Alla ricerca delle origini e del significato della Bandiera della pace

Nell’ambito dello sconfinato universo dei simboli, in tempi recenti ha più volte animato il dibattito pubblico quello che, nell’immaginario collettivo e nella pratica, è andato a rappresentare la pace. Stiamo parlando di quella bandiera che – vuoi per la rapida espansione sul territorio, vuoi per le diverse rivendicazioni di paternità, vuoi per il carattere emblematico e controverso, vuoi per le origini incerte e sfumate – presenta un arcobaleno con la sequenza di colori: rosso, arancione, giallo, verde, violetto, azzurro, blu, (con il rosso nella parte inferiore e il blu in quella superiore) e con la grande scritta pace di colore bianco posta, più o meno, al centro.
Di questa bandiera ne esistono anche altre versioni, ad esempio quella dove violetto e azzurro si scambiano la posizione, o quella dove il viola sale di un ulteriore gradino fino a prendere il posto del blu finale. In sostanza, però, il risultato non cambia, la bandiera presenta sempre il rosso nella parte inferiore, il blu/violetto in alto e la scritta “Pace” al centro.

 

Questa bandiera si diffonde velocemente sul territorio italiano, soprattutto ad opera dei movimenti pacifisti. In Italia la massima popolarità la ottiene a partire dall’anno 2002, grazie alla Campagna Pace da tutti i balconi promossa e organizzata da padre Alex Zanotelli per manifestare contro la guerra in Iraq. La bandiera fa così la sua apparizione massiccia appesa ai balconi e alle finestre delle case degli italiani, ma anche ai campanili e agli ingressi delle chiese sino a spingersi al loro interno e posizionarsi davanti agli altari quando non anche sopra di essi.


Il fenomeno si estende a tal punto che la Chiesa si vede costretta a prendere posizione. La bandiera della pace viene ufficialmente “scomunicata” con un comunicato dell’Agenzia Fides del 20 giugno 2008.

Il comunicato dell’Agenzia Fides 

Qui l’Agenzia, dopo aver messo in evidenza, le diverse versioni sull’origine della bandiera arcobaleno che ne rendono incerta la paternità, conclude:

“Al di là di chi sia stato il primo a ostentare tale simbolo resta il fatto incontestabile che si presenta come il più adatto a rappresentare un’idea, oggi molto in voga, secondo la quale non ci sarebbe alcuna verità assoluta: tutte le opinioni hanno la medesima dignità e quindi meritevoli di spazio. Secondo questo tipo di idea per esempio è possibile mettere sullo stesso piano partiti politici o gruppi culturali che rivendicano, legittimamente, la difesa della dignità della donna, e gruppi, come è accaduto recentemente in Europa, che rivendicano la depenalizzazione dei reati di pedofilia. Si tratta ovviamente di aberrazioni possibili, solo all’interno di una mentalità relativistica come quella che caratterizza le nostre società occidentali. La bandiera arcobaleno è una valida sintesi per rappresentare questo sincretismo…”. Pertanto, secondo l’Istruzione Redemptionis Sacramentum, n. 79: “va considerato nel modo più severo l’abuso di introdurre nella celebrazione della Santa Messa elementi contrastanti con le prescrizioni dei libri liturgici, desumendoli dai riti di altre religioni”.

L’arcobaleno del New Age

La conclusione cui giunge l’Agenzia Fides ha come premessa l’origine della bandiera arcobaleno dalle moderne teorie teosofiche che si concretizzarono nella Società Teosofica, il movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky, più nota come Madame Blavatsky.

Fu proprio a partire dalla teosofia che, intorno agli anni ‘20, Alice Bailey – fondatrice della Scuola Arcana – introdusse l’espressione New Age come oggi lo intendiamo, termine che divenne di uso corrente, negli anni ’40, tra i suoi discepoli.

I primi eventi simbolici di questo movimento che hanno interessato la cultura occidentale, furono il festival di Woodstock – svoltosi nel 1969 a Bethel, nello Stato di New York che diventò uno dei simboli dell’epoca delle contestazioni giovanili, degli hippies e della controcultura -, e il musical Hair con la sua emblematica canzone “Aquarius” nella quale vengono cantati quelli che sono i temi principali della Nuova Era: “Quando la Luna è nella Settima Casa, e Giove si allinea con Marte, / Allora la Pace guida i Pianeti e l’Amore orienta le Stelle. / Questa è l’alba dell’Età dell’Acquario… / Armonia e comprensione, simpatia e fiducia abbondano, / Non più falsità o derisione – una vita dorata, sogni e visioni, / Rivelazione mistica da cristalli e la vera liberazione della mente. / Acquario… “.

Come dice la canzone, infatti, il simbolo astrologico dell’Acquario rappresenta per il New Age un evento radicalmente nuovo: il passaggio dall’Età dei Pesci – dominata dalla religione (soprattutto quella cristiana) e da una lunga serie di guerre e conflitti – alla Nuova Età dell’Acquario considerata come un’era di armonia, di pace e di unità.

In definitiva, tale movimento nasce come alternativa all’eredità giudaico-cristiana. Alternativo è un termine che ricorre spesso: si parla di un mondo alternativo, di una visione alternativa della realtà, di medicina alternativa, di scuola delle alternative, di una cultura alternativa. Tuttavia, pur presentandosi pacificamente come un movimento alternativo al cristianesimo, nella pratica manifesta i tratti di una vera e propria opposizione; molte delle componenti che della Nuova Età fanno parte sono, infatti, esplicitamente anti-cristiane, come anti-cristiano è il significato che assume uno dei suoi simboli principali: l’arcobaleno.

L’arcobaleno del New Age rappresenta la costruzione del ponte fra l’uomo e Lucifero, come afferma Cecilia Gatto Trocchi in un’intervista a Radio Vaticana del 7 febbraio 2003: “L’arcobaleno, che è il simbolo del New Age, porta dalla terra alla terra, quindi è una rivalutazione delle forze occulte profonde, sessuali, fondamentalmente legate alla figura di Lucifero, che già era stato sdoganato dalla massoneria dei riti e soprattutto dalla teosofia”.

