La Cogo non risponde mai….

Riportiamo la lettera aperta scritta a Margherita Cogo su L’Adige recentemente dal MpV. La Cogo non ha mai risposto, come sempre…intanto ieri l’Adige ha riportato il caso di una donna costretta a usare la Ru 486 all’osepdale di Trento, contro voglia e con gravi effetti collaterali. “In merito al prestigioso traguardo raggiunto dal prof. Arisi dei 100 aborti farmacologici, si vuole ricordare che il Centro Aiuto alla Vita, nel solo 2006, ha aiutato a far nascere 103 bambini. Stupisce il fatto che si debba sempre leggere notizie relative ai successi ottenuti in fatto di aborti, con sistemi e metodi innovativi, progressisti, moderni, e quando invece si aiuta in maniera concreta una donna a portare a termine la sua gravidanza, senza nessuna scoperta scientifica particolare, se non quella dell’ascolto e dell’aiuto concreto, si passa da persone bigotte. Entrando nel merito di ciò che la vicepresidente Cogo ha affermato: “La pillola RU486, la cui efficacia e sicurezza sono dimostrate da studi scientifici, permette di praticare l’aborto senza pericoli per la salute delle persone”, si può notare come la Cogo utilizzi la solita superficialità con cui si è ormai soliti parlare di aborto e di varie forme di contraccezione. La vicepresidente parla di studi scientifici, ma senza dire quali. Il fatto è che ci risulta che la RU486 non è proprio sicura, come si vuol far credere. Un recente studio condotto da Centers for Disease Control and Prevention, ad Atlanta negli USA, descrive i casi di 4 morti dovuti ad endometriosi e sindrome da shock tossico associato al batterio Clostridium sordellii, casi verificati nella settimana successiva all’aborto chimico. Inoltre aggiunge alcuni effetti collaterali, come tachicardia, ipotensione, edema, vischiosità del sangue, profonda leucocitosi (M. Fischer, J. Bhatnagar, J. Guarner, et al., in “New England Journal of Medicine”, Dec. 2005). Ma soffermiamoci sull’effetto letale. Nel settembre 2003 in California muore Holly Patterson, una giovane diciottenne, a causa di shock anafilattico. Il 19 luglio 2005 la Food and Drug Administration (FDA), l’ente di controllo sui farmaci degli USA, ha reso di dominio pubblico “quattro casi di morti settiche negli Stati Uniti, in particolare in California, fra settembre 2003 e giugno 2005, a seguito di aborto medico con RU486”, i quali si vanno ad aggiungere ad un caso analogo accertato nel 2001 in Canada. Il 17 marzo 2006 (solo un anno fa!) la FDA ha reso noto che altre due donne statunitensi sono morte dopo aver assunto la pillola RU486 (cfr.: www.fda.gov/cder/drug/infopage/mifepristone/default.htm). Inoltre, si noti che le morti di queste donne nordamericane sono venute alla luce perché i parenti hanno chiesto delle autopsie sui cadaveri per capire le ragioni del decesso improvviso. Perciò, è legittimo supporre che le morti da RU486 potrebbero essere molto più numerose, anche al di fuori dagli USA. Infine, il prof. Greene, direttore di ostetricia al Massachusetts General Hospital di Boston, in un editoriale pubblicato sulla rivista “New England Journal of Medicine” (1 Dec. 2005), una delle più prestigiose a livello mondiale, dimostra che a parità di età gestazionale, la mortalità della donna per aborto con RU486 è 10 volte maggiore rispetto a quella con tecnica chirurgica. ? la stessa Danco, industria produttrice della pillola, a pubblicare nel suo sito, per obbligo legale, oltre 600 casi di donne che lamentano fortemente gli effetti collaterali della pillola. Inoltre, mentre il 92% delle donne che si sono sottoposte all’aborto chirurgico sceglierebbe di nuovo questa tecnica in futuro, solo il 63% delle donne che si sono sottoposte all’aborto chimico sceglierebbe ancora questa metodica, segno che l’aborto chimico “non possiede in sé quei caratteri di indubitabile maggiore tollerabilità psicologica” (M. D. Creinin, in Contraception, Sept. 2000). Chiediamo cortesemente alla vicepresidente Cogo di renderci disponibili i dati scientifici in base ai quali lei afferma l’efficacia e sicurezza e non pericolosità della RU486. Per quanto riguarda la considerazione delle donne, ognuno ha la sua. Pensiamo comunque che dietro la RU486 si nasconda una grande ipocrisia: chiudersi nella propria indifferenza e abbandonare la donna a se stessa sotto il pretesto di rispettare il suo arbitrio, non aumentando la sua libertà, ma violentandola nella sua capacità di diventare madre e derubandola della consapevolezza di portare nel suo grembo un figlio. Sandro Bordignon, presidente Movimento per la Vita-Trento e-mