Giovanni Paolo II e la chiesa che combatte la Chiesa

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di Biagio Tranquillo
È stato già scritto, ma è bene ricordarlo, che la nuova esperienza di vita religiosa della famiglia dei Frati Francescani dell’Immacolata, muove i suoi primi passi da un Decreto del Concilio Vaticano II, Perfectae charitatis, un documento che s’impernia sul rinnovamento della vita religiosa da operarsi mediante il ritorno alle fonti.

Padre Stefano Maria Manelli e Padre Gabriele Maria Pellettieri, dopo anni di meditazioni chiesero e ottennero il permesso di mettere in pratica quanto le fonti del francescanesimo indicavano. Non mancarono, però, gli oppositori,

infastiditi dal rigore di una vita austera, che doveva apparire come una pietra d’inciampo. Non voleva essere una sfida, ma una nuova forma di vita religiosa accanto ad altre. Ciononostante la nuova esperienza di vita ecclesiale, ad alcuni dovette apparire come una forte contraddizione con cui si sarebbe dovuto misurare lo stile di vita e di governo della propria famiglia religiosa, ammorbidito dalla fusione con la cultura del tempo. L’intuizione dei due religiosi e l’applicazione dell’esortazione conciliare, diede presto frutti. A riprova del fatto che l’obbedienza alla Chiesa porta un raccolto abbondante, l’Istituto dei Francescani dell’Immacolata fino a prima del commissariamento era l’Istituto più fiorente di vocazioni nella Chiesa Cattolica.
Non mancarono i periodi di prova. Uno particolare si manifestò quando Padre Stefano avanzò la richiesta del riconoscimento pontificio, dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata. La supplica fu rivolta anche più volte alle apposite Istituzioni ecclesiastiche, ma la Congregazione non rispondeva. Il Santo Padre neanche. Perché?
Un giorno, provvidenziale, Padre Stefano incontrò Wanda Potaska, una grande amica del Pontefice. Per chi non ricordasse, Wanda Potaska è quella donna che collaborava con San Giovanni Paolo II quando era cardinale a Cracovia.

La signora Potaska fu colpita da un tumore alla testa. Aveva quattro figli. Per lei il Santo Padre inviò una lettera a San Pio da Pietrelcina, chiedendogli di intercedere per ottenere la sua guarigione. Cosa che avvenne. Era, dunque, legata con il Pontefice da un forte legame di amicizia e aveva accesso in vaticano con facilità. Fu così che Padre Stefano la pregò di consegnargli una lettera; compito che Wanda Potaska svolse diligentemente, depositando sulla scrivania personale del novello santo la lettera che conteneva la spiegazione del carisma francescano – mariano dei Frati Francescani dell’Immacolata.

Il Papa, dopo aver letto la missiva, risentito per il comportamento disonesto di chi gli aveva occultato la notizia, radunò la combriccola di faccendieri che albergava in Vaticano e, picchiando il pugno sul tavolo, li rimproverò con l’energia dell’uomo forte che tutti abbiamo conosciuto prima del suo declino fisico. Poi disse a Wanda Potaska queste tre frasi:

Si vede che San Massimiliano non è morto invano se sorgono opere come queste.”
So bene che San Massimiliano continua ad essere perseguitato dai suoi.
Di’ a Padre Stefano e ai suoi frati che per seguire San Massimiliano dovranno soffrire”.

(fonte:  “In Comunione” (Bollettino della Famiglia dei Francescani dell’Immacolata), maggio/luglio, numero 3, anno 2010; per celebrazione dei quarant’anni di Casa Mariana)
Un breve commento alle profezie del papa è doveroso. Innanzitutto la prima frase attesta che l’Istituto, così come fondato da Padre Stefano e Padre Gabriele è opera del cielo e non di uomini. Allora come oggi, c’è chi combatte l’opera di Dio. Il buon senso potrebbe almeno spingerli a far proprie le parole di Gamaliele, allorquando Pietro e gli apostoli furono interrogati nel Sinedrio: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s’erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch’egli perì e: quanti s’erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!».
Nella seconda frase del papa – “So bene che San Massimiliano continua ad essere perseguitato dai suoi.” – si comprende efficacemente come nella Chiesa, c’è una chiesa che perseguita la Chiesa. È la storia che da Giuda si ripete, passando per la persecuzione dei santi fino ai tempi nostri. E prima che qualche insignificante fanatico di facebook si stracci le vesti, preciso che non sto affermando che padre Stefano sia un santo, ma solo evidenziando che il Signore lo sta facendo passare attraverso un crogiolo comune a quello di altri santi.

Infine la terza frase. “Di’ a Padre Stefano e ai suoi frati che per seguire San Massimiliano dovranno Soffrire.” Mi colpisce quell’apparentemente insignificante aggettivo possessivo “suoi”. Questo sta a sottolineare che ci sono dei frati che sono suoi e altri che suoi non sono perché non si riconoscono più nel carisma del Padre Fondatore? È a Padre Stefano e i suoi frati, quelli a lui fedeli, che profeticamente San Giovanni Paolo II si rivolge, quando dice che per seguire San Massimiliano dovranno soffrire. Se ne deduce che solo costoro seguono veramente San Massimiliano.
Come si può immaginare, il colpo di mano della lettera depositata sulla scrivania del Santo Padre, non fu gradito e, allora, quelli delle alte sfere, decisero che un giorno a Padre Stefano gliela avrebbero fatta pagare. Cominciarono gli ammiccamenti con alcuni uomini che ricoprivano alte cariche, tra cui l’ex Ministro Generale dei Frati Conventuali, ora attuale Vescovo di Treviso, monsignor Gardin, che pubblicamente prese posizione contro la famiglia religiosa riformata. Ricordiamo che Padre Stefano era un conventuale.

Ed ora, guarda caso, proprio Monsignor Gardin da qualche mese è stato nominato consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le società di vita apostolica. È chiaro come il sole che la nomina è funzionale all’allargamento dei consensi di chi ha già deciso di distruggere l’Istituto.
Noi continuiamo a sperare che l’Immacolata illumini al più presto il nostro amato pastore e gli faccia comprendere dov’è la verità. Da parte nostra, noi laici, all’unisono con Padre Stefano e Padre Gabriele e i religiosi fedeli ai Fondatori, gli ribadiamo fermamente la più totale e indiscussa obbedienza fino a chiedere all’Immacolata il dono del sacrificio della nostra vita.

 

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Autore: Libertà e Persona

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