
Pubblichiamo per i lettori di Libertà e Persona un articolo scritto dall’avv. Gianfranco Amato con preghiera di massima diffusione.
Per La Redazione Gian Piero Bonfanti
UNA RISOLUZIONE CHE LIMITA LA PREGHIERA DEI FEDELI
UNA RISOLUZIONE CHE LIMITA LA PREGHIERA DAVANTI AGLI OSPEDALI
L’Assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna ha approvato una risoluzione, proposta da M5S e AVS, che ha come obiettivo quello di impedire la presenza di piccoli gruppi di preghiera nei pressi degli ospedali
ove si praticano gli aborti. Una misura tanto carica di odio ideologico contro i prolife, quanto assolutamente priva di efficacia pratica.
Nel documento approvato si legge testualmente che «la presenza di manifestanti e attivisti contrari all’IVG in prossimità delle strutture sanitarie crea un clima di tensione e di potenziale scontro che può compromettere la serenità e il benessere psicologico delle donne che vi accedono, oltre a disturbare altri pazienti dell’ospedale che nulla hanno a che vedere con le pratiche abortistiche». La stessa risoluzione sembra avercela proprio contro chi prega. Si legge infatti:
«In diverse realtà italiane si sono registrati episodi di pressioni psicologiche e intimidazioni, spesso celate sotto forma di “preghiere”, da parte di attivisti anti-aborto, cosiddetti “pro-life”, nei pressi dei luoghi di tutela della salute delle donne e segnatamente della salute riproduttiva delle donne (consultori, cliniche e ospedali), ostacolando l’accesso ai servizi previsti dalla normativa vigente o mostrando cartelli con slogan che hanno l’obiettivo di colpevolizzare la libera scelta di ricorrere all’IVG».

IL DIRITTO ALLA SALUTE E’ MINACCIATO DAL DIRITTO A MANIFESTARE?
L’assemblea legislativa è costretta ad ammettere che esiste anche il diritto costituzionale di manifestare, ma lo liquida controbilanciandolo col diritto alla salute:
«Tra il diritto di manifestare e il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, deve prevalere quest’ultimo, poiché il benessere dei pazienti è prioritario rispetto a qualsiasi forma di pressione esterna».
E aggiunge:
«ll diritto di manifestare deve essere garantito a chiunque, ma non ovunque (come si registra in tante altre occasioni in cui le Prefetture, per ragioni di ordine pubblico, vietano alcuni luoghi): le strutture sanitarie devono rimanere ambienti sicuri, dove i pazienti non siano esposti a interferenze esterne che possano compromettere il loro equilibrio emotivo e la loro autodeterminazione».

Insomma, coloro che pregano davanti agli ospedali ove si praticano gli aborti sarebbero parificati ai facinorosi che i Prefetti devono allontanare per motivi di ordine pubblico. E lo scrivono tranquillamente nella risoluzione approvata:
«La presenza di manifestanti e attivisti contrari all’IVG in prossimità delle strutture sanitarie crea un clima di tensione e di potenziale scontro che può compromettere la serenità e il benessere psicologico delle donne che vi accedono, oltre a disturbare altri pazienti dell’ospedale che nulla hanno a che vedere con le pratiche abortistiche».
LA POSIZIONE DELLE ISTITUZIONI ECCLESIASTICHE LOCALI
Tristissimo, poi, il riferimento nel testo approvato dall’Assemblea legislativa all’Arcivescovo di Modena e Nonantola:
«Anche autorità religiose della nostra regione, come l’Arcivescovo di Modena e Nonantola, Mons. Erio Castellucci, hanno segnalato la ‘discutibilità dei luoghi scelti per le ‘preghiere’».
Quel presule è noto per criticare i prolife che non tengono un profilo prudente e non abbassano i toni. Anche se non risulta che mons. Castellucci abbia protestato quando Bergoglio non usò mezze misure nel definire i medici abortisti come «sicari».

L’INTOLLERANZA IDEOLOGICA, RELIGIOSA E POLITICA È SEMPRE PIÙ OPPRIMENTE
Con la risoluzione approvata, l’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna impegna la Giunta regionale, tra le altre cose, anche a
« … sollecitare il Parlamento e il Governo affinché adottino una normativa che istituisca “zone di accesso sicuro” attorno ai consultori, alle cliniche e agli ospedali per la salute riproduttiva, garantendo alle donne l’accesso ai servizi sanitari in un ambiente libero da pressioni e intimidazioni», e a promuovere azioni di monitoraggio per verificare l’impatto delle manifestazioni in prossimità delle strutture sanitarie e valutare l’adozione di eventuali provvedimenti aggiuntivi per tutelare i pazienti e il personale medico».
Questa sciagurata risoluzione approvata dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dimostra, ancora una volta, che dopo l’uccisione Charlie Kirk il tema della intolleranza ideologica, religiosa e politica da parte della sinistra è sempre più attuale.
avv. Gianfranco Amato