Ma, come scrive l’Agenzia Fides, l’arcobaleno rappresenta anche “il passaggio dall’umano verso il super-uomo divino. Sul ponte dell’arcobaleno (nel senso induista: Antahkarana) avviene l’unione di Atman e Brahman, dell’uomo singolo e dell’Energia cosmica (Dio). L’unità quindi è raggiungibile attraverso una sintesi, un’armonia e una tolleranza globale fra le diverse filosofie, ideologie e religioni. Così la pace sarà possibile”. La sequenza di strisce colorate è il simbolo di questa unione globale della diversità.

Oggi, il movimento non è più limitato soprattutto agli adolescenti e agli ambienti della controcultura – come nel caso dei figli dei fiori –, ma è diventato cultura dominante arrivando a investire interi settori come la medicina, la scienza, la religione, l’arte fino a provocare un enorme impatto sugli stili di vita delle persone, soprattutto nella società occidentale. All’interno della corrente spiritualista New Age confluisce un po’ di tutto: dottrine e pratiche come la reincarnazione, l’alchimia medievale, l’occultismo, l’astrologia, la divinazione, la mitologia, la chiaroveggenza, i tarocchi, le arti marziali, lo yoga, il buddismo zen, il biofeedback, l’agopuntura, lo spiritismo, la magia, la pranoterapia, il misticismo, l’ecologia, la cabala, il cristianesimo celtico, la sapienza dei druidi, antiche pratiche egiziane, ecc.

Di qui la “scomunica” della bandiera iridata da parte della Chiesa. Un arcobaleno che, come abbiamo visto, non ha nulla a che vedere con il messaggio cristiano ma che, semmai, si pone concretamente contro di esso. Lo slogan secondo cui non esiste alcuna verità assoluta ben riassume lo spiritualismo New Age, una “religione” dove tutte le verità sono possibili e ugualmente valide, dove ciascuno può crearsi il proprio mondo e la propria verità.

Tuttavia, se osserviamo l’arcobaleno simbolo del Movimento, vedremo che esso presenta delle differenze rispetto alla bandiera a strisce colorate che ha invaso le case e le Chiese degli italiani. Quello del New Age ha i colori speculari, ovvero, il rosso si trova nella parte superiore e il blu/violetto in quella inferiore.

Pur rimanendo valida la visione dell’Agenzia Fides riguardo il fatto che, simbolicamente, la bandiera arcobaleno si presenti come una efficace conferma del sincretismo relativista dei nostri tempi, essa, in realtà, proprio a causa di questa disposizione opposta dei colori, potrebbe non derivare direttamente dall’arcobaleno New Age. In sostanza, se la bandiera della pace provenisse da quella dell’Era dell’Acquario, ne dovrebbe riprendere anche la sequenza cromatica (blu in alto-rosso in basso) e non porsi, come invece accade, contro di essa (rosso in alto-blu in basso).

Non ci resta, allora, che proseguire il nostro cammino alla ricerca delle possibili origini della bandiera in esame, concentrandoci su quella che proprio dalla corrente New Age prende il suo significato: la bandiera Rainbow Lgbt.

La bandiera Rainbow LGBT

La bandiera del Movimento Lgbt (Lesbico, Gay, Bisessuale, Transgender), così come indicato nel sito internet dell’Arcigay (www.arcigay.it), “ha la sua derivazione dalla filosofia spiritualista new age che vede l’arcobaleno come simbolo di pace e armonia, proprio come utilizzato nella Bibbia nel racconto mitologico del Diluvio universale”.

Sventolò per la prima volta il 25 giugno 1978 durante la Gay Freedom Day Parade di San Francisco. L’originale – che fu tinta a mano dall’artista californiano Gilbert Baker al quale era stata commissionata dalla comunità gay locale in cerca di un simbolo per rappresentarsi – “aveva otto strisce colorate orizzontali, ispirate al significato che ciascun colore aveva della simbologia new age: dall’alto in basso, rosa, rosso, arancione, giallo, verde, turchese, blu e viola. Il colore rosa rappresenta il sesso, il rosso la vita, l’arancione la guarigione, il giallo il sole, il verde la natura, il turchese l’arte, il blu l’armonia e il viola lo spirito.

Successivamente la bandiera subisce delle modifiche riducendosi alle attuali sei strisce. Vengono tolti il rosa-sesso a causa della difficoltà a reperire la stoffa di quel colore e il blu-armonia che la rendeva troppo scura. “La versione definitiva e tuttora universalmente utilizzata dal movimento LGBT mondiale è composta di sei strisce – dall’alto, rossa, arancione, gialla, verde, blu, e viola. I colori sono quindi posizionati in senso inverso rispetto alla bandiera della Pace.

Da alcuni anni Arcigay ha deciso di utilizzare la bandiera rainbow del movimento LGBT come sua bandiera, apponendo sopra le strisce centrali il logo dell’associazione, composto da un Pegaso stilizzato verde, grigio e nero su fondo bianco”.

Coerentemente con la credenza filosofico-spiritualista new age, cui la bandiera si ispira, ne conserva la sequenza cromatica (rosso in alto-blu/viola in basso), cosa che invece non accade nella bandiera della pace, come anche Arcigay osserva. Un’ulteriore conferma della opinabile origine teosofica e new age.

La bandiera di Bertrand Russel

Tra i possibili padri della bandiera della pace vi è annoverato anche il filosofo, matematico e pubblicista inglese Bertrand Russel (1872 – 1970) che deve la sua fama al premio Nobel per la letteratura ottenuto nel 1950, ma anche al forte impegno antimilitarista e pacifista. Russel, infatti, non si interessa solo di logica e matematica ma anche delle problematiche sociali, politiche e spirituali del tempo.

