La legalizzazione dell’aborto tutela la salute delle donne?

Il più noto tormentone abortista, come ogni pro-life ben sa, riguarda la salute della donna; non puoi mettere in dubbio la liceità dell’aborto di Stato che vieni letteralmente sommerso dalle ingiurie più turpi, dall’inciviltà al maschilismo, dal cinismo alla misoginia. E pensare che gli argomenti per convincere i sostenitori dell’aborto che la pratica che difendono è, in assoluto, quella più ostile alla salute delle donne, abbondano. Anzitutto si potrebbe osservare come l’interruzione volontaria di gravidanza, molto spesso, impedisca alle donne di nascere: solo in Asia, a causa dell’aborto di massa, mancano all’appello 160 milioni di bambine[1]; il che, si stima, genererà presto uno squilibrio il cui esito sarà, per tanti milioni di giovani, l’impossibilità di sposarsi.

In secondo luogo, andrebbe ricordato che consentire ad una donna di abortire, di fatto, significa esporla ad un trauma di portata decennale: la sindrome post-aborto. A confermarlo, manco a dirlo, sono proprio studi condotti da donne: la dottoressa Everett Koop, incaricata da Reagan di fare chiarezza sugli effetti dall’aborto, coordinò uno studio monumentale incontrando 27 gruppi fra filosofi, sociologi, medici e altri professionisti interessati al problema dell’aborto, intervistando donne che avevano abortito ed eseguendo un’accurata revisione di più di 250 studi in letteratura pertinente all’impatto psicologico dell’aborto. Le conclusioni della dottoressa furono drammaticamente chiare: l’aborto ha impatti psicologicamente devastanti sulle donne [2]. Complessivamente, danni che l’aborto provoca alle donne si articolano in disturbi emozionali, fobico-ansiosi, neurovegetativi, della comunicazione, dell’alimentazione, del sonno, del pensiero, della sfera sessuale. Da non sottovalutare, infine, le pulsioni suicide [3].

Ovviamente ci sono anche critici che, non senza arroganza, mettono in dubbio l’esistenza di questa sindrome, collegandola ad una non meglio precisata strategia mediatica del fronte anti abortista. Un esempio di analisi, a questo riguardo, l’ha offerta il New York Times, con l’articolo di Emily Bazelon del 21 gennaio 2007[4]. Tuttavia, conoscendo l’abilità propagandistica di cui quotidiani come il NYT, anche recentemente [5] , hanno dato prova, non ci soffermiamo – sperando nella clemenza del lettore – su queste fantasie giornalistiche.

Un terzo, rilevante elemento che de-costruisce senza mezzi termini la fondatezza delle accuse di odio per le donne che vengono mosse a chi contrasta la legalizzazione dell’aborto, ci giunge dai dati sulla mortalità materna pubblicati, tra gli altri, dall’Unicef in un Rapporto del 2005. Trattasi di dati molto interessanti, che mettono in luce come in Paesi dove l’aborto è limitato muoiono meno donne, a differenza in quelli dove, invece, l’interruzione volontaria di gravidanza risulta più de-regolamentata e accessibile. Lo dimostra il fatto che, per stare all’Europa, in Francia e Inghilterra si verificano 8 morti materne ogni 100.000 nativi vivi, mentre in Irlanda appena una. Lo stesso fenomeno si può riscontrare per i paesi più arretrati: in Uruguay ci sono 20 morti materne ogni 100.000 nati, mentre a Cuba questo numero sale a 45 [6]. Particolarmente significativo, inoltre, è il caso dell’Etiopia, dove, con la legalizzazione dell’aborto, la mortalità materna è addirittura triplicata [7].

Facile, a questo punto, l’obiezione abortista: ma invece in Italia, grazie anche alla contraccezione, gli aborti calano! Ora, a parte che è stato dimostrato da un lungo e recente articolo pubblicato sulla rivista della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia come la contraccezione non solo non riduca, ma persino incentivi gli aborti [8], l’esempio italiano dimostra che mentre nel 1979, al primo anno dalla legalizzazione, si registrarono 187.752 aborti, prima di iniziare lentamente a diminuire, per i successivi sette anni, questi aumentarono e si stabilizzarono sui 200.000 all’anno. Posto poi che l’aborto clandestino non è mai scomparso [9], il tanto osannato “calo” si verificò solo col manifestarsi sovrapposto di altri due fenomeni, spesso sottovalutati: la diminuzione della fertilità e la crescita esponenziale dell’uso della pillola del giorno dopo: ogni anno se ne vendono 370.000 confezioni. A confermare come la 194 non abbia affatto ridotto gli aborti, uno studio ha messo in luce come 1 donna su 3 di quelle che hanno abortito ha dichiarato che, senza questa Legge, si sarebbe tenuta il suo bambino [10].

