Rispondo a Bernardo sulle mutande.

Se fossi un commerciante mi butterei senza esitazione a vendere mutande. Mi guardo intorno e vedo che è una delle merci più in voga: le mutande sono esibite, da uomini e donne, giovani e vecchie, come fossero un elemento distintivo, qualcosa da ostentare, più di ogni altra. Persino delle vecchie, grinzose e spiacevoli, sfoggiano mutande che fuoriescono, composte di filini intrecciati secondo modalità sempre più fantasiose.

Molti giovani, invece di pensare a come divertirsi, gironzolano per le strade portando a spasso i loro indumenti intimi. La mutanda è diventata un segno distintivo, un argomento di discussione, un modo per segnalare una identità; a volte, forse, un tentativo di catturare sguardi, attenzioni, che mancano in famiglia, e nella vita di tutti i giorni. Avviene quello che succede dal 1968 almeno, cioè da quando la moda è divenuta più che mai un modo per costruirsi una identità, almeno esteriore. La prima minigonna è la prima esplosione dell’ egocentrismo e della solitudine, due cose che vanno a braccetto. Uomini che perdono il senso, l’idea di cosa sono, il significato del tempo e del rapporto col prossimo, cercano nel vestiario, nell’apparenza, uno sfogo alla loro frustrazione e solitudine interiore. Il variare delle mode non è altro, spesso, che il grafico dell’instabilità psicologica delle generazioni. Metto, smetto, cambio abito… forse un giorno diventerò qualcosa…troverò qualcuno… Così si tenta di segnalare una esistenza, un proprio io, che altrimenti non emerge: magari si ricerca attentamente di apparire trascurati, si finge di non aver alcun interesse per quell’esteriorità che invece è ciò che rimane da mostrare ad un mondo senz’anima, che altro non capisce. E’ paradossale: persino i no global hanno le loro boutique, dove comprano indumenti che appaiono stracci, ma che sono, talora, più costosi degli altri. Del resto cosa vuole il mondo? Cosa vogliono la televisione, le riviste patinate, da una donna? L’esaltazione della mutanda, dell’intimo sbattuto dovunque, è l’esito estremo della rivoluzione sessuale: del sesso elevato a elemento di identificazione. Prima il sesso se ne stava nascosto, al suo posto: mediano, come la sua posizione nel corpo, quasi a dire che sopra di esso vi è la testa, lo spirito, e che sotto ci sono i piedi, la terra. Quasi a simboleggiare che il sesso ha un significato se usato secondo la sua natura ed il suo fine. Sono quarant’anni, invece, che il sesso viene “liberato”, che si sposta pian piano dal centro sino al cervello, e alla fine ha preso il sopravvento: siamo tutti diventati, in fondo, una semplice parte, la nostra parte genitale. Di lì passano la moda, il divertimento, i nuovi medicinali, persino la possibilità di re-inventarsi una vita, emigrando dalla condizione di esseri naturalmente eterosessuali (cioè complementari), alla condizione di omosessuali o di transessuali (e cioè sterili). La “felicità” dovrebbe essere somma: il basso ha preso il posto dell’alto, il corpo ha guadagnato il dominio sullo spirito, gli istinti animali hanno rovesciato l’autorità tirannica della testa… La rivoluzione è compiuta! Robespierre non lo capiva, quando ghigliottinava Dio, e la testa dei reazionari, che il suo nemico era la ragione.

E Nietzsche non immaginava che “al di la del bene e del male” non c’è il superuomo, ma l’uomo in mutande. Ora siamo qui, in mutande, appunto: ci hanno spogliato di tutto, del destino eterno, dell’anima, dell’amore vero, del rapporto con gli altri, e rimane il sesso, isolato, fine a se stesso, egoistico, sterile.