Il suo impegno civile si concretizza nella partecipazione ai movimenti di emancipazione della società e tramite la promozione dei valori quali la tolleranza, la pace e la libertà. Il matematico-filosofo si fa particolarmente notare in occasione della Campagna per il disarmo nucleare (CND), un’organizzazione fondata a Londra nel 1958; a tale scopo, nel 1963 istituisce la Bertrand Russell Peace Foundation, con l’intento di fermare la corsa agli armamenti.

È in occasione delle proteste antinucleari di quegli anni che avrebbe fatto la sua comparsa la bandiera a strisce colorate come simbolo di pace; in particolare durante la grande Marcia pacifista Aldermaston-Londra, organizzata nell’aprile del 1960, che ebbe eco in tutto il mondo.

Per avere un’idea colorata delle bandiere inglesi possiamo indirizzarci a quella introdotta in Italia da Aldo Capitini che proprio ad esse si ispira.

La bandiera di Aldo Capitini

Aldo Capitini (Perugia 1899 – 1968) fu filosofo, pedagogista e uomo politico italiano. Pur annoverandosi tra gli oppositori al fascismo non prese parte alla guerra partigiana, a seguito della visione nonviolenta della vita e della politica, che traeva ispirazione dalle teorie di Gandhi.

Dal 1944 promosse numerose iniziative allo scopo di diffondere un umanitarismo pacifista e socialista sia in ambito politico che religioso, due ambienti che riteneva necessitassero di una profonda riforma. Questa sua visione gli valse un progressivo isolamento dal mondo politico e l’opposizione della Chiesa la quale, tramite il Papa Pio XII, mise all’Indice il suo libro Religione aperta.

Vicino alle esperienze di Danilo Dolci e di don Milani, animò centinaia di incontri, seminari e iniziative editoriali; creò diverse organizzazioni a sostegno del pacifismo, della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza; e fu il promotore della Marcia per la Pace Perugia-Assisi che si svolse per la prima volta il 24 settembre 1961.

Fu per questa occasione che Capitini, rimasto positivamente impressionato dalla grande Marcia pacifista inglese – soprattutto per la numerosa partecipazione giovanile -, “importò” dall’Inghilterra, quale elemento simbolico di pace, la bandiera a strisce colorate che venne fatta cucire da alcune amiche di Perugia. Scrive Il Messaggero in un articolo del 25 settembre di quell’anno: “C’erano poi le bandiere, bandiere bellissime, quella della pace composta da sette strisce orizzontali con i colori dell’iride… Non si trovano queste bandiere in commercio e chi ha voluto sventolarne una alla marcia della pace se l’è dovuta confezionare a casa. I sette colori splendevano poi separatamente in altre immense bandiere di seta sulle quali campeggiava la parola pace” (Mario Martini, Fondazione Aldo Capitini).

Da allora, l’originale della bandiera, continua a sfilare in tutte le rievocazioni successive. È possibile reperirne l’immagine dal sito internet dell’Associazione Amici di Aldo Capitini (www.aldocapitini.it) in cui si vede il vessillo portato da Silvana Mencaroni a fianco di Anna Capitini

che ci permette di osservare come, anche in questo caso, non si tratti della madre di quella di cui ci stiamo occupando. Pur essendo i colori di una tonalità più scura e meno brillante, il vessillo-Capitini ha il rosso in alto e il blu/violetto in basso.

Altre bandiere, altri arcobaleni, altri significati

Ci sono altre ipotesi sull’origine dello stendardo. Qualcuno fa notare che è il simbolo della capitale dell’impero Inca: Cuzco. L’imperatore del tempo lo scelse perché ogni volta che pioveva si formavano in quella valle degli arcobaleni di particolare brillantezza. Altri spiegano che la bandiera è il simbolo del movimento delle cooperative (ICA, International Co-operative Alliance).

Oggettivamente l’arcobaleno è un simbolo bello, che piace e affascina. Non è un fenomeno localizzato, come potrebbe essere un’aurora boreale che si circoscrive alle sole regioni polari. È un fenomeno esteso. Lo si può vedere in cielo ma anche tra gli spruzzi di una cascata. C’è chi lo sceglie giusto per la sua bellezza, come il popolo Inca, e chi lo carica del significato che meglio rappresenta le sue idee. Nel caso citato del Movimento cooperativo le sette bande colorate potrebbero rimandare ai sette principi fissati in origine (1844) dai Pioniers, i tessitori di Rochadale in Gran Bretagna.

Se si va a scavare a fondo, indietro nella storia e tra altri popoli e civiltà, emergono altri utilizzi e significati del fenomeno ottico. Presso alcuni popoli primitivi, ad esempio, esso è concepito come segnale dell’Essere Supremo. Per i Neri del Congo e della Costa d’Avorio rappresenta il ponte tra il cielo e la terra lungo il quale sono discesi i primi uomini; al contrario di quanto pensano Indiani Tlinkit e Hawaiani, qui è il ponte sul quale salgono le anime al cielo. Talvolta è visto come figlio dell’Essere stesso o anche come serpente che sta sotto il suo sedile. Per altri popoli (Ewe e altre tribù africane, Caraibi, varie tribù dell’America Meridionale e dell’Australia) è spesso considerato un demone o una figura divina.

Tuttavia, non ha molto senso andare a spaziare su aree culturali e civiltà così distanti e diverse fra loro. Le differenze sono così tante che, anche se dovessero emergere alcune affinità, renderebbero insignificante qualsiasi analisi comparata. In ogni caso, le bandiere di Cuzco e del Movimento Cooperativo, hanno il solito arcobaleno con rosso in alto e blu/violetto in basso.

Non ci resta ora che considerare un ultimo stendardo, quello del pittore Tonino Milite. Sarà proprio questo che ci permetterà di giungere alle origini della bandiera in esame.

La bandiera di Tonino Milite

Della nascita di questa bandiera abbiamo modo di conoscere ogni dettaglio, Tonino Milite racconta come è nata l’idea, qual è il suo significato, il suo fine e come si è sviluppato il progetto.

