Libere considerazioni sulla riforma del processo di annullamento del matrimonio

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E’ difficilissimo capire cosa stia accadendo nella Chiesa. Il frastuono mediatico, alimentato molto spesso dalle chiacchiere in libertà di tanti ecclesiastici imprudenti e  vanesi, rende tutto più difficile. Senza alcuna presunzione di aver capito qualcosa, dinnanzi alla riforma del processo per la dichiarazione di nullità dei matrimoni, vengono alla mente almeno alcune considerazioni:

1) Benedetto XVI per 8 anni ha parlato di riforma della liturgia,

di riforma dei processi rotali, e di molte altre cose. Purtroppo non ha mai preso una decisione. Un papa non è chiamato a fare il teologo, pur grandissimo, ma a governare la Chiesa. Il fatto che non sia successo, ha portato al caos degli ultimi anni del suo pontificato, e al caos di oggi. Ci sono infatti momenti in cui occorrono le riforme, cioè occorre non cambiare la verità, ma renderla comprensibile e adatta al suo tempo. Se non si fanno le riforme, il rischio è che arrivino le rivoluzioni. Se non si cambia l’acqua ai pesci, arriverà qualcuno a buttare via l’acquario intero, e i pesci dentro.

2) A tal riguardo che non si potesse più andare avanti con i processi per annullamento, come si è fatto sino ad oggi, era evidente da tempo: troppo lenti, troppo legati ad un’epoca in cui chi si sposava in Chiesa sapeva cosa faceva. Oggi, come riconosciuto molti matrimoni celebrati in Chiesa non sono validi, perchè manca nelle persone che accedono all’altare la conoscenza e la consapevolezza di ciò che fanno. Questo anche perchè la catechesi sul matrimonio è assolutamente negletta dal clero, che non ne ha ancora capito, nella gran parte dei casi, l’importanza.

3) E’ dunque bene che papa Francesco abbia voluto fare la riforma; che il processo sia gratuito; che tanta gente non debba più aspettare decenni per sentirsi dare un responso di nullità in casi in cui, magari, era evidente sin dal principio…

4) E’ però strano che questa riforma venga fatta così in fretta e furia (il testo è imbarazzante per l’incuria e la frettolosità, e talora la vaghezza che dimostra, e che lo rende, per questo, difficilmente valutabile; facilmente interpretabile in modi anche diversissimi, tra Berlino e Siracusa).

5) E’ quantomeno anomalo assistere ad un Sinodo sulla famiglia in cui accade di tutto, e che non arriva ad una conclusione certa, e ad un pontefice che parla sempre di sinodalità e di collegialità, e che risolve in fretta e furia, coinvolgendo quasi nessuno (dato inconfutabile, sebbene si sia cercato di mascherarlo), con un atto di imperio, con un Motu proprio. Tanto più che dopo un papa accusato di essere un dittatore tedesco, che invece non ha deciso, purtroppo, pressochè nulla, lasciando il campo ai Bertone, ai Marx, ai Ravasi… stiamo assistendo ad un pontificato in cui la stragrande parte delle decisioni vengono prese con modalità discutibili e riducendo al minimo collegialità e consultazioni (si veda per esempio come è stata ridotta la Congregazione dei vescovi, che esiste solo di nome; o come tutti i ruoli classici siano sostanzialmente saltati…).

Le suddette considerazioni in libertà, che un cristiano può fare senza per questo mancare al suo dovere di ossequio e di amore verso i pontefici, non vogliono concludere nulla: se non che, a fronte della grande uniformità di giudizi su quanto accade, di provenienza esterna alla Chiesa, regna oggi nella Chiesa una confusione inaudita: vescovi contro vescovi, cardinali contro cardinali, papi contro papi… e tutto viene messo in discussione, non solo per i modi, ma nel contenuto. Ora, un po’ di confusione può essere meglio del silenzio mortifero che ha contraddistinto spesso la Chiesa in certi momenti anche recenti della sua storia; ma se la discussione è sull’abc della fede, allora significa quantomeno che la questione è molto seria… Nello stesso tempo poichè le medaglie hanno sempre due lati, un merito all’immobilismo di Benedetto XVI e al decisionismo di Francesco va ascritto: la lotta interna alla Chiesa oltre che segno di confusione, ha anche svegliato pastori che, sino a ieri, sembravano imbalsamati, incapaci di appassionarsi e discutere con vigore, di questioni vitali.

Oggi ci sono uomini di Chiesa che della fede hanno un vago ricordo; epperò ce ne sono altri che hanno abbandonato l’eccessiva prudenza, talvota la vigliaccheria, e si sono messi a sfidare, in nome del Vangelo, confratelli spalleggiati dai media, dal sentire comune… Che questo coraggio sia ciò di cui la Chiesa aveva bisogno?

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.

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