattempo impara a leggere, così magari il mio cognome lo scrivi giusto. Un bacione, sei in gambissima!

    Rispondo, scusandomi per il ritardo, a Michele e Rocco. Visto che è un po’ che si discute, passo al tu, risparmiando così sulle maiuscole. :)
    @Michele da Foggia: io capisco la logica della tua argomentazione, però il problema è che, semplicemente, si tratta di un tuo punto di vista. Tu dici:”Secondo me gli omosessuali sono malati, perciò credo la cosa migliore per loro sia curarli, perché anche essi stessi non possono essere contenti della loro situazione.” Il problema è che questo punto di vista rischia di essere fonte di dolore: cosa diresti tu se un gruppo di persone bollasse una tua caratteristica come anormale e cercasse di “curarti per il tuo bene”? A me, sinceramente, girerebbero le scatole
    Io, molto semplicemente, la vedo così: le persone omosessuali esistono e hanno diritto a vivere la loro sessualità come piace a loro. Sono inoltre auspicabili delle forme di tutela per le coppie omosessuali, che se vogliamo possiamo evitare di chiamare matrimonio, ma che diano a queste coppie una serie di riconoscimenti giuridici (ma anche quei doveri che del matrimonio sono propri).

    @Rocco: ho letto l’articolo, è interessante ed è stimolante per la riflessione. Però non dice affatto che l’omosessualità è una malattia: porta più che altro alcuni dati sulle unioni omosessuali. Questi sono inoltre piuttosto datati (fine anni Settanta) e fatti su un campione statisticamente piccolo (circa 500 persone) e poco omogeneo (sono dati relativi ai soli Stati Uniti, mi pare in più solo East Coast). Considerando il periodo storico (si usciva dagli anni Sessanta), li prenderei con estrema cautela prima di fare conclusioni su ciò che succede oggi. Alcuni degli altri punti, poi, non sono veri e propri dati, ma considerazioni di Xavier Lacroix, che sarà senz’altro esperto nel settore, ma non può essere considerato la Verità.
    Sul riscaldamento globale: ti assicuro, c’è. Per dati accurati rimando a enti predisposti, come ad esempio la NOAA. Il link che segue è in inglese, ma è estramemente chiaro. Poi, ripeto, si può discutere sulle cause, ma sul fatto in sè, purtroppo, no.
    http://www.ncdc.noaa.gov/oa/climate/globalwarming.html

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