Così spiega nel suo sito internet (www.toninomilite.it): “Nel 1980 decisi di portare mio figlio ad una manifestazione per la Pace che si svolgeva a Milano, in Largo Cairoli. C’erano diversi tipi di bandiere della pace, di differenti parti politiche, non ce ne era una che ci rappresentasse tutti. Così decisi di recuperare la sequenza cromatica dell’arcobaleno per dargli maggior vivacità e un formato diverso, tutto suo…”.

Al ritorno ne discute con il pittore e designer Bruno Munari del quale è allievo: “Munari è entusiasta, resta il problema della forma. Fedeli al loro afflato utopico decidono: non può quella delle bandiere rettangolari. Ci pensano su, si vedono la mattina dopo con i bozzetti: entrambi hanno pensato al trapezio rettangolo ‘per dare l’idea del movimento, della marcia’.” (Matteo Bandiera, articolo su Corriere Sette, 21 febbraio 2003, L’arcobaleno l’ho inventato io – L’ideatore del vessillo più discusso del momento racconta la sua storia).

Procede quindi all’elaborazione del Progetto per una bandiera internazionale della pace:

1981. […] Una particolare sequenza cromatica, un piccolo, immateriale arcobaleno, delicato miraggio atmosferico. La sequenza cromatica è così composta: [dall’alto in basso]: fucsia, arancione, giallo oro, giallo limone, verde primavera, turchese, violetto. I colori più chiari, ‘leggeri’ e ‘caldi’ si trovano in alto, sopra la banda del giallo limone, che ora fa da centro irradiante. I colori più scuri, sentiti come più ‘pesanti’, si trovano sotto di essa e fanno da base alla sequenza. Al posto del poco delicato rosso vermiglio, o del carminio, abitualmente utilizzato, si è inserito un tono chiaro di fucsia. Tra l’arancio e il giallo limone si è aggiunto il giallo oro. Al verde prato si è preferito un tono chiaro di verde primavera. Si è sostituito il celeste con un turchese chiaro, e si è conservato il violetto. Si è, invece, scelto di fare a meno dell’indaco perché troppo cupo. Il formato. Tranne qualche eccezione, la forma rettangolare è usata per le bandiere dei vari Stati nazionali. Questa bandiera ha il formato del trapezio rettangolo: la scelta vuole essere un piccolo ma significativo segnale della sua vocazione a porsi come sovrannazionale. Il lato opposto a quello ‘all’asta’ è, dunque, leggermente obliquo e rende un po’ più corta la banda del colore fucsia…”.

Nello stesso anno ne deposita la sequenza cromatica.

Riepilogando: la bandiera di Tonino Milite ha la forma di trapezio e non di rettangolo – per rendere il senso della marcia e per darle un carattere sovrannazionale -, la sequenza rosso in alto-blu/violetto in basso e non contiene nessuna scritta pace.

Così termina l’intervista al pittore su Corriere Sette: “L’unico rammarico di Milite è nella circolazione ‘parallela’ di un’altra bandiera successiva. ‘Simile, che io ritengo carina ma concettualmente sbagliata’. Perché? ‘Perché ha colori più forti, e una scritta, pace, che la lega alla nazionalità’. L’’imitazione’ è dell’82, disegnata dalla federazione del Pci di Milano in vista di una manifestazione con Berlinguer. Misero la scritta per via della tv in bianco e nero’”.

Milite parla proprio della bandiera di cui stiamo cercando le origini additandola come “imitazione” della propria.

L’appropriazione di paternità della bandiera arcobaleno, da parte di Milite, dà inizio a un acceso dibattito. Da più parti si levano voci che fanno notare al pittore come l’uso dell’arcobaleno in uno stendardo risalga a tempi remoti e che, già molto prima di lui, c’era chi lo aveva pensato come simbolo di pace da sventolare durante le manifestazioni. Con un articolo sulla rivista Nuova Meta, Milite risponde:

A proposito di bandiera della pace: qualcuno, recentemente, ricordava i vessilli iridati inca, e sembra logico supporre che l’idea di sintetizzare l’arcobaleno con delle bande colorate sia quasi antica come la nostra specie. Fa bene comunque l’onorevole Aldo Giacché a ricordare (Sette n. 13) che delle bandiere iridate, con o senza la scritta ‘pace’, furono prodotte nel 1949 in seno all’Alleanza giovanile per la pace, dando inizio (forse contemporaneamente agli esemplari del Movimento cooperativo già da me ricordati, su Sette n. 8) a una tradizione che, passando per quelli che Aldo Capitini esponeva nelle marce Perugia-Assisi, è pervenuta fino alle bandiere attuali. Dalla mia particolare sequenza cromatica, proposta nel 1981, nascono Bandiere internazionali della pace che non vogliono essere vistosi oggetti per un arredo urbano, ma sperano di dare, soprattutto, l’impressione di un reale frammento d’arcobaleno. Rubens per esempio nel 1636 ne dipinse uno addirittura monocromo. Mi piace pensare che puntasse a mettere più in evidenza la struttura a ponte del fenomeno, simbolo di un ripristinato e più laico collegamento tra due luoghi distanti tra loro, qui sulla terra. Così non me la sono sentita di piazzare una scrittona ‘pace’ in mezzo alla sequenza arcobaleno; per non relegare il vero protagonista al ruolo vicario di sfondo colorato. La mia versione ha, inoltre, il formato a trapezio rettangolo, a sottolineare la sua vocazione sovranazionale, differendo da tutte le bandiere degli Stati nazionali che, tranne qualche eccezione, hanno la forma rettangolare. Sbandierarla per credere…”.

In definitiva, non è dalla bandiera di Tonino Milite che deriva quella con la scritta “Pace”, tuttavia ora abbiamo trovato dove è nata e chi l’ha progettata.

