Alcuni “puntini sulle i”

Ė vero, mi piace mettere i “puntini sulle i”, che è una cosa che alle volte risulta fastidiosa, ma che può anche rivelarsi utile per fare chiarezza.

Partiamo dai fatti. In questi giorni, dopo la triste figura della presidente della Camera Laura Boldrini (https://www.libertaepersona.org/wordpress/2013/09/cara-boldrini-essere-donna-e-bello), ha fatto molto scalpore la dichiarazione di Guido Barilla, reo di aver affermato al programma radiofonico La Zanzara: “Sono per la famiglia tradizionale, non realizzerò spot gay”.
Apriti cielo! La Barilla è omofoba… e via con le accuse nei confronti di Guido Barilla e del noto marchio italiano.

Questi dunque i fatti. Vediamo ora di fare un paio di considerazioni.
La prima riguarda l’appello lanciato sul web da Dario Fo: “Caro Barilla, dove c’è amore c’è famiglia”.
Il caro signor Fo avrà anche ricevuto il premio Nobel per la Letteratura (perché non lo assegnano anche a me, a questo punto?), però evidentemente durante le lezioni di logica era assente. Chi l’ha detto che dove c’è amore c’è famiglia? A quanto ne so io, due fidanzati possono amarsi alla follia, ma non formano una famiglia. Affinché vi sia una famiglia, sono necessari altri requisiti oltre al puro e semplice amore, anche perché i sentimenti sono sprovvisti della garanzia di durata. Per dare vita a una famiglia servono una consapevole presa di responsabilità, la stabilità, la condivisione, la volontà di andare oltre il sentimento, lo spirito di sacrificio… e l’elenco potrebbe continuare. L’amore non basta.
A questa considerazione va aggiunta un’ulteriore postilla: l’unica e vera famiglia è quella composta da un uomo e una donna legati dal vincolo matrimoniale, civile o religioso che sia. Questo è l’unico istituto che può garantire un futuro alla società, in quanto assicura – almeno sulla carta – fecondità e stabilità. Al giorno d’oggi fare figli e crescerli all’interno di un nucleo familiare stabile sono considerate cose da retrogradi, ma tant’è. Basta visitare una qualsiasi scuola (d’infanzia, elementare, media, o superiore non conta) per capire come tanti problemi dell’attuale gioventù – bullismo, droga, iperattività, eccetera – siano strettamente determinati dalla disgregazione delle famiglie. Allo stesso modo, non serve una spiccata intelligenza per capire che le coppie omosessuali sono per loro natura sterili, a meno che non si ammettanno l’adozione, la pratica dell’utero in affitto, la banca del seme, o l’iperstimolazione ovarica…

Veniamo ora alla seconda considerazione.
Il giorno seguente la bagarre mediatica, Guido Barilla ha realizzato un video di pubbliche scuse per aver, con le sue parole, “colpito la sensibilità di molte persone”.  Sono 40 secondi rivelatori: “Ieri mi sono scusato per aver colpito la sensibilità di molte persone, in tutto il mondo. Mi scuso nuovamente. In tutta la mia vita ho sempre rispettato ogni persona che ho incontrato, anche gli omosessuali con le loro famiglie, senza alcuna distinzione. Non ho mai discriminato nessuno. […] sul dibattito riguardante l’evoluzione della famiglia ho molto da imparare”.
Diciamocelo, il signor Guido non è proprio un cuor di leone. Qui però quel che interessa è un’altra cosa: perché il presidente della Barilla avrebbe dovuto scusarsi? Per aver legittimamente espresso la propria opinione? Affermando “sono per la famiglia tradizionale, non realizzerò spot gay”, egli ha forse offeso qualcuno? Facciamo un esempio: se la Diadora avesse detto: “Noi preferiamo il calcio, non faremo mai spot sul basket, dove dei cestisti indossano le nostre scarpe”, qualcuno avrebbe avuto qualcosa da ridire? Si sarebbero alzate voci in difesa dei poveri giocatori di basket discriminati? Ė assai difficile, perché ognuno è libero di scegliere quale strategia di marketing abbracciare.
Guido Barilla non ha offeso nessuno, ma gli hanno fatto credere di averlo fatto… L’impressione è che più che una legge contro l’omofobia, serva una legge contro l’eterofobia.

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.