L’attualità di Papini

 



"Uomini: diventate atei tutti, fatevi atei subito! Dio stesso, il vostro Dio, Iddio vostro figlio, ve ne prega con tutta l’anima sua!", così Giovanni Papini



nella sua opera “Le memorie di Iddio” del 1911, composta all’età di 30 anni…

Due anni dopo, sulla rivista da lui fondata, L’Acerba, rincara la dose con un articolo ancora più cattivo, intitolato ‘Cristo peccatore’. In quelle pagine egli insultò Cristo con termini volgari e irripetibili, al punto tale che l’arcivescovo di Firenze proibì ai fedeli la lettura della rivista e contro l’autore venne intentato un processo (nel quale fu assolto) per oltraggio alla religione. Tra il 1919 e il 1921 avviene l’incontro con il Risorto, incontro che lo porterà a scrivere:“E sia la tua volontà ora e sempre, in cielo e sulla terra.”

Il suo amore per Cristo viene riversato in un’opera, definita entusiasmante dallo stesso Benedetto XVI, la “Storia di Cristo”. La pagina introduttiva del libro resta di un’attualità sconcertante, leggere per credere.

 

“Da cinquecent’anni quelli che si dicono “spiriti liberi” perché hanno disertato la Milizia per gli Ergastoli smaniano per assassinare una seconda volta Gesù. Per ucciderlo nel cuore degli uomini. Appena parve che la seconda agonia di Cristo fosse ai penultimi rantoli vennero innanzi i necrofori. Bufoli presuntuosi che avevan preso le biblioteche per stalle; cervelli aerostatici che credevano di toccare le sommità del cielo montando nel pallon volante della filosofia; professori insatiriti da fatali sbornie di filologia e metafisica si armarono – l’Uomo vuole – come tanti crociati contro la Croce. Certi frottolanti svolazzatoi fecero vedere in candela, con una fantasia da far vergogna alla famosa Radcliffe, che la storia degli Evangeli era una leggenda attraverso la quale si poteva tutt’al più ricostruire una vita naturale di Gesù, il quale per un terzo profeta, per un terzo negromante e per quell’altro terzo arruffapopoli; e non fece miracoli, fuor della guarigione ipnotica di qualche ossesso, e non morì sulla Croce, ma si svegliò nel freddo della tomba e riapparve con arie misteriose per far credere d’esser risuscitato. Altri dimostravano come quattro e quattro fa otto, che Gesù è un mito creato ai tempi d’Augusto e di Tiberio e che tutti gli Evangeli si riducono a un intarsio inabile di testi profetici. Altri rappresentarono Gesù come un eclettico venturiero, ch’era stato a scuola dai Greci, dai Buddisti, dagli Esseni e aveva rimpastato alla meglio i suoi plagi per farsi credere il Messia d’Israele. Altri ne fecero un umanitario maniaco, precursore di Rousseau e della divina Democrazia: uomo eccellente, per i suoi tempi, ma che oggi si metterebbe sotto la cura d’un alienista. Altri infine, per farla finita per sempre, ripresero l’idea del mito e a forza di almanaccamenti e comparazioni conclusero che Gesù non era mai nato in nessun luogo del mondo. Ma chi avrebbe preso il posto dello Sbandato? Profonda ogni giorno di più era la fossa eppure non riuscivano a sotterrarcelo tutto. Ed ecco una squadra di lampionai e riquadratori dello spirito a fabbricare religioni per il consumo degli irreligiosi. Per tutto l’Ottocento le sfornarono a coppie e mezze dozzine per volta. La religione della verità, dello spirito, del proletariato, dell’eroe, dell’umanità, della patria, dell’impero, della ragione, della bellezza, della natura, della solidarietà, della potenza, dell’atto, della pace, del dolore, della pietà, dell’io, del futuro e via di seguito. Alcune non erano che raffazzonamenti di Cristianesimo senza Dio; le più eran politiche o filosofie che tentavano di mutarsi in mistiche. Ma i fedeli eran pochi e stracco l’ardore. Quelle ghiacciate astrazioni, benché sostenute talvolta da interessi sociali o da passioni letterarie, non riempivano i cuori dai quali si era voluto scerpare Gesù. Si tentò, allora, di accozzare dei facsimili di religioni che avessero, meglio di quelle altre, ciò che gli uomini cercano nella religione. I liberi muratori, gli spiritisti, i teosofi, gli occultisti, gli scientismi credettero di aver trovato il surrogato infallibile del Cristianesimo. Ma codesti guazzetti di superstizioni muffose e di cabalistica cariata, di simbolica scimmiante e di umanitarismo acetoso, codeste rattoppature malfatte di buddismo d’esporatazione e di Cristianesimo tradito, contentarono qualche migliaio di donne a riposo, di “bipedes asellos”, di condensatori del vuoto e fermi lì. (…)

Eppure, dopo tanta dilapidazione di tempo e d’ingegno, Cristo non è ancora espulso dalla terra

(G. Papini – Storia di Cristo, Vallecchi 2007, pag. 17-18)

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