La bandiera arcobaleno con la scritta bianca “PACE”

La bandiera è stata disegnata nel 1982 dalla Federazione del Partito Comunista Italiano di Milano, in vista di una manifestazione con Enrico Berlinguer. La scritta bianca “Pace” sarebbe stata inserita per via della tv in bianco e nero, visto che i televisori a colori non si erano ancora diffusi su larga scala. Tuttavia, in base a quanto afferma l’onorevole Aldo Giacché e Tonino Milite conferma, già nel 1949 furono prodotte – all’interno dell’Alleanza dei giovani comunisti per la pace – delle bandiere iridate sia con la scritta, che senza.

Ora non ci resta che cercare la conferma visiva per verificare la sequenza delle strisce colorate

… ma in un mondo in bianco e nero l’operazione non è così semplice. Solo quando si passa al colore

non abbiamo più dubbi. Dietro alla figura di Enrico Berlinguer c’è proprio lei: la bandiera arcobaleno con il rosso in basso, il blu violetto in alto e la scritta “Pace” al centro!

Prima, però, di passare ad una analisi sulla ricerca fin qui compiuta, è necessario considerare altri due arcobaleni: il fenomeno ottico e quello della Bibbia.

L’arcobaleno

L’arcobaleno è un fenomeno di ottica atmosferica che si presenta come una serie di archi luminosi circolari, colorati, concentrici e con centro sul raggio che dal sole passa per l’occhio dell’osservatore.

Il fenomeno è dovuto alla rifrazione della luce attraverso le gocce d’acqua diffuse nell’atmosfera. È perlopiù visibile in estate quando il sole ha sull’orizzonte un’altezza minore di 42°; diversamente i raggi rifratti non potrebbero giungere all’occhio dell’osservatore. Le leggi fisiche che lo determinano fanno sì che ogni osservatore veda il suo arcobaleno in quanto, i raggi che giungono in punti diversi di osservazione, provengono da punti distinti.

I colori sono quelli dello spettro solare e si succedono dal rosso (posto sopra, all’esterno) all’azzurro e violetto (posto all’interno, verso il centro). Questo arcobaleno è detto primario. In casi rari ed eccezionali, può apparire sopra questo arco un secondo arcobaleno, chiamato secondario, dai colori molto attenuati e disposti in ordine inverso. Tuttavia quando si parla di arcobaleno, ci si riferisce sempre al consueto primario.

L’arco iridato, altri non è che la scomposizione della luce. Solitamente percepita come bianca, essa si compone di diversi colori, sintetizzabili in sette tonalità diverse. Da questo punto di vista, tra tutte le bandiere qui considerate, quella del pittore Tonino Milite è la più realistica, quella che più di tutte si avvicina alle tonalità del fenomeno ottico.

L’arcobaleno della Bibbia

Poi Dio disse a Noè e ai suoi figli: ‘Quanto a me, ecco che io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, e con ogni essere vivente che è con voi: con gli uccelli, con il bestiame e con tutte le fiere della terra che sono con voi, da tutti gli animali che sono usciti dall’arca a tutte le fiere della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: nessun vivente sarà più distrutto a causa delle acque del diluvio, né più verrà il diluvio a devastare la terra’.

Poi Dio disse: ‘Questo è il segno dell’alleanza che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future: io pongo il mio arco nelle nubi, ed esso sarà un segno di alleanza fra me e la terra. E quando io radunerò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, allora mi ricorderò della mia alleanza, che è tra me e voi e ogni essere vivente in qualsiasi carne: le acque non diverranno mai più diluvio per distruggere ogni carne. L’arco apparirà nelle nubi e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere vivente in ogni carne che è sulla terra’.

Poi Dio disse a Noè: ‘Questo è il segno dell’alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra’.” (Gn 9,8-17).

Scrive Gianfranco Ravasi (La Bibbia per la famiglia, San Paolo, Milano, 1993): “Nelle parole di Dio si nota un’insistenza particolare sul tema del ‘segno dell’alleanza’ [la parola “alleanza” ricorre ben sette volte], dell’alleanza stessa e dell’’arco nelle nubi’. […] Attraverso questo simbolo la Bibbia vuole esprimere il dialogo e l’alleanza che intercorrono tra Dio e l’intera umanità. È quella che si potrebbe chiamare ‘la rivelazione e la salvezza cosmica’”.

La storia di Noè è il primo testo biblico in cui Dio stipula un’‘alleanza’ con l’uomo… Il legame che si stabilirà poi in modo intenso con Abramo e quindi con Israele è qui anticipato: tutta l’umanità ha un vincolo profondo col Creatore; anzi, tutto l’essere è unito a Dio attraverso un impegno di solidarietà e di salvezza. Infatti, il Signore promette di tutelare la sua creazione, anche se in essa talora affiora il male. […] per Noè e per l’intera umanità il segno è cosmico ed è l’arcobaleno che sfolgora nel cielo dopo il diluvio”.

L’arcobaleno non viene creato dal nulla, Dio si serve di due degli elementi della Creazione (la luce e l’acqua) che combinati insieme, in un certo modo e a certe condizioni, danno vita al meraviglioso spettacolo multicolore, che altri non è che la rappresentazione della luce stessa. Quella luce che rimanda al primo giorno, quando tutto ebbe inizio (“Vi sia la luce”, Gn 1,3) ed era cosa buona. Può dunque il Signore distruggere ciò che aveva creato buono e molto buono nel caso dell’uomo? Può forse Dio contraddire se stesso e cambiare idea? Certo che no, tuttavia, la bontà della Creazione, non esclude la giustizia divina, Dio non è indifferente al bene e al male, e “l’arca è come l’area della salvezza in cui entrano coloro coi quali Dio ha un legame di comunione”, un’“alleanza”, appunto.

Il Dio della Bibbia non è un dio guerriero che prima crea cose buone e poi dichiara guerra e distrugge, ma un Dio che lascia liberi e che, su questa libertà, esercita giustizia e misericordia in un equilibrio perfetto. Dal punto di vista di Dio, quindi, l’arcobaleno non è un simbolo di pace, ma una conferma della benedizione delle origini, nonostante, nel frattempo, il male abbia fatto il suo ingresso nella Storia e le abbia compromesse. È la promessa di una stabilità delle strutture della Creazione, una garanzia che la terra sarà uno spazio abitabile per la vita, che ciò che è stato creato buono e molto buono andrà avanti, nonostante il male, nonostante tutto… fino alla fine dei tempi quando grano e zizzania saranno separati per sempre.

