Lettera aperta al Card. Bagnasco

Breve premessa: don Gallo è un sacerdote che ha rivendicato di aver portato delle donne ad abortire; la comunione di Luxuria è stata un atto evidentemente provocatorio e premeditato: infatti basta vedere i filmati per rendersi conto che il gesto era studiato e che Luxuria si è avvicinato alla comunione con amici vari che filmavano e fotografavano a più non posso. Per poter poi utilizzare il sacrilegio compiuto a scopo propagandistico.

di Luisella Scrosati

Eminenza Reverendissima,

incredulità, rabbia, delusione e profonda tristezza si sono alternati nell’animo di molti cattolici per la sua decisione di concedere la S. Comunione a Luxuria e a Regina.

Non dovrei essere io che scrivo a richiamarle il can. 915 del Codice di Diritto Canonico: dovrebbe essere lei a richiamarlo a me, a tutti i fedeli e a tutti i sacerdoti, come fece nel 2004 con chiarezza, coraggio e carità l’allora Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, il Cardinal Joseph Ratzinger, relativamente al rifiuto dei vescovi americani di dare la S. Comunione al candidato premier John Kerry.

Conosco molte persone cattoliche che purtroppo sono divorziate e convivono e che, dopo un lento e doloroso cammino, hanno accettato di assumere la sofferenza di non poter ricevere la Comunione sacramentale. Era già difficile rispondere alle loro domande piene di delusione, dopo aver visto  noti politici e persone dello spettacolo, pluridivorziati, e sostenitori dell’aborto, ricevere la Comunione da sacerdoti italiani, senza che né i loro Vescovi, né il Presidente della CEI abbiano mosso un dito. Ma il suo gesto, il gesto di un Vescovo insignito della porpora cardinalizia, chiamato alla Presidenza dei Vescovi italiani, un gesto compiuto davanti non a qualche fedele ma al mondo intero, è in grado di fiaccare ogni buona volontà di scusare e di comprendere.

Il problema non è che lei abbia dato la Santa Eucaristia ad una persona transessuale: la Chiesa non nega questo benedetto Sacramento a nessuno che soffra delle conseguenze del peccato originale, nemmeno nell’ordine dell’identità sessuale; nemmeno la Chiesa lo nega a coloro che commettono atti conseguenti a queste ferite, purché si accostino alla Confessione e propongano di non commetterne più, ben sapendo che sarà possibile che vi ricadano. Ma Luxuria e Regina non appartengono a queste categorie; costoro sono invece pubbliche sostenitrici dell’ideologia trans, organizzatrici dei gay pride, persone che lottano perché venga approvata la legge sull’omofobia, dopo la quale, Eminenza, chiunque oserà dire che non possono esistere famiglie omosessuali (cioè figli a cui è stato tolto il diritto al padre o alla madre) e che gli atti omosessuali sono atti contro natura finirà in carcere.

Lei ha affidato il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo a persone che deliberatamente, ostinatamente e pubblicamente Lo offendono, compiendo e diffondendo ovunque l’idea che il peccato non è peccato, che la libertà non conosce leggi, che l’amore può essere scambiato con ogni genere di perversione.

Nostro Signore, che è già fin troppo offeso, viene consegnato, mite e arrendevole, a coloro che lo vogliono crocifiggere, da un suo ministro, da chi è stato elevato al più alto grado dell’Ordine sacro, da chi veste di rosso, perché per difenderLo ha promesso di versare persino il proprio sangue.

Il suo gesto ha ferito anche il Corpo mistico di Cristo, nel Pastore Supremo di questo Corpo, poiché lei ha pubblicamente disobbedito alle sante leggi che il Papa ha ratificato. E poi ha ferito il Corpo mistico nelle sue membra, disorientate e scandalizzate per quanto compiuto.

Non ultimo, il suo gesto ha profondamente colpito anche Luxuria e Regina; sì, Eminenza, perché quando la Chiesa comanda di negare la Comunione a coloro che “ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto” (CIC §915), lo fa proprio per un gesto supremo di carità, affinché queste anime che già si ostinano nel peccato, non finiscano anche per mangiare e bere la propria condanna (Cf. 1Cor. 11,29).

Eminenza, chi scrive e quanti leggono non giudicano la sua persona, ma quanto ha compiuto.

Chi scrive e quanti leggono non vogliono limitarsi a scriverle e a fare considerazioni: questo sarebbe troppo poco per dei cattolici. Noi desideriamo pregare intensamente per lei, perché abbia umiltà e coraggio di ritrattare pubblicamente l’atto compiuto. Così facendo potrà nel contempo consolare il Cuore di Cristo e dare un segno forte alle tante anime confuse, disorientate e deluse da quanto accaduto. Se la sua caduta è motivo di scandalo per molti, il suo ravvedimento potrà essere un segnale davvero forte per richiamare tutti sulla retta via e per infondere vigore per la grande battaglia che ci sta davanti: non una battaglia contro le persone omosessuali, ma proprio una battaglia per loro, che vogliamo amare più di noi stessi, per strapparli dalle lusinghe del demonio, che attrae a sè con parole di libertà, amore, diritti e poi divora senza pietà.

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Autore: Libertà e Persona

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