Dal Diario Facebook del 15 Gennaio 2025
Cosa significa «pro-vocare»? Chiamare a venir fuori ciò che è nascosto dentro; ovvero – come scrive don Edo Canetta in un articolo pubblicato oggi – «chiamare ad una riflessione che normalmente non si farebbe». E fa uno splendido esempio (che è anche un regalo per i tanti amici che varcheranno la porta santa della Basilica di San Pietro, dato che la
Pietà vaticana fu commissionata in origine per la Cappella di Santa Petronilla, quella dei re di Francia, nell’imminenza del Giubileo del 1500):
«Tutti voi suppongo abbiate presente la Pietà di Michelangelo, quella che si trova in San Pietro a Roma. Che cosa esprime? Pietà, appunto. La Madre sembrerebbe sostenere il Figlio morto chiedendo a chi la guarda di partecipare alla loro passione. Giusto. Ma se guardiamo l’opera più attentamente possiamo accorgerci che se dal punto di vista anatomico le figure, in particolare il corpo di Cristo, sono praticamente perfette, dal punto di vista fisico non lo sono affatto.
Il corpo di Gesù è assolutamente più piccolo, sproporzionato rispetto a quello della Madre. Inoltre risulta essere anche innaturalmente leggero, tanto che la Madre non sembrerebbe sostenerlo, ma offrirlo. La posizione della sua mano sinistra confermerebbe questa osservazione. Inoltre, cosa che molti hanno già osservato, il volto della Madre è di una giovinezza irreale rispetto a quello del Figlio.
Allora una domanda, provocatoria: e se il senso profondo della Pietà di Michelangelo fosse quello di presentare l’offerta del Corpo di Cristo, cioè l’Eucaristia? Il volto giovane della Madonna corrisponderebbe all’affermazione del Vangelo: “chi mangia di questo pane vivrà in eterno”.
Ricordiamo che in quel periodo cominciarono le prime discussioni sulla presenza reale nell’Eucaristia» OLIVEIRO TOSCANI/ E la lezione di Michelangelo: provocare guardando qualcosa di più grande . Il perdono giubilare, dunque. E, come direbbe Manzoni, “il pane del perdono”.