Il fenomeno dell’arcobaleno quale simbolo di pace risale al mondo antico: “‘Arcobaleno’ e ‘arco’ in ebraico si indicano con lo stesso termine. Nel mondo antico l’arcobaleno era infatti considerato l’arco degli dèi. Quando compariva, al termine delle piogge violente, indicava che gli dèi avevano cessato di combattere, deponendo l’arco. Per questo era comunemente ritenuto un segno di pace”.

Leggiamo le bandiere

Michel Pastoureau (I colori del nostro tempo, A. Salani, Milano, 2010) ci insegna che “una bandiera non è mai neutra”, “una bandiera non è mai muta”. Ogni bandiera ha sempre un significato da trasmettere che va ricercato a partire dal contesto storico in cui è nata e nel senso che le è stato attribuito da chi l’ha ideata “perché l’emblematica non si riduce mai a un puro sistema semiologico, privo di spessore storico antropologico. E questo sembra essere particolarmente vero per quanto concerne la nascita delle bandiere”.

Pastoureau ci dice, inoltre, che “una bandiera non è mai isolata. Da sola, infatti, non ha alcun significato e assume pienamente il suo senso soltanto quando viene associata o opposta a un’altra bandiera”. Quindi, ogni bandiera è in connessione a un’altra con la quale ha “relazioni di associazione, opposizione e posizionamento”. “Isolatamente perde il suo significato”, ma collegata a un’altra diventa “un simbolo dinamico”, mostrandone accordo o ribellione.

Utilizzando gli insegnamenti di Pastoureau iniziamo col sottoporre le bandiere della nostra ricerca ad un confronto grafico. Ne ricaviamo che:

  • Le bandiere sono tutte costituite da un arcobaleno reale, ad eccezione di quella con la scritta pace che ha sullo sfondo un arco iridato al contrario.
  • L’unica bandiera con la scritta pace è quella con l’arcobaleno rovesciato, nata in seno alla Federazione del Partito Comunista Italiano di Milano che, in quella occasione, ha graficamente suggellato una tradizione che – all’interno dei movimenti pacifisti – da fenomeno sporadico, era diventato abituale. Infatti, bandiere con la scritta “Pace” erano già state prodotte in seno all’Alleanza dei giovani comunisti per la pace, e anche durante la marcia Assisi-Perugia erano state viste immense bandiere iridate sulle quali campeggiava la parola pace.

Mentre, ad un confronto storico/antropologico, osserviamo che:

  • Tutte le bandiere che hanno l’arcobaleno realistico sono comunque nate in contesti alternativi quando non anche in opposizione al cristianesimo. Restano escluse la bandiera Inca, quella dell’ICA e gli arcobaleni di altri popoli e civiltà, che – come abbiamo già osservato – non sono significativi per la nostra analisi.
  • Anche la bandiera con l’arco ribaltato è nata in un contesto analogo.

Pur con diverse sfumature storiche e culturali c’è, quindi, un filo conduttore di accordo tra gli arcobaleni e le bandiere del New Age, del Movimento Lgbt e Arcigay, di Bertrand Russel, di Aldo Capitini e di Tonino Milite.

La bandiera con l’arcobaleno rovesciato, invece, si ribella, mostrando nella grafica una palese opposizione nei confronti di tutte le altre.

Vediamo più in dettaglio i modi e i contesti.

Dell’arcobaleno new age abbiamo già detto tutto all’inizio. È un arcobaleno che va dalla terra alla terra, che porta dall’uomo a Lucifero. La nuova Era dell’Acquario nasce in “alternativa” all’Età (cristiana) dei Pesci, ma nella pratica si concretizza in una vera e propria opposizione ad essa. Un bel minestrone l’Età dell’Acquario, vario e colorato… ma insipido, manca del sale del cristianesimo.

Il vessillo del Movimento Lgbt e Arcigay, si rifà direttamente a quello della cultura new age. Qui viene posto l’accento in particolare su quell’aspetto del pensiero “arcobaleno” che rimanda ad una comprensione di sé più androgina, in cui il maschile e il femminile vengono a fondersi, mescolarsi, finanche ad annullarsi, in un processo culturale di eliminazione delle (innegabili) differenze. “La Nuova Era che sta sorgendo sarà popolata da esseri perfetti e androgini, che domineranno completamente le leggi cosmiche della natura. In questo scenario, il cristianesimo dev’essere eliminato e lasciare il posto a una religione globale e a un nuovo ordine mondiale.” (Gesù Cristo portatore dell’acqua viva, Una riflessione cristiana sul “New Age”, Pontificio Consiglio per la cultura, Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso).

In sostanza, si può nascere maschio e divenire donna e viceversa, si può essere insieme donna e uomo, oppure si può scivolare verso una neutralità sessuale e divenire un “genere” che non coincida esattamente con il proprio sesso. L’arcobaleno rappresenta, appunto, questa diversità “creativa” e culturale; in palese opposizione con le Scritture e la Chiesa che pongono al centro della società la famiglia naturale e tradizionale, formata da un uomo e da una donna uniti nel vincolo matrimoniale.

Bertrand Russel fu il filosofo che diede impulso al neopositivismo – detto anche positivismo logico o empirismo logico -, quella corrente che attribuisce il primato alla scienza quale unica forma di sapere. Non una filosofia, quindi, che si occupi del senso ultimo delle cose, che si ponga quegli interrogativi che da sempre hanno caratterizzato la speculazione filosofica, ma un sistema di idee rigorosamente scientifico e di logica matematica. Uno scienziato agnostico, Russel, celebre polemista antireligioso che concretizzò in due libri – Perché non sono cristiano e Matrimonio e morale – l’avversione al cristianesimo e la difesa della libertà sessuale. Proprio a motivo delle sue idee, egli è considerato da molti il precursore dell’ateologia moderna. È da queste basi che nasce il Russel politico e pacifista. Un pacifismo logico-scientifico e agnostico che ruota esclusivamente intorno all’uomo e all’esperienza.