“Scusa, c’hai il sedere nudo”. Grande sondaggio tra i lettori di Libertà e Persona

La dinamica (realmente occorsami) è la seguente. In un’aula universitaria qualsiasi, sto seguendo distrattamente una lezione piuttosto insignificante quando noto che la ragazza seduta di fronte a me sfoggia 20 o 30 centimetri di schiena/sedere scoperti. Tra il serio e il faceto, trascorro una decina di minuti a meditare tra me e me sul da farsi (attuo insomma il famoso consilium ben noto in teologia morale). Infine raccolgo tutto il mio liberum arbitrium e passo all’azione: picchio delicatamente sulle spalle dell’invereconda donzella, la quale si volta un po’ sorpresa verso di me, e coram populo (l’aula è infatti stipata) esclamo con nonchalance:

“Scusa, c’hai il sedere nudo”.

La fanciulla, che sotto sotto si rivela timida, non proferisce verbo, esplodendo però in un’espressione di penoso imbarazzo. Immediatamente adegua il suo contegno ai canoni della decenza. Sorrisi sotto i baffi dei maschietti presenti, i quali da par loro avevano evidentemente notato la copiosa esposizione di epidermide. Intima soddisfazione del sottoscritto.

Il sondaggio, di dichiarata ispirazione gnocchi-palmariana, consiste nel seguente quesito: ho fatto bene o male?

Le risposte possibili sono:

A) Hai fatto malissimo. Sei uno spregevole sessuofobo, misogino, moralista, bigotto e fondamentalista.
B) Hai fatto male. Hai dimostrato, in particolare, insensibilità e rozzezza mettendo in difficoltà davanti a tutti una fanciulla senza dubbio inconsapevole del proprio deretano scoperto.
C) Oggigiorno le ragazze effettivamente esagerano in disinvoltura, ma forse si tratta di fisiologiche evoluzioni del costume. Non saprei rispondere.
D) Hai fatto bene. In attesa di un novello Savonarola, queste piccole azioni di sabotaggio possono contribuire a restaurare la pudicizia perduta.
E) Hai fatto benissimo, ma non dovevi chiedere “scusa” e dovevi usare un tono di voce più alto.

Lo strano caso delle Madonnine delle rotatorie

Quest’estate anche la provincia di Vicenza, dove vivo, per una volta è diventata protagonista di eventi, se non inspiegabili, di certo curiosi. Spiace deludere gli appassionati ufologi, ma non si tratta di nessuna visita extraterrestre, tanto meno delle tradizionali apparizioni di spettri in vecchie case abbandonate. Niente di soprannaturale.
Gli eventi cui faccio riferimento sono le apparizioni delle Madonnine sulle rotatorie. O meglio, più che apparizioni, comparse. Già, perché le Madonnine che si presentano da qualche tempo sulle rotatorie del vicentino sono statue che vengono lasciate, con tanto di capitello di pietra, all’incrocio di strade – su rotatorie appunto – e lì rimangono, visibili a tutti gli automobilisti.
Trattasi di esemplari tutti uguali, alti 90 cm e del peso di circa un quintale. Finora, se non ricordo male, sono state cinque o sei le Vergini, comparse, a partire da metà Luglio, sul altrettante rotatorie vicentine. Le statue, artigianali, sono tutte prodotto della stessa mano, quella di un artigiano quarantenne molto devoto che però, al momento della comparsa delle prime statue sulle rotatorie, pare fosse fuori città.
Dunque, non è lui il misterioso artefice di questa originale catena di eventi. Eventi che peraltro sono accompagnati dalla scomparsa di altre statue di Madonne. E’ quindi più che logico supporre che le statue che compaiono, siano state prima “prelevate” altrove, e precisamente nei luoghi dai quali si denunciano strane scomparse.
Addirittura, c’è già chi parla di effetti miracolosi di queste statue: laddove sono state deposte, gli incidenti si sarebbero ridotti di numero. Ma su questo punto, in mancanza di riferimenti attendibili, è saggio mantenersi cauti.
Quello che ci può però già incuriosire è il fenomeno in sé, ovvero l’idea che ha ispirato e ispira gli ignoti volenterosi che si sono resi autori di questa singolare iniziativa. Iniziativa che si presta a molteplici letture. Anzitutto, collocare delle statue raffiguranti la Madonna in un luogo quale è la rotatoria, vale a dire in un incrocio nel quale confluiscono numerose strade, significa, di fatto, riportare nel pubblico quel fatto religioso che qualcuno vorrebbe confinato nel privato. E non è poco.
C’è inoltre da considerare l’accresciuta importanza che, nel mondo dei fedeli, riveste la devozione mariana. Devozione mariana, quindi preghiera. Solo pochi decenni fa, probabilmente nessuno avrebbe pensato a prelevare statue della Vergine per piazzarle all’incrocio delle strade. Non se ne sarebbe sentito nessun bisogno, essendo ancora la religione parte integrante della vita cittadina.
Oggi, invece, le cose non sono più così. Tanto è vero che qualcuno, a buon diritto, si è sentito autorizzato a riportare al centro delle strade il proprio bisogno di preghiera.
Un bisogno di preghiera che forse è condiviso.
Infatti, le Madonnine delle rotatorie – chiamiamole così – non sono state rimosse.