Dato che parliamo di 194, dobbiamo poi ricordare come, all’approvazione di questa legge, si supponesse che nel giro di pochi anni gli aborti spontanei sarebbero diminuiti. Ebbene, è successo l’esatto contrario: secondo i dati Istat nel 1987, 3,96 donne su 1.000 in età feconda avevano avuto un aborto spontaneo. Lo stesso tasso, nel 2006, è salito a 5,22: un drastico peggioramento. Quanto poi al significativo rapporto tra nati e vivi, in Italia, si è registrato, anche qui, un netto peggioramento: se nel 1978, anno dell’entrata in vigore della 194, nacquero 720.822 bambini e gli aborti (tutti clandestini) furono, esageriamo, 150.000 (un aborto ogni 4,8 nati), nel 2006 i nati sono stati 554.000, gli aborti legali 133.031 e quelli clandestini, dicono le stime minime, 20.000. Quindi, nel 2006, si è verificato un aborto ogni 3,6 nascite.

Decisamente illuminante è poi la considerazione che, a proposito della legalizzazione dell’aborto, fa Sgreccia:”La constatazione anche a livello europeo è che la legge non elimina l’aborto illegale ma, talora, lo aumenta e si capisce anche il motivo o la serie di motivi: la clandestinità non dipende soltanto né primariamente dal timore della punizione inflitta dallo Stato, ma da ragioni di segretezza familiare e sociale che la legge non può tutelare: concepimento dovuti all’adulterio, concepimenti in donne non sposate e giovanissime. Inoltre, una volta ammesso dalla legge che una persona può eliminare il feto alla luce del sole, non si capisce più perché non si possa compiere la stessa cosa nel segreto di un ambulatorio o di una casa, qualora sia stato messo da parte il valore morale”[11]

Concludiamo ricordando che chi accusa gli anti abortisti di battersi contro la salute delle donne mente, oggi come ieri. Prima che l’Italia legalizzasse l’aborto si diceva che morissero, nel nostro paese, da 20 a 25 mila donne per aborto clandestino: una strage. Se fosse stato vero. Perché se si consulta il Compendio Statistico Italiano del 1974, vi si può leggere come in Italia, in quell’anno, fossero morte 9.914 donne tra il 14 e i 44 anni, e cioè in età feconda. E di queste solo 409 per cause legate alla maternità, alla gravidanza e al parto, quindi non tutte, ovviamente, provocate dall’aborto clandestino[12]. Si mentiva allora e si mente oggi pur di nascondere una grande, scomoda verità: legalizzare l’aborto non serve a contrastarlo, ma solo ad illuderci che si tratti di una questione chiusa. Mentre non lo è affatto.

Note

[1] Particolarmente pungente, a questo riguardo, il titolo di sette anni fa col quale l’insospettabile Financial Times dava finalmente risalto ai 163 milioni di bambine mai nate in Asia: “Dove sono andate a finire tutte le ragazze?” [2] Cfr. Koop CE: Postabortion sindrome: mith or reality? Health Matrix 1989 Summer , 7(2): 42-4 [3] Cfr. Fergusson D, Horwood LJ, Ridder E: Show the child at seven II : Childhood intelligence and later outcomes in adolescence and young adulthood. J of Child Psychiatry and Psycology 2005 Aug ; 46 (8) : 850-8 [4] http://www.nytimes.com/2007/01/21/magazine/21abortion.t.html [5] Si pensi agli attacchi strumentali a Benedetto XVI sulla questione della pedofilia, sulla natura dei quali è possibile trovare accurati approfondimenti in AA.VV. Indagine sulla pedofilia nella Chiesa, Fede & Cultura, Verona 2010 [6] Maternal Mortality in 2005 Estimates developed by WHO, UNICEF, UNFPA and The World Bank http://www.who.int/whosis/mme_2005.pdf [7] Cfr. Puccetti R, Noia G, Del Poggetto Mc, Di Pietro M L: Aborto farmacologico: risposta a Parachini e coll. “Bioetica” 3 A/2009; 665-674: 673 [8] Cfr. Puccetti R, Di Pietro M L, Castigliola V, Frigerio L: Prevenzione dell’aborto in occidente: quanto conta la contraccezione?, “Italian Journal of Gynaecology & Obstetrics” 2009: 21(3): 164-78 [9] L’ultima relazione ministeriale, i cui esiti sono stati resi pubblico lo scorso marzo, stima, molto prudenzialmente, gli aborti clandestini in 20.000 all’anno [10] Cavanna – Gius, “Maternità negata Ricerca su vissuti e atteggiamenti nell’IVG”, Giuffrè, 1988 [11] E. SGRECCIA, Manuale di bioetica Volume I, Vita e Pensiero, Milano 2006, p. 454 [12] Cfr. C. Casini, A trent’anni dalla Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, Cantagalli, Siena 2008, p.25

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