La bandiera di Aldo Capitini rimanda a quel socialismo liberale in cui egli si riconosce. Quella corrente politica che si percepisce come una forma di cristianesimo pratico, calato nella realtà, depurato dell’aspetto religioso, che ha tra i suoi fondamenti la lotta per la giustizia e la libertà. La sua bandiera ha, infatti, allo stesso tempo, una connotazione politica e una religiosa alla maniera del Satyagraha di Gandhi.

La Marcia per la pace e quindi la Nonviolenza – di cui essa è espressione – sarebbe dovuta divenire una questione politica che, nella prassi, si sarebbe tradotta nelle “questioni della giustizia sociale, delle disparità globali, del confronto fra le culture, dell’apertura religiosa e fraterna, in sintesi dello stato dei diritti umani nel mondo” (Mario Martini, Fondazione Aldo Capitini). Un pacifismo internazionale e universale, diverso da quello comunista che, frequentemente, finiva per strumentalizzarne le logiche. Un pacifismo rinnovato, allargato, costruito dal basso attraverso il potere di tutti, come allargata e aperta sarebbe dovuta divenire anche la religione.

Aldo Capitini “non è cristiano nel senso proprio del termine: cristiano è chi, sulla parola e per la testimonianza di Gesù di Nazareth, tramandata nella tradizione della fede, crede che Gesù è vero Dio e vero uomo, e crede nella intima uni-trinità di Dio rivelata da Gesù. Questo, nella religione aperta di Capitini, non c’è” (Enrico Peyretti, Aldo Capitini: l’idea di una religione aperta, relazione al Convegno di Studi, Torino 15-16 dicembre 1999). Dal Vangelo viene rimosso ogni aspetto religioso e il messaggio di Cristo diviene la base per la costruzione di un’etica pratica che si declina nell’agire bene e nel fare il bene. Un cristianesimo “del fare” che non riconosce un Dio incarnato e personale, perché l’Assoluto lo si può incontrare nell’apertura a tutti. Ci troviamo, qui, di fronte ad un amalgama tra Cristo del Vangelo e il Cristo Cosmico del New Age. Infatti, la Religione aperta del politico-filosofo si pone l’obiettivo di cercare una base comune a tutte le religioni e oltre tutte le religioni in un sincretismo che ritroviamo anche nell’arcobaleno dell’Età dell’Acquario.

Questo cristianesimo aperto, laico ed etico si scontra irrimediabilmente con la Chiesa cattolica, che il filosofo rigetta in toto, rifiutandone i dogmi, l’analisi teologica e la struttura gerarchica. Un cristiano anomalo, Aldo Capitini, senza Cristo, senza Dio e senza Chiesa, e la sua, una bandiera politica, di etica laicista, sincretista, utopica.

Per comprendere il significato della documentatissima bandiera di Tonino Milite ci affidiamo, di nuovo, alle sue parole. Nella premessa al Progetto per una bandiera internazionale della pace così scrive: “Rari gli arcobaleni, delicate congiunture, puri giochi tra acqua, luce ed aria. Solamente visibili. Inutile, anche se favoloso, il viaggio a toccarne le due estremità. Introvabili. Soggetti, forse, ad uno speciale principio d’indeterminazione, se esiste una fisica dei fantasmi atmosferici. Imprevedibili, effimeri. Non serve chiamarsi Noè, e galleggiare sul mare diluviano, per farne esperienza. Ne ho visti apparire dopo scrosci brevi, da contemplarsi in silenzio, che una voce potrebbe dileguarli […] Se divenni pittore, può darsi fosse per trovare una via di scampo. Pensavo che il gioco e il caso sono gli ultimi Paradisi del Dio. Vivere è scambiarsi colori, mi ripetevo. Un giorno d’aprile assistei all’apparizione di un arcobaleno”.

L’arcobaleno di Milite viene immediatamente depurato da qualsiasi riferimento biblico e senso religioso, il suo è un fantasma atmosferico, indeterminato, imprevedibile, effimero, un gioco del caso, dalle estremità introvabili, sospeso, che dal vuoto, per scherzo, arriva e nel vuoto ritorna, scompare, è un miraggio, un’illusione.

Quando più avanti descrive l’arcobaleno monocromo di Rubens auspica che quel bianco avorio sia per mettere “più in evidenza la struttura a ponte del fenomeno, simbolo di un ripristinato e più laico collegamento tra due luoghi distanti tra loro, qui sulla terra”. L’arco iridato gli pare, alla fine, fin troppo religioso, troppo biblico e allora viva Rubens e il suo laico arcobaleno! Invece, è vero il contrario. Proprio l’utilizzo di quel bianco avorio, fa dell’arcobaleno di Rubens, il più religioso di tutti, quello che più rappresenta la scena biblica. Infatti, se proprio volessimo riassumere la vicenda con un colore simbolico, questi non potrebbe essere che il bianco, quello della luce, di cui l’arcobaleno è una creativa rappresentazione. Un bianco rafforzato da quell’altro soggetto che è diventato simbolo di pace: la colomba, quasi a preannunciare il meraviglioso spettacolo che di lì a poco sarebbe avvenuto. Noè manda la colomba bianca per verificare se la Creazione sia ancora cosa buona, se la vita sia ancora possibile e Dio risponde di sì, che non ha cambiato idea. La benedizione delle origini viene riconfermata con il colore della luce, la prima realtà creata.