La selezione naturale e il comunismo secondo Tommaseo

Niccolò Tommaseo (1802-1874) fu, per così dire, un “cattolico adulto” d’Ottocento. Liberale al tempo di Papa Pio IX, fu patriota e avversatore del potere temporale della Chiesa. Oggi, fortunatamente, lo si ricorda più che altro per il romanzo Fede e Bellezza e per i due grandi dizionari che costituiscono il lascito tuttora suggestivo della sua attività di linguista: il Dizionario dei Sinonimi e quello, in otto volumi, della Lingua Italiana, realizzato con Bernardo Bellini. ? proprio da quest’ultima opera che ho pensato di isolare un paio di lemmi e di sottoporli alla vostra attenzione:

Selezione: s.f. Selectio, aureo. Voce con cui gli scienziati della bestialità e del pantano, per negare la libertà umana, la affermano consentendola a tutte le cose. Dicono che L’uomo e ogni cosa si vennero creando per selezione da sé; ma non spiegano come cotesta affinità elettiva si concilii colla necessità ch’e’ vorrebbero universale tiranna.

Comunismo: s.m. Istituzione sociale, o piuttosto Sogno d’istituzione, in cui i beni materiali fossero tutti ugualmente distribuiti ad arbitrio de’ capi della società. Parola e idea esotica.

Assaggi n. 49: Ragione e religione

“Voi che separate la ragione e la religione, sappiate che distruggete l’una e l’altra. La religione è la salute della ragione; la ragione è la forza della religione. La religione senza la ragione diventa superstizione. La ragione senza la religione diventa incredulità”. (Antoine Blanc de Saint-Bonnet, Dell’Unità spirituale, 1841)

Assaggi n. 48: L’astrazione è l’attività dell’uomo (Tomas Tyn)

L’atto umano è l’atto dotato di un volontario perfetto: cioè procede dall’uomo intrinsecamente e procede dall’uomo secondo la conoscenza del fine, non una qualsiasi conoscenza, non la conoscenza sensitiva perché l’uomo ovviamente ha anche quella, ma secondo quella conoscenza del fine che è propria dell’uomo, ossia secondo la conoscenza intellettiva o astratta del fine. L’antropologia classica, a differenza di certe insipienze contemporanee, predilige l’astrazione. L’astrazione è l’attività dell’uomo: l’attività dell’uomo sta nel fatto che sappia astrarre, che sappia formulare degli universali.
Al giorno d’oggi ci siamo disaffezionati agli universali, invece la grandezza dell’uomo è la capacità di afferrare l’universale. Solo in base a questa capacità dell’universale l’uomo possiede anche la padronanza dei suoi propri atti, cioè possiede il volontario perfetto e possiede in ultima analisi anche la libertà, cioè il dominio del proprio atto e dell’effetto del proprio atto.

