Ingresso a Gerusalemme

 

Giovanni tra Pietro e Andrea.  Pietro,  il futuro pastore delle pecore, ed Andrea, colui che riconobbe per primo il Messia. Giovanni, quasi invisibile, ma sempre al seguito di Gesù, ne custodisce il segreto del cuore e non

lo abbandonerà nemmeno sotto la croce.

I fanciulli, felici, sugli alberi, osannano il loro messia terreno: il giusto, che libererà Israele dall’oppressione dei Romani. La città si inchina.

Come in un film

Guarda a destra; è quasi una sequenza cinematografica! L’uomo più a destra inizia a spogliarsi della sua veste; la donna già sta cavando il proprio mantello dalla testa e il giovanetto stende, a propria volta il mantello, o, un povero tappeto. Tutto sembra andare per il meglio. La folla accoglie il trionfatore. Come Giacomo e Giovanni, anche noi potremmo chiederci se sederemo alla Sua destra o alla Sua sinistra, chi sarà il più grande. Oppure, più meschinamente, non chiederemo grandi cose, ma di poter solo trascorrere una vita tranquilla, senza pretese, senza ingiustizie, né patite, né inflitte, ma …

 

La vita del cristiano

Ma la vita e la vocazione del cristiano non sono così. Oltre la porta, che qui non è quella di Cristo, ma quella della città di Gerusalemme, ci attende il Suo dramma. Non i beni, ma la carità della vita donata. Il modo di vivere la vita donata, per chi è sposato, è sempre la reciproca santificazione. Disse Padre Pio, dei suoi superiori, che anche da Roma, lo avevano fatto tanto soffrire: «Non è colpa loro. Se non avessero fatto così, io non mi sarei santificato». Attraverso il mistero dell’iniquità, la tua salvezza! E Don Bosco: «Salus ex inimicis nostris!», la salvezza dai nostri nemici!

 

La più grande Carità

La Chiesa non ci dà beni; non ci promette felicità, ma ci dona tutta sé stessa poiché è Madre. Essa soffre con noi momento per momento. Spesso restiamo anche delusi dai comportamenti di uomini di Chiesa. Ma la santità della Chiesa non è costituita dalla santità degli uomini. Piuttosto è la Chiesa che rende gli uomini santi della santità di Cristo.

Lo sapeva bene Gesù che al popolo diceva degli scribi e dei farisei «fate quel che dicono e non fate quel che fanno».   Santa la Chiesa, peccatori i cristiani. La Chiesa, i cristiani, la cristianità sono cose diverse, ma tutte e tre importanti. Ma di esse, solo la Chiesa è la via di salvezza, direttamente ancorata a Cristo e alla Sua Madre.

Attraverso i sacramenti, la Chiesa nutre tutti i fedeli accrescendone la fede e la santità. Questa la più grande carità della Chiesa per volontà di Cristo. Nel matrimonio la santità e la fede si accrescono anche grazie alle fatiche causate dal coniuge. Tu cerchi comprensione e trovi penitenza. Gesù nemmeno cercò comprensione, ma trovò certo penitenza e la Sua santità rifulse.

 

Per trenta denari

Giuda riceve il prezzo del tradimento.

Cappella di Santa Maria della Carità, detta Degli Scrovegni, 1303-1305, Padova

Per i beni materiali le famiglie spesso si dividono. I figli aspettano l’eredità e, per averla, a volte non esitano a fare vere e proprie carte false. Verso i nonni, o, zii, dai quali si attende un’eredità, si è pronti a fingere affetto e, a volte, ad appropriarsi dei loro beni sotto i loro occhi, se poi non si giunge a casi più gravi ancora. E tra coniugi? La questione annosa è quella degli alimenti. A volte, il marito non vuole saperne e si disinteressa, pur potendo sostenere i figli e la moglie. Altre volte, la moglie pretende in continuazione anche da un marito che non ha risorse nemmeno per sé ed infierisce, mai sazia. Perché vede solo il denaro? Per vendicarsi dei torti che ritiene di aver subito? I perché sono solo nel cuore di Dio. Spesso non sono chiari nemmeno ai diretti interessati, così accecati dal dolore, dal risentimento, se non da altre passioni, come la gelosia e l’invidia. E le giustificazioni non mancano mai, sempre abbondanti. Difficile che ci siano separazioni con un buon accordo, confortate da buone maniere ed anche premure, in caso di bisogno –accade anche questo, però, a volte. Ma è frequente che in tutta questa girandola di emozioni, sentimenti, decisioni prese e non prese, sicuramente tante sofferenze inflitte e subite, sotto il peso dei beni, restino schiacciati i figli. Quasi anche i figli divengono beni materiali.

 

Il bene dei figli prima preoccupazione

Se le separazioni fossero animate da un sincero desiderio di bene -il che è possibile solo in presenza di situazioni estreme nelle quali sarebbe deleteria la convivenza sotto lo stesso tetto- non si utilizzerebbero i figli nei modi più disparati e disperati.

