di Giuseppe Rusconi (rossoporpora.org)
O tu che vegeti nel fondo delle sacristie, ti trascini stancamente da un convegno ecclesiale all’altro, chiacchieri con la bandiera bianca incorporata, credi di cavartela dicendo che “ci sono altri modi per…”, aspiri alla briciola che l’Epulone politico di turno graziosamente ti concede oppure semplicemente sei travolto dai problemi della quotidianità e non hai tempo… o ancora pensi che tocchi sempre agli altri… o sei già pigramente rassegnato a un destino che credi fatale. Ebbene: la sveglia suona anche per te e dunque alzati, scuoti la polvere che ti rende irriconoscibile nell’identità e duc in altum, vieni a San Giovanni: lì avrai la gioia di condividere, di ritrovarti popolo che vuole assumere pubblicamente, con gioia e con fermezza, le sue responsabilità storiche nel tentativo di bloccare lo stravolgimento antropologico della società cui appartiene.
La settimana ecclesiale che stiamo vivendo – assai turbolenta anche per le note vicende legate alla pubblicazione dell’enciclica ‘Laudato si’– raggiungerà il suo apice sabato 20 giugno a piazza San Giovanni con la manifestazione contro la dilagante imposizione dell’ideologiagender, le sue espressioni legislative come i disegni di legge Cirinnà (de facto riconoscimento del ‘matrimonio gay’ con tutti i connessi come adozione e utero in affitto), Fedeli (indottrinamento scolastico gender), Scalfarotto (liberticida col pretesto della lotta all’omofobia) e gli atti in genere del governo e del Parlamento più sfasciafamiglia nella storia dell’Italia repubblicana.
Alla manifestazione – ideata in pochi giorni e tra mille difficoltà dal basso e fatta oggetto (come già riferito in questo stesso sito) di ripetuti tentativi di soffocamento in culla – stanno giungendo adesioni da ogni parte d’Italia. Soprattutto di tante famiglie singole e di piccoli gruppi locali: un migliaio i pullman previsti oltre ad alcuni treni speciali soprattutto dal sud. Resta da vedere la risposta della capitale, il cui sindaco, il ‘cattolico’ pd Ignazio Marino, sabato 13 giugno era in prima fila al Gay Pride e si è illustrato per l’acutissima, impegnativa e storica dichiarazione: A Roma l’amore conta. Dal palco dovrebbero parlare il neurochirurgo Massimo Gandolfini (portavoce della manifestazione), il giornalista Mario Adinolfi (decreto Cirinnà in particolare), la scrittrice Costanza Miriano (bellezza della differenza tra uomo e donna), il presidente dei ‘Giuristi per la vita’ Gianfranco Amato e il consigliere nazionale del ‘Forum delle famiglie’ Simone Pillon, esponenti di diverse confessioni e fedi religiose come Kiko Arguello (Cammino neocatecumenale), un musulmano, un evangelico, un sikh e altri.
IL PAPA: “SI DEVE AGIRE” CONTRO L’INDOTTRINAMENTO GENDER
Prima di ricordare alcune adesioni di peso, evidenziamo un passo significativo (ma sfuggito nella sua parte finale per distrazione o per volontà alle maggiori agenzie di stampa e ai grandi massmedia) del discorso tenuto anche a braccio da papa Francesco domenica 14 giugno in piazza San Pietro per l’apertura dell’annuale Convegno ecclesiale della diocesi di Roma: (sta parlando dell’educazione dei ragazzi e della responsabilità dei genitori) “I nostri ragazzi, ragazzini, che incominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l’anima e la famiglia: si deve agire contro questo”. Al di là delle questioni di stile, non è questo un messaggio chiarissimo in materia, che ribadisce quanto già evidenziato dal Papa in questi ultimi mesi in tante occasioni? “Si deve agire”, le chiacchiere lasciano il tempo che trovano.
L’IMPEGNO DEL VICARIATO DI ROMA
Il 5 giugno don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica del Vicariato di Roma, ha inviato la consueta lettera di fine anno agli insegnanti di religione cattolica. Al punto 3 si legge: “Desidero ancora comunicarLe che sabato 20 giugno, alle ore 15.30, è stato organizzato un corteo da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni in Laterano (NdR: a quel momento le modalità della manifestazione erano diverse) per contrastare il disegno di legge Cirinnà (su matrimonio e adozioni di coppie omosessuali) e il disegno di legge Fedeli (che, nonostante l’apparenza di doverosa tutela delle ‘pari opportunità’, mira ad introdurre organicamente nelle scuole l’educazione sessuale secondo la gender theory). Il Vicariato di Roma non è tra i promotori ufficiali dell’iniziativa, ma la appoggia, conoscendo bene il significato dei disegni di legge ricordati: perciò, anche a nome del cardinale Vicario (da notare quell’ anche con cui don Morlacchi si assume pubblicamente la sua responsabilità), vi esorto a partecipare a questa mobilitazione, quantomeno per esprimere che i temi sensibili dell’educazione non possono essere imposti dall’alto”. Come prevedibile l’invito del Vicariato è stato criticato dai cattolici di sinistra e dall’Uaar atea e agnostica.