Servo di Dio P. Tomas Tyn O.P., Gli atti umani

Assaggi 47: Restituire ai professori l’autorità del loro ruolo

I giovani d’oggi riconoscono l’autorità solo quando risulta autentica: ai loro occhi chi esige sottomissione e obbedienza in qualità d’insegnante deve fondare e giustificare la propria autorità con competenza, personalità carismatica e integrità morale. I giovani vogliono che docenti, educatori e soprattutto genitori siano persone dotate di un forte ascendente, tuttavia devono sottostare anche a insegnanti che con la loro personalità non riescono ad affermare il proprio diritto all’autorità: in questo caso, è necessario conferire a questi ultimi una sorta d’autorità ufficiale che procuri loro rispetto e ne tuteli il ruolo. I docenti dovranno però salvaguardare questa autorità ufficiale e dunque non potranno tollerare nessuna mancanza di rispetto. Se uno studente usa il tono sbagliato l’insegnante dovrà riferire l’accaduto alla direzione della scuola: quand’ero rettore ho sempre preteso che fosse così. Ogni insegnante ha diritto al rispetto, ed è preciso dovere dell’istituzione scolastica far sì che lo ottenga. Un insegnante deve poter girare per la scuola ed entrare in qualunque classe con la consapevolezza del proprio valore e con dignità, perché è tutelato dal rispetto che gli viene conferito dall’autorità del suo ruolo.

Bernhard Bueb, Elogio della disciplina, Rizzoli 2007, p. 51

Del come una libreria laica sia in realtà una libreria anti-cattolica. Un giro alla Libreria Ubik di corso 3 Novembre a Trento