Del resto Noè, aveva con sé nell’arca anche altre specie di volatili, altre opzioni. Avrebbe potuto mandare un Lorichetto noto per il suo vivacissimo piumaggio, o un Diamante di Gould – chiamato così in onore del pittore e naturalista John Gould – dalle piume così variopinte che potrebbero rivaleggiare con la tavolozza di un pittore; o meglio ancora una Tanagra dai sette colori, quale miglior uccello di questo per annunciare l’arcobaleno? Il colore bianco ha il suo perché, non è scelto a caso, ma questo risulta impercettibile a chi ha fatto del Caso il proprio dio.

Milite ci dice che la sua vuole essere una bandiera sovrannazionale, che rappresenti tutti, al di là dei credi politici e religiosi, una bandiera che ricordi un reale frammento di quel fantasma che è l’arcobaleno… e, in effetti, ci riesce. Il suo è un arcobaleno ateo che viene dal Caso e nel Nulla ritorna, un miraggio, come la sua bandiera, scomparsa, caduta nell’oblìo, prepotentemente soppiantata da quell’altra.

La bandiera che ha rifiutato Dio

I vessilli con l’arcobaleno reale hanno una caratteristica comune: le strisce colorate significano inglobare, unire le differenze, rappresentare tutti. Da questo punto di vista sono, in un certo senso, tutti figli del New Age, con un po’ più di “sesso” nel Movimento Lgbt, più agnosticismo in Russel, più etica laicistica in Capitini, più ateismo in Milite. L’Agenzia Fides, quindi, coglie nel segno quando evidenzia il senso sincretistico dell’arcobaleno, sincretismo che, tuttavia, la bandiera con la scritta pace non possiede.

L’arcobaleno rovesciato e relegato sullo sfondo è un chiaro segnale di opposizione a queste bandiere, di distinguersi da esse, di prendere le distanze da tutti quegli stendardi di pace “globale”, per riaffermare una e una sola idea, una pace ricondotta entro le ideologie di partito; un’operazione, questa che, prima Capitini (includendo tutti) e poi Milite (escludendo tutti) – tutto e niente sempre si equivalgono -, avevano cercato di scongiurare con le loro bandiere universali.

Proprio Milite, commentando la bandiera del Partito Comunista, dirà: “carina ma concettualmente sbagliata, perché ha colori più forti, e una scritta, pace, che la lega alla nazionalità”, e rapportandosi alla sua: “Così non me la sono sentita di piazzare una scrittona ‘pace’ in mezzo alla sequenza arcobaleno; per non relegare il vero protagonista al ruolo vicario di sfondo colorato”. Con buona pace di Milite, la bandiera comunista, il concetto ce l’ha eccome! Vincolare la pace alle logiche del partito, di quel Partito Comunista che – all’epoca ancora filosovietico (il muro di Berlino crollerà otto anni dopo), sebbene c’era chi avesse già iniziato a prendere le distanze dalla Russia – ha rigettato la fede in Dio e proclamato la fede nell’uomo.

La bandiera della pace va oltre la sola opposizione concettuale espressa dalle altre, realizzando anche nella grafica la sua avversione. Quell’arcobaleno rovesciato è anche e particolarmente opposizione all’arcobaleno biblico. È una bandiera che al “patto” di Dio, dice “no grazie, facciamo da soli”. L’arcobaleno viene rigettato, rimandato indietro, rispedito al mittente, ribaltato e relegato sullo sfondo. In primo piano c’è la PACE che l’uomo scrive da sé, la pace non come la dà Cristo ma come la dà il mondo, che vede nell’uomo e solo nell’uomo il principio e la fine di tutto: luce a se stesso.

E allora la vedi questa pace autosufficiente come sventola nelle piazze. Pronta a infiammarsi (giustamente) contro le guerre americane e omertosamente muta quando sono i cristiani ad essere perseguitati e uccisi. Pronta a stracciarsi le vesti contro le reazioni Israeliane, e silente quando è il Governo palestinese a fare la sua parte. Li vedi questi pacifisti che, mentre sventolano la bandiera nei cortei, urlano parole violente e volgari al “nemico”, con i sassi e le spranghe spaccano le vetrine dei negozi e bruciano le automobili.

Una pace relativa, parziale, ingiusta che, da un lato, si oppone (giustamente) alla pena di morte e, dall’altro lato, tira sedie alle conferenze contro chi si appresta a difendere gli embrioni umani. Una pace politica che considera ingiusto uccidere “i nati”, ma un diritto uccidere i “non-ancora-nati”. Che vorrebbe liberare il mondo dalle guerre (alcune guerre) ma poi promuove l’introduzione di nuovi preparati abortivi per alimentare il genocidio nei grembi. Che mentre si oppone agli ogm negli alimenti e alle sperimentazioni animali, autorizza ogni genere di manipolazione sull’uomo e sui suoi piccoli (gli embrioni); che mentre estende le libertà individuali all’infinito, scardina la famiglia naturale e promuove l’eutanasia.

Le guardi queste bandiere ipocrite e ti chiedi: che cosa c’entrano con le nostre Chiese? E il cuore ti si riempie di tristezza nel vedere quegli arcobaleni rispediti al mittente e quel Dio rigettato, davanti agli ingressi, vicino agli altari e alle croci. Con quei colori, non tenui e trasparenti come negli arcobaleni veri, ma aggressivi e violenti, che martoriano le retine, disturbano la liturgia, volgarizzano gli ambienti, niente a che vedere con i giochi di luce delle finestre e delle vetrate colorate, quelli sì, che ricordano l’arcobaleno!

Quelle bandiere con quella scritta pace, quando la Pace è già stata scritta nella Croce. Non nel bianco di una parola, ma dalla Luce benedetta delle origini che, passando per l’Alleanza diluviana, ha trasfigurato la Croce, con la Resurrezione di un Dio incarnato per amore!

Sembra di sentirle, quelle voci cattoliche che, mentre sventolano la bandiera iridata nelle piazze, invitano i partiti a non strumentalizzare la pace. In realtà è vero il contrario: sono i cattolici che stanno strumentalizzando la bandiera, caricandola di un significato che non ha mai avuto e non ha.

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