NEOCATECUMENALI: UNA LETTERA DI KIKO ARGUELLO AL PAPA E AGLI ADERENTI AL ‘CAMMINO’
Unico tra le associazioni numericamente consistenti a mobilitarsi (i vertici delle altre o non vogliono inimicarsi il governo del ‘cattolico’ Renzi o hanno subito pressioni tali da essere costretti a distanziarsi dalla manifestazione), il Cammino neocatecumenale sarà presente di sicuro in maniera massiccia a piazza San Giovanni. Sull’argomento Kiko Arguello ha riunito l’8 giugno al Divino Amore i responsabili delle comunità di Roma e del Lazio: il resoconto dell’incontro è stato distribuito perché tutti i neocatecumenali ne venissero a conoscenza. Nel documento Arguello dà notizia di una lettera scritta al Papa per informarlo “e chiedere appoggio e aiuto” per contrastare “la situazione terribile che si sta producendo nelle scuole italiane con l’ideologia gender”, di cui “un gruppo di famiglie dell’Italia del Nord” ha voluto evidenziare l’inaccettabilità in una pressante richiesta di intervento. Nella lettera si citano tra l’altro le famigerate linee-guida dell’OMS per l’educazione sessuale nelle scuole. Poi l’autore aggiunge, riferendosi all’Italia: “Disgraziatamente la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento delle Pari Opportunità, attraverso l’UNAR, ha emanato le linee guida senza consultare né le famiglie, né educatori che lavorano in ambito sanitario, affidando queste linee alle organizzazioni LGBT, che significa lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. L’articolo 26, terzo comma, della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo dice che i genitori hanno diritto prioritario sulla scelta del tipo di istruzione che vogliono dare ai loro figli. La stessa cosa afferma la Costituzione italiana”. Kiko Arguello prega poi il Papa di appoggiare la protesta di San Giovanni: “Penso che sia molto importante anche per il prossimo Sinodo per la Famiglia”. Subito dopo, nel resoconto dell’incontro del Divino Amore, Arguello ricorda le parole di Benedetto XVI – durante il discorso del dicembre 2012 alla Curia Romana – sull’ideologia gender come la più pericolosa per la Chiesa. E evidenzia l’adesione del presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco (ci ha detto “Avanti!”) e del cardinale Vicario Agostino Vallini (“è stato entusiasta”), che gli ha portato anche l’appoggio del Papa (“molto contento”).
RIBELLIONE DENTRO ‘COMUNIONE E LIBERAZIONE’
Sbigottimento dentro e fuori ‘Comunione e Liberazione’ hanno invece provocato i pudicamente chiamati “spunti di giudizio” sulla manifestazione inviati dai vertici al movimento. Nel testo ci si chiede “quale sia la modalità più adeguata, realistica ed efficace” per testimoniare i valori cristiani. E si postilla: “Fin dall’epoca dei referendum su divorzio e aborto la storia ha mostrato a tutti che l’andare in piazza non produce alcun effetto positivo e non arresta certi processi”. Proprio così, basta chiedere a Rosi Bindi e a Romano Prodi se il ‘Family Day’ del 2007 non abbia prodotto nessun effetto sul disegno di legge per il riconoscimento delle convivenze… ma forse in quell’anno gli attuali vertici di CL si erano momentaneamente assopiti (ovvero: quando si falsifica la storia). Negli ‘spunti’ graziosamente offerti nel testo dell’11 giugno si legge ancora (e qui si ritrova una citazione ormai celebre… che non poteva mancare): “Non crediamo che in questo momento storico siano le manifestazioni di piazza a cambiare la concezione dell’uomo implicita nei nuovi diritti. Come ha dichiarato recentemente il Segretario della CEI monsignor Nunzio Galantino, il problema è la ricerca della verità su ciò che riguarda l’uomo. Un cristiano che si mette ‘contro’ qualcuno o qualcosa già sbaglia il passo. A me piacerebbe un tavolo sul quale poniamo le nostre ragioni. Non si tratta di fare a chi grida di più, i ‘pasdaran’ delle due parti si escludono da sé. Ci vuole un confronto ra gente che vuole bene a tutti”. Insomma, concludono gli odierni vertici di CL: “Per tutte queste ragioni il movimento in quanto tale ha deciso di non aderire all’iniziativa del 20 giugno, che – al di là delle buone intenzioni di tanti che vi parteciperanno (NdR: ma come son buoni Lor Signori!) – non sembra adeguata a favorire il necessario clima di incontro e di dialogo con chi la pensa diversamente. Questo lascia evidentemente libero di partecipare chiunque lo ritenga opportuno, con l’invito a verificare fino in fondo, nell’esperienza, le ragioni ultime della sua adesione”. Di tale libertà d’espressione graziosamente concessa dai vertici, hanno subito approfittato numerosi ciellini, che si sono fatti sentire pubblicamente in particolare su La nuova Bussola quotidiana e Il Sussidiario: tra loro Peppino Zola (tra i ciellini della prima ora, già vicesindaco di Milano e marito della voce ‘storica’ Adriana Mascagni) e Robi Ronza (storico portavoce del Meeting di Rimini). Senza contare l’arcivescovo di Ferrara Luigi Negri, da sempre voce libera che non conosce museruola.