Lo confesso: a volte, benché sempre più di rado col progredire dell’età e dell’assennatezza, cedo alla tentazione di fare una capatina in quell’alienante e impersonale supermercato del libro che è la Libreria Ubik (ex Rizzoli) di corso 3 Novembre a Trento. L’ho fatto anche recentemente, traendo dalla breve visita tra gli affollati quanto anodini scaffali un insegnamento che non reputo del tutto inutile condividere con i lettori di questo sito.
La nostra è una società sempre più clericalizzata, dove i preti dettano legge e in cui è negato alla cultura laica uno spazio di espressione libero da “ingerenze” e “censure”. Questo l’ossessionante leit-motiv che dalle cattedre universitarie alla rubrica di letterine dell’Adige viene da qualche tempo ripetuto.
Parrebbe trattarsi di un problema di scottante attualità. Perché non dare un’occhiata, allora, a puro scopo di verifica, proprio nel settore Attualità della nostra Libreria Ubik? Che le cose stiano davvero nei termini predetti, un mero elenco dei volumi offerti alla sete di sapere del pubblico potrà confermarlo o smentirlo.
Ignoriamo dunque copertine e titoli a sfondo sessuale campeggianti in vetrina, scendiamo le scale, viriamo a sinistra e concentriamoci sul settore preso in esame.
Et voilà un elenco significativo dei volumi messi in evidenza dai responsabili della Libreria Ubik nel settore Attualità, addì 10 o 12 giugno 2008 circa:
Richard Dawkins, L’illusione di Dio. Le ragioni per non credere, Mondadori;
Sam Harris, Lettera a una nazione cristiana (con prefazione di Richard Dawkins), Nuovi Mondi (dal retro di copertina: “Ateismo è una parola che non dovrebbe esistere. Nessuno ha bisogno di qualificarsi come non-astrologo o non-alchimista“);
Christopher Hitchens, Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa, Einaudi (dello stesso autore è presente anche l’indispensabile Consigli a un giovane ribelle, sempre Einaudi);
Tony Braschi, Il libro nero del Vaticano, Edizioni Libreria Croce;
Jacopo Fo – Sergio Tomat – Laura Malucelli, Il libro nero del cristianesimo. Duemila anni di crimini in nome di Dio, Nuovi Mondi;
(immancabile) Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), Longanesi;
Michel Onfray, Trattato di Ateologia, Fazi (del grande ateologo Onfray è presente nella sezione Filosofia praticamente l’opera omnia);
Telmo Pievani, Creazione senza Dio, Einaudi;
Hemant Metha, Ho venduto l’anima su E-Bay. La religione agli occhi di un ateo, Baldini Castoldi Dalai.
Ohibò! Nessuna traccia è dato ravvisare, almeno tra i libri posti in evidenza, dell’arrembante offensiva culturale clerico-fascista lamentata ad ogni piè sospinto da intellettuali, politici e giornalisti del Bel Paese. Già, poiché l’unico titolo lontanamente riconducibile a una prospettiva cattolica (dico lontanamente) è nientepopodimenoché Enzo Bianchi, La differenza cristiana, Einaudi. Si direbbe piuttosto che, se offensiva esiste, questa sia condotta in direzione esattamente contraria.
Ma diamo velocemente una scorsa ai libri riposti negli scaffali. Tra essi, nessuna traccia dei soliti, onnipresenti autoracci cattointegralisti e fanatistoidi. Invece, in tema religioso, ecco che abbiamo:
Ferruccio Pinotti, Opus Dei segreta. Frusta, cilicio e alta finanza: per la prima volta parlano i testimoni, Rizzoli;
Carlo Falconi, Il pentagono vaticano, Kaos Edizioni;
Francesco Remotti, Contro natura. Una lettera al Papa, Laterza;
Carlo Augusto Viano, Laici in ginocchio, Laterza.
Questi laici non si direbbero davvero “in ginocchio”, come recita il titolo di Viano citato. Anzi, sembrerebbero padroni incontrastati della più grande e frequentata libreria di Trento. Ma sorge un ultimo dubbio: che i cristianacci fondamentalisti e retrivi si celino nel settore Religione?
Proseguiamo lungo il corridoio e rendiamoci conto della situazione.
Fatti pochi passi, la situazione è che il settore Religione è stato inopinatamente collocato accanto al settore Esoterismo. Forse i commessi della Ubik pensano che le due materie abbiano qualcosa in comune. E in effetti, frugando nel settore Religione, pare proprio così: vi si trova infatti, quasi esclusivamente, materiale su Cabala, Talmud, testi gnostici, vangeli apocrifi. Inevitabile la presenza del cosiddetto Vangelo di Giuda nell’edizione della massonica National Geographic Society. Non fanno difetto, certamente, testi di interesse più propriamente religioso (su tutti l’interessante L’eros nell’ebraismo), ma facendosi largo tra l’Inchiesta su Gesù di Augias e Pesce e titoli come Gesù Profeta Rivoluzionario o Gesù non l’ha mai detto non è dato constatare una particolare ricchezza di materiale serio. Non sono assenti, nemmeno qui, vari libri di Enzo Bianchi (un titolo per dare l’idea: Dio, dove sei?, Rizzoli), qualche librone di Hans K?ng, alcuni indispensabili testi della Kaos Edizioni e uno del fantateologo Vito Mancuso, personaggio peraltro molto amato dalle signore-bene. Libri cattolici? Le Ipotesi su Gesù di Messori (meno male), l’autobiografia del Card. Biffi, qualche volumetto di Socci e della principessa Borghese. Almeno per quantità, nulla di preoccupante.
Se a qualcuno è negato uno spazio di espressione, alla Ubik (e non solo) non è certo al mondo laico.

“Ho un buon rapporto con il Padreterno”. La fede cattolica di Fabio Capello

Da Studi cattolici n? 567, maggio 2008. “Chiariamo subito che non sono un bigotto”. Parte all’attacco Fabio Capello. Che notoriamente non scherza coi fanti, lascia stare i santi e mantiene le distanze da giornalisti e giocatori. Ma già essere qui a parlare di una faccenda maledettamente privata come la religione con l’allenatore italiano che siede sulla panchina (dopo avere trionfato con Milan, Juventus, Roma e Real Madrid) della Nazionale che ha addirittura inventato il gioco del calcio, l’Inghilterra, ha del miracoloso. Carattere chiuso, di poche parole dette con l’accento della sua terra, il Friuli, dove è nato a Pieris 62 anni fa, Capello è diventato il bersaglio preferito dai caricaturisti e dai comici in crisi di astinenza creativa per via del mascellone alla Ridge e la camminata frenetica con braccia alzate al cielo e imprecazioni via satellite a bordo campo. Essenziale nelle risposte come lo era in campo con i passaggi smarcanti, diventa addirittura ermetico se le domande non gli piacciono e liquida l’argomento col tono sbrigativo delle conferenze stampa quando deve annunciare la formazione o spiegare i motivi di una sconfitta che vadano al di là del fatto incontrovertibile che “gli altri hanno segnato un gol più di noi”.

