“La Vergine Maria oggi ci invita ancora una volta a fare parte della sua legione di combattimento contro le forze del male. Come segno della nostra partecipazione alla sua offensiva, Ella chiede fra l’altro la conversione del cuore, una grande devozione alla Santa Eucaristia, la recita quotidiana della corona, la preghiera senza tregua e senza ipocrisia, l’accettazione delle sofferenze per la salvezza del mondo. Queste potrebbero sembrare delle piccole cose, ma sono potenti nelle mani di Dio al quale niente è impossibile. Come il giovane Davide che, con una piccola pietra ed una fionda, ha abbattuto il gigante Golia venuto al suo incontro armato di una spada, di una lancia e di un giavellotto (cf. 1 Sam 17, 4-51), anche noi, coi piccoli grani della nostra corona, potremo affrontare eroicamente gli assalti del nostro avversario temibile e vincerlo”. (Card. Ivan Dias, dalla omelia di pochi giorni fa a Lourdes)
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Assaggi n. 8: Credere
“Crediamo soltanto a ciò che vediamo. Perciò, da quando c’è la televisione, crediamo a tutto.” (Dieter Hildebrandt)
Assaggi n. 6: Pane di Vita
“Il miracolo durò un mese. Ogni mattino, ritrovavo affascinato quella luce che faceva impallidire il giorno, quella dolcezza che non dimenticherò mai, e che è tutta la mia sapienza teologica.La necessità di prolungare il mio soggiorno sulla terra mentre c’era tutto quel cielo a portata di mano non mi appariva molto chiara, e l’accettavo per riconoscenza più che per convinzione. Tuttavia, luce e dolcezza perdevano ogni giorno un po’ della loro intensità. Infine scomparvero, senza che per questo fossi restituito alla solitudine. La verità mi sarebbe stata data diversamente, avrei dovuto cercare dopo aver trovato. Un padre dello Spirito Santo incominciò a prepararmi al battesimo istruendomi sulla religione, della quale non devo precisare che non conoscevo niente. Ciò che mi disse della dottrina cristiana, l’aspettavo e lo ricevetti con gioia; l’insegnamento della Chiesa era vero fino all’ultima virgola, e ne prendevo atto ad ogni linea con rinnovate acclamazioni, come si applaude un colpo andato a segno. Una cosa sola mi sorprese: l’eucarestia; non che mi sembrasse incredibile: ma mi stupiva che la carità divina avesse trovato questo metodo inaudito per comunicarsi, e soprattutto che avesse scelto, per farlo, il pane, che è l’alimento del povero e il cibo preferito dei ragazzi. Di tutti i doni profusi davanti a me dal cristianesimo, era certo il più bello” (da André Frossard, “Dio esiste, io l’ho incontrato”).
Degustazioni n. 5: Vino e cattolicità
…Mi chiedo se Giovanni compatirebbe, in me prete, questo coincidere di due ritrovamenti, la Città e il vino, il vino italiano che mi sembra sacro e rituale a sua volta, con in più la illusione di uno spirituale terrenizzato, non profanamente. Costantini è veneto d’orgine, una periferia d’Italia non così ricca di sole, ma mi ha portato in tavola un vino delle sue parti che si spreme dalle “orecie” (orecchie) del grappolo ossia dall’uva più matura: di qui prende il nome, “recioto”, e è dolce senza niente di blando, anzi su un fondo sapido, robusto, con toni persino gravi. Colore, rubino scuro, o forse amaranto. Uno dei più squisiti scacciapensieri che un uomo civile si possa concedere. Così concludendo non compio d’altronde il mio pensiero, che mentre annoto, mi porta oltre la fortuità sensualità a riflettere: dal cattolicesimo al vino c’è un nesso ecologico, di habitat, ovvio anche se nessuno lo ha mai studiato, e ce n’è un altro liturgico-sacrale. Ma a perfezionarli vedo un terzo rapporto, psichico; perché l’animo cattolico è spontaneo nei luoghi dove il vino, più che una bevanda, è un conforto necessario, una ragione vitale. (Vitis, vita). Quanto a me, in questo momento, ho idea di non riabituarmi più alla birra e al kirsch. E è soltanto una passeggera impressione, purtroppo. Io non sono cattolico che volonterosamente, non d’istinto, non “radicitus”. (da Guido Morselli, “Roma senza papa”)
Assaggi n. 4: Ideali
“Non usate la parola straniera ‘ideali’. Abbiamo già un ottimo termine nella nostra lingua: ‘bugie’.” (Henrik Ibsen)
Assaggi n. 3: Satanismo implicito del mondialismo
“L’Organizzazione delle Nazioni Unite è in se stessa un’immensa bestemmia. Poichè cosa significa unire gli uomini prescindendo dal Padre che li ha creati, dal Figlio che li ha riscattati, dallo Spirito Santo che solo può radunarli nell’Amore?” (da Dom Gérard, “Domani la Cristianità”).
Assaggi n. 2: Libertà di educazione, i postcomunisti ripassino Gramsci
“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai comuni. La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola è indipendente dal controllo dello Stato” (Antonio Gramsci, cit. in Giacomo Biffi, “Memorie e digressioni di un italiano cardinale”).