GRUPPI DI SCOUT CATTOLICI PRIMA DA PAPA FRANCESCO E POI… AL GAY PRIDE
Delle altre associazioni e movimenti di massa già abbiamo detto: si può solo sperare che almeno una parte dei loro aderenti decida di scuotersi di dosso la polvere della convenienza politica. Un accenno però dobbiamo farlo ad alcuni gruppi di scout dell’Agesci, che sabato mattina sono andati in pellegrinaggio da papa Francesco. E il pomeriggio invece si sono messi in bella vista sul colle Oppio per manifestare la loro simpatia verso i partecipanti al Gay Pride. Ne hanno riferito le cronache. Anche quella de ‘La Stampa’: “Da Colle Oppio si affacciano gruppi di scout cattolici. Hanno partecipato stamattina all’incontro con il Papa. Guardano incuriositi. Sono in tanti dal corteo a salutarli con la mano. Loro sorridono e ricambiano il saluto”. Oppure (blog di Giusy Chimenti): “Chi mi ha stupito e commosso di più sono stati i ragazzi dell’Agesci (gli scout cattolici) che, contro ogni pregiudizio e nonostante spesso i cattolici non siano molto gay friendly, si erano posizionati dalla parte interna del Colle oppio di fronte al Colosseo con i cartelli distribuiti nel corteo con scritto:Lo stesso AMORE gli stessi DIRITTI”.
CARDINALI E VESCOVI CORAGGIOSI
Qualche accenno anche alle coraggiose prese di posizione di esponenti della gerarchia ecclesiastica. Il cardinale Camillo Ruini a “Il Foglio” del 12 giugno: “Quanto all’Italia sono convinto che la partita rimanga aperta e che la disponibilità a impegnarsi sia ampiamente presente. Spero poi di cuore che le iniziative che proprio ora si stanno prendendo su questi punti abbiano un forte successo, a cominciare da quella del 20 giugno prossimo (…) Ad ogni modo le mobilitazioni possono riuscire quando c’è un obiettivo concreto, sentito da molta gente come importante e realizzabile”.
“E’ ora di scendere in piazza, non si può più attendere oltre”: è questo il concetto che si evidenzia nelle forti prese pubbliche di posizione dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi (Trieste, presidente dell’Osservatorio Internazionale Card. Van Thuan della Dottrina sociale della Chiesa), dell’arcivescovo Luigi Negri (Ferrara). Anche il cardinale Gualtiero Bassetti (arcivescovo di Perugia-Città della Pieve) ha invitato caldamente alla manifestazione (vedi sito dell’arcidiocesi), così come l’arcivescovo di Campobasso-Boiano Giancarlo Bregantini le il vescovo di Foligno Gualtiero Sigismondi. L’invito campeggia sul sito dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, mentre su quello della diocesi di Verona l’adesione viene dalla Consulta delle aggregazioni laicali. Adesioni anche da Livorno e da altre diocesi.
PARTECIPARE PER SMASCHERARE
Ci piace ancora citare le parole della parlamentare cattolica Paola Binetti: “Il disegno di legge Cirinnà è la più grossa mistificazione che il Parlamento sta cercando di fare. Cambiare il codice e aggiungere accanto alla parola ‘matrimonio’ quella di ‘unione civile’. Per questo è importate partecipare sabato 20 giugno: sarà una grande operazione di smascheramento, sarà l’inizio di una battaglia per la verità”. A proposito ancora del disegno di legge Cirinnà: è slittata a dopo la manifestazione la presentazione del parere del Governo sui circa duemila emendamenti presentati. Che a Palazzo Chigi ci si sia accorti che nell’aria c’è qualcosa di nuovo e imprevisto e allora, per ogni evenienza, meglio attendere?
LASCIAMO LA CONCLUSIONE AL CARDINALE PHILIPPE BARBARIN
E’ un messaggio che viene dalla Francia, riguarda quel grande fenomeno popolare che è stata (ed è) la Manif pour tous, ma pensiamo che possa valere anche per il 20 giugno a San Giovanni. E’ tratto da una lunga intervista al cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione ed è apparsa su Famille Chrétienne, n. 1922:
Il Signore non ci ha detto che avremmo vinto. Ci ha lasciato semplicemente un’ultima consegna: Sarete i miei testimoni. Noi abbiamo dato testimonianza e il messaggio è stato ben compreso: “La Francia non ha bisogno di questa legge (NdR: quella sul cosiddetto ‘mariage pour tous’). Voi avete il potere di approvarla, ma non ne avete il diritto. E’ una menzogna le cui conseguenze saranno gravi”. La Manif pour tous è il segno che il Paese non è così addormentato come si pensa. Spiritualmente è ben vivo. Più che si potesse immaginare!
fonte: www.rossoporpora.org
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