Abituato a giocare in difesa quando si parla della sua vita privata (sposato giovanissimo con Laura Ghisi, ha due figli Pier Filippo, avvocato ed Edoardo, commercialista ed è nonno di due bellissimi nipotini) ha mandato tutti in fuorigioco mediatico rivelando al quotidiano inglese The Guardian di essere molto religioso, cattolico praticante in un Paese che si è ribellato all’autorità del Pontefice romano provocando lo scisma anglicano e di andare a Messa tutte le domeniche. “Ma proprio tutte?”, gli chiediamo in italiano perché come diceva Villaggio “io no spik inglisc”. “Se gli impegni me lo permettono, non perdo la Messa, la domenica. Mai”.

Fa anche la comunione?
Quando mi sento pronto. E dopo essermi confessato.

Ci può confessare che cosa dicono i Suoi colleghi inglesi nel vederLa andare a Messa, la domenica?
Niente. Non ascolto mai i giudizi della gente. Faccio quello che ritengo giusto. Seguo solo la mia coscienza.

Quando allenava in Spagna, Paese ancora abbastanza cattolico, poteva santificare la domenica senza creare scalpore, come invece succede a Londra.
In Spagna andavo a Messa tranquillamente. Come faccio qui a Londra. Ho molti amici di altre religioni con cui vado d’accordo. Ciascuno professa il proprio credo. Senza condizionare gli altri o, ancora peggio, senza avere dei problemi.

Un cattolico praticante dovrebbe dare anche il buon esempio, indicare agli altri la via della verità, come raggiungere la salvezza, che non è solo quella dalla retrocessione in serie B. Parlare magari di ritiri, non solo quelli pre-partita, ma anche spirituali.
Il mio esempio è il lavoro serio. Scrupoloso. Onesto. Se poi gli altri abbinano la mia rettitudine professionale al fatto di essere cattolico, non mi riguarda. Io resto quello che sono. E cerco, a fatica, di mettere in pratica gli insegnamenti della Chiesa.

Sembra che l’insegnamento più difficile da mettere in pratica in questo periodo sia l’indissolubilità del matrimonio.
Da cattolico praticante seguo gli insegnamenti della Chiesa.

Però i Suoi due figli, Edoardo e Pier Filippo non sono sposati, ma convivono: per Lei è un calvario?
Preferirei che si sposassero. Mi hanno promesso che lo faranno presto. Soprattutto Edoardo che è papà di due bambini.

Lei è molto legato a Sua moglie, che l’ha sempre seguita ovunque, anche nei lunghi trasferimenti all’estero.
Credo che la buona riuscita di un matrimonio si basi sulla vicinanza, spirituale e fisica, tra moglie e marito. A me, piace sentire l’atmosfera di casa anche all’estero. Mia moglie la sa ricreare. Perfettamente. E mi tranquillizza.

Chi è più religioso, Lei o Sua moglie?
Mia moglie Laura.

Lei che ama sempre primeggiare, in questo caso ammette senza problemi di essere secondo a qualcuno.
Non si tratta di “qualcuno” ma di mia moglie. E nei suoi confronti, nella vita privata, sono contento di essere al secondo posto. Anche se, nella fede, non ci sono graduatorie.

Chi Le ha insegnato a pregare, ad andare a Messa la domenica, a rispettare il prossimo?
Sono cresciuto in una famiglia molto religiosa. Mia madre mi ha insegnato le prime preghiere.

