La Ru-486 uccide ancora. Donne, non ne avete abbastanza?

Un’altra donna morta. Sono ormai trentadue i decessi cagionati dall’assunzione della pillola abortiva Ru-486. Un tragico conteggio che dimostra che Janice G. Raymond, Renate Klein e Lynette J. Dumble – le tre femministe abortiste che già nel ’91 denunciarono i rischi di questa pillola – avevano ragione da vendere. Del resto, fior di studi hanno poi dimostrato che l’aborto “farmacologico”, oltre ad avere un tasso di fallimenti decisamente maggiore di quello chirurgico (Cfr. Am J Obstet Gynecol 1997; 176(2):431-7), provoca dolori, nausea, debolezza e crampi quasi nel 94% dei casi (Cfr. Obstet Gynecol 2005;105(2):345-51), con tassi di sanguinamento parecchio superiori a quelli dell’aborto chirurgico (Cfr. Int Fam Plan Perspect 1999 25(1):10-14) e nel 56% dei casi, alle donne che assumono la Ru-486, tocca persino la traumatica vista del feto abortito (Cfr. Br J Obstetr Gynaecol 1998;105(12): 1288-95). Tutto questo con un tasso di mortalità, per l’aborto “farmacologico”, dieci volte superiore a quello chirurgico (Cfr. N Engl J Med 2005; 353:2317-8).

Ora che un’altra morte – quella di una ragazzina portoghese di appena sedici anni – si aggiunge a quelle già note, ora che il sangue dell’ennesima vittima torna a ricordarvi il prezzo che state pagando per questa maledetta kill pill, care donne, che aspettate a ribellarvi? Avevate chiesto di liberare dalla clandestinità la vostra autodeterminazione, ma con la Ru-486 è proprio la garanzia dell’aborto domestico e clandestino ciò che vi è stato rifilato; avevate chiesto più diritti, ma oggi nessuno vi garantisce più in quello, fondamentale, di essere madri e dunque donne fino in fondo. Direi che la fregatura – scusate il termine – è davvero sonorissima. Di quelle che fanno male. Di quelle che non esigono, per essere superate e sovvertite, nuove piazze e nuovi slogan, ma nuove coscienze; proprio quello che, da decenni, vi stanno sottraendo. E talvolta, come nel caso della giovane portoghese deceduta, prendendosi pure la vostra vita. Dite un po’: non ne avete abbastanza?

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