«In una crisi non affrontata, quello che più si compromette è la comunicazione. In tal modo, a poco a poco, quella che era “la persona che amo” passa ad essere “chi mi accompagna sempre nella vita”, poi solo “il padre o la madre dei miei figli”, e alla fine un estraneo» (Amoris Laetitia, 233).

« I Padri Sinodali hanno anche messo in evidenza “le conseguenze della separazione o del divorzio sui figli, in ogni caso vittime innocenti della situazione”. Al di sopra di tutte le considerazioni che si vogliano fare, essi sono la prima preoccupazione, che non deve essere offuscata da nessun altro interesse o obiettivo» (Amoris Laetitia,245).

 

Preghiera del Papa ai genitori separati 

 «Ai genitori separati rivolgo questa preghiera: -Mai, mai, mai prendere il figlio come ostaggio! Vi siete separati per tante difficoltà e motivi, la vita vi ha dato questa prova, ma i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione, non siano usati come ostaggi contro l’altro coniuge, crescano sentendo che la mamma parla bene del papà, benché non siano insieme, e che il papà parla bene della mamma. È irresponsabile rovinare l’immagine del padre o della madre con l’obiettivo di accaparrarsi l’affetto del figlio, per vendicarsi o per difendersi, perché questo danneggerà la vita interiore di quel bambino e provocherà ferite difficili da guarire» (Amoris Laetitia, 245).

 

Come accompagno i miei figli?

 «La Chiesa, sebbene comprenda le situazioni conflittuali che i coniugi devono attraversare, non può cessare di essere voce dei più fragili, che sono i figli che soffrono, spesso in silenzio. Oggi, «nonostante la nostra sensibilità apparentemente evoluta, e tutte le nostre raffinate analisi psicologiche, mi domando se non ci siamo anestetizzati anche rispetto alle ferite dell’anima dei bambini. […] Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l’anima di un bambino, nelle famiglie in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fino a spezzare il legame della fedeltà coniugale?». Queste brutte esperienze non sono di aiuto affinché quei bambini maturino per essere capaci di impegni definitivi. Per questo, le comunità cristiane non devono lasciare soli i genitori divorziati che vivono una nuova unione. Al contrario, devono includerli e accompagnarli nella loro funzione educativa. Infatti, «come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità, come se fossero scomunicati? Si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare!». Aiutare a guarire le ferite dei genitori, e accoglierli spiritualmente, è un bene anche per i figli, i quali hanno bisogno del volto familiare della Chiesa che li accolga in questa esperienza traumatica» (Amoris Laetitia, 246).

 

Pregare per il coniuge

Spesso nomini tuo marito, o, tua moglie, e lo/la chiami “mio/a ex”. Hai provato a fare un bel gesto di carità, piccolo, eppure, grande? Chiamalo/a per nome. Prova una, due volte, da solo/a, poi, davanti agli altri; in Chiesa, davanti al tabernacolo. Poi prova a pregare per lui per lei. Le prime volte sarà impossibile, quasi un nodo alla gola. Ti sembrerà senza senso … Tutte tentazioni. All’inizio farai fatica, ma poi …

«… a Gerico accade … la conversione di Zaccheo. Quest’uomo è una pecora perduta, è disprezzato e uno “scomunicato”, perché è un pubblicano, anzi, è il capo dei pubblicani della città, amico degli odiati occupanti romani, è un ladro e uno sfruttatore. Impedito dall’avvicinarsi a Gesù, probabilmente a motivo della sua cattiva fama, ed essendo piccolo di statura, Zaccheo si arrampica su un albero, per poter vedere il Maestro che passa. Questo gesto esteriore, un po’ ridicolo, esprime però l’atto interiore dell’uomo che cerca di portarsi sopra la folla per avere un contatto con Gesù. Zaccheo stesso non sa il senso profondo del suo gesto, non sa perché fa questo ma lo fa; … Ma Gesù, … arriva vicino a quell’albero, lo chiama per nome: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua (Lc 19,5). Quell’uomo piccolo di statura, respinto da tutti e distante da Gesù, è come perduto nell’anonimato; ma Gesù lo chiama, e quel nome “Zaccheo”, nella lingua di quel tempo, ha un bel significato pieno di allusioni: “Zaccheo”, infatti, vuol dire “Dio ricorda”.

E Gesù va nella casa di Zaccheo, … e … dice: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo» (Lc 19,9) …

Non c’è professione o condizione sociale, non c’è peccato o crimine di alcun genere che possa cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli. “Dio ricorda”, sempre, non dimentica nessuno di quelli che ha creato; …

Fratelli e sorelle, lasciamoci anche noi chiamare per nome da Gesù! …»  (Papa Francesco, Angelus 3 Novembre 2013).

 

E tu, ricordi il nome di tua moglie, di tuo marito?

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O. F. M. Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Ancora con Padre Gianmarco Arrigoni O. F. M. Conv., Non è qui, è Risorto! Mimep-Docete, Marzo 2024.