La stampa inglese l’ha presa un po’ in giro scrivendo che Mister Fab chiama la mamma ogni giorno: è vero?
Mia madre ha 85 anni e vive nel mio paese natale Pieris. Le fa piacere sentirmi tutti i giorni.

Ha chiesto aiuto alla fede nei momenti difficili?
Quando ho avuto, come succede a tutti, delle crisi ho pregato. E le ho superate.

Crisi religiose, private o di lavoro?
Con la preghiera si risolve ogni tipo di crisi.

Lei prega molto?
Ho un buon rapporto con il Padreterno.

Ha mai chiesto aiuto lassù per vincere una partita decisiva?
La fede è un fatto serio.

Ma anche il calcio, per Lei, è un fatto serio: dicono che non si faccia dare del tu dai calciatori per mantenere le distanze.
Vero. Altrimenti si perde il rispetto. E in campo non obbediscono, specialmente al momento delle sostituzioni.

Un’eccezione l’ha fatta: con Antonio Cassano, il figliol prodigo che non rispetta mai l’epilogo della parabola, Lei è stato molto più di un Mister, ha fatto il buon samaritano, quasi un padre spirituale.
? un fuoriclasse che ha bisogno di una guida. Ho tentato.

Quando giocava nel Milan avrà incontrato il capostipite dei padri spirituali, il famoso Padre Eligio, fondatore di Mondo X, confessore di Gianni Rivera e di altri vip dello spettacolo?
L’avevo incontrato, Ma non siamo entrati in confidenza.

Lei era amico di Gianni Rivera, altro calciatore cattolico praticante: è rimasto ancora fedele alla Chiesa?
Sono ancora amico di Rivera. Se sia tutt’ora praticante, dovete chiederlo a lui.

In questo momento sono tutti pazzi per Padre Pio: anche Lei tifa per il santo delle stigmate?
Non ho santi a cui mi rivolgo particolarmente. Anche nella vita professionale, sono andato avanti senza avere santi in Paradiso. Ho una devozione particolare, come tutti gli abitanti del mio paese, per la Madonna di Barbana. ? un santuario che si trova sull’isola di Barbana di fronte a Grado, in provincia di Gorizia, dove la prima domenica di luglio si festeggia il “pardon di Barbana” con una processione di barche. Una tradizione che risale al 1327.

Parliamo di Papi: ha incontrato Benedetto XVI?
Non sono riuscito finora a incontrarlo. Ma spero di avere udienza al più presto. Ne ho incontrati quattro, l’ultimo è stato Giovanni Paolo II.

Anche Lei è stato conquistato dalla personalità magnetica e carismatica del Papa-santo-subito?
Non ho preferenze. Sono un cattolico. E per me il Santo Padre è il Vicario di Cristo sulla terra. Chiunque sia.

I Papi difendono la vita, sotto ogni forma: Lei che cosa ne pensa?
Sono perfettamente in linea con i Pontefici.

Lei ha detto di avere un buon rapporto con il Padreterno: per questo va molto d’accordo con Silvio Berlusconi?
Tempo scaduto.

Neanche un minuto di recupero?
Neanche.

La prego.
Le preghiere vanno rivolte molto in alto.

Appunto.

Claudio Pollastri

Assaggi n. 46 – Egemonia culturale

Nel giugno 2008 il neo-ministro della cultura, Sandro Bondi, veniva intervistato dal direttore del settimanale «Tempi», Luigi Amicone. Questi gli chiedeva, dal momento che Bondi era stato sentito elogiare personalità di sinistra come Moretti e Eco, se aveva intenzione o meno di porre rimedio all’egemonia culturale gramsciana che imperversa in Italia praticamente dal dopoguerra. Il ministro rispondeva che sarebbe assurdo pensare di proporre una nuova egemonia di segno diverso ma sempre finalizzata al potere. Proprio così: assurdo. Ebbene, qualcuno dovrà far sapere al ministro che la gente ha votato il suo schieramento giusto per far cessare un’egemonia e imporne un’altra di segno diverso. Si chiama democrazia. (da "Antidoti" di Rino Cammilleri).