Assaggi n. 1: Stupidaggini pseudorivoluzionarie
Con questo post Libertà e Persona inaugura una nuova rubrica, “Assaggi”. Essa consisterà in una breve citazione, particolarmente significativa, tratta dalle fonti più disparate. Non necessariamente il giudizio riportato è condiviso da tutti i responsabili del sito e dell’associazione: lo scopo è quello di far riflettere e anche discutere. Ogni collaboratore che sia munito della password di inserimento per ‘Rassegna Stampa’ può postare i suoi Assaggi, facendo attenzione a indicare nel titolo il numero progressivo della rubrica e uno slogan indicativo dell’argomento (vedi titolo del presente post). L’Assaggio di oggi è di Gustave Thibon, da “Ritorno al Reale”: “Ogni epoca ha le sue stupidaggini pseudorivoluzionarie, le sue innovazioni nate morte che suscitano lo stupore e il riso dell’epoca seguente. Oggi, per esempio, pensando alla fede nella democrazia e nel progresso dei grandi uomini del XIX secolo, noi diciamo: Ma come hanno potuto credere a cose simili? Io penso proprio che l’immoralismo dei nostri contemporanei farà sorridere gli uomini futuri”.
Ma Baldo cosa fa ?
Ma Baldo cosa fa? Nessuno che lo sa. Il Baldo Donatello, che tutti abbiamo visto essere stato pesantemente provocato dal ragazzino cui ha cercato di spegnere un sigaro sul viso, pare avere affermato che tanto lui ha un sacco di avvocati pronti a difenderlo (ben otto, manco fosse Berlusconi!). La singolare affermazione mi ha indotto a porre pubblicamente un interrogativo che, peraltro, già da tempo coltivavo tra me e me: ma il prode Baldo, giovanile assai d’aspetto, ma non più giovanissimo d’età, di che vive? Forse, tra un’occupazione e l’altra, ancora studia? Forse invece lavora? E, soprattutto, chi gli paga i suoi otto avvocati? C’è forse qualcuno in grado di soddisfare questa mia curiosità? Se sì, ringrazio anticipatamente.
Rodolfo Borga
Vale, paga le tasse e chiedi scusa agli italiani.
Pallottoliere alla mano, l’Agenzia delle entrate ha fatto i conti: Valentino Rossi non ha dichiarato 60 milioni, dunque tra contributi non versati e sanzioni varie deve sganciare 112 milioni. In Italia pare non dichiari pressoché nulla. D’altronde risiede da sette anni nel Regno Unito, al pari di tante altre popstar grandi e piccole, cantanti, attori, tennisti, ciclisti e motociclisti, innamorati persi di Montecarlo, del Liechtenstein, delle Bermuda. Certo bisogna poterselo permettere. Come se noi domani andassimo dal contabile dell’azienda presso cui lavoriamo e dicessimo: caro ragioniere, dal mese prossimo lo stipendio me lo accreditate sul conto Outlaw della società offshore Bigthief a Nassau. Sai le risate.
Probabilmente le cose non sono così semplici. Il circuito fiscale ha troppe curve a gomito e macchie d’olio perfino per un asso del calibro del Vale, che certo s’è affidato al suo manager, ai suoi commercialisti, a chissà chi. Magari intuiva, perché un tempo fu un comune mortale nato da comuni mortali, che non era poi così normale non versare quasi nulla al fisco. Magari si ricordava dei guai di Max Biaggi e Loris Capirossi, di Alberto Tomba e Mario Cipollini, solo per citare gli sportivi. Ma aveva altri pensieri per la testa. No, per lo scivolone fiscale potrebbe avere delle attenuanti; e a tutti sarà capitato di pagare qualche sanzione per una bolletta dimenticata nel cassetto.
Quel che fatichiamo a perdonare al Vale è il suo comunicato: “Vivo a Londra, città straordinaria, dal 2000. Giro il mondo per sette mesi all’anno. Che cosa vuole da me l’Italia?”. Caro Vale, l’Italia vuole da te quello che vuole da ogni suo cittadino: che paghi le tasse esattamente come tutti gli italiani normali. E le paghi per intero, anche perché per gran parte dei tuoi guadagni devi ringraziare, assieme al tuo talento, proprio gli italiani. Gli italiani che comprano le tute, la colla, la birra e i telefonini che tu reclamizzi; gli italiani che ti guardano in tv. Gli italiani di Tavullo, il tuo paese, che ieri mormoravano: “Se avessi guadagnato cifre così, le tasse le avrei pagate, tanto starei bene ugualmente”. Caro Vale, che scivolone. Vivi a Londra, città meravigliosa? E allora perché fai il giro d’onore sventolando la bandiera italiana?
Verrebbe da dirti: non chiederti che cosa vuole da me, londinese di convenienza, l’Italia, ma che cosa io voglio e posso dare all’Italia. Avrai certo letto i fumetti dei supereroi, tu che supereroe in un certo senso lo sei: un grande potere comporta una grande responsabilità. Chi, per suo merito, per dono di natura e per un pizzico di fortuna, guadagna quel che guadagni tu, se lo deve domandare: quali responsabilità ho, adesso? Oggi capita di rado, ma un tempo chi si trovava nella tua condizione non era un fondamentalista della proprietà privata (il denaro è mio e ne faccio ciò che mi pare), ma avvertiva il senso del bene comune. E metteva a disposizione della comunità, a cui apparteneva, una porzione della sua ricchezza. Nessuno ti chiede di erigere una cattedrale a Tavullo, o sistemare ponti e acquedotti e giardini, o donare un ospedale alla tua gente. Ma almeno voler pagare le tasse esattamente come chi ci è costretto e arriva a stento a fine mese, questo sì. Vuoto moralismo? No, sana moralità. Speravamo, davvero, che tu fossi una popstar speciale, invece ti dimostri un furbetto normale. Che cosa vuole l’Italia da te? Che chiedi scusa, ammettendo di aver sbagliato. Che bella lezione sarebbe per tutti. Sarebbe il tuo ottavo campionato del mondo, il più sofferto, ma quello di cui ti saremmo più grati.
(Da “Avvenire” del 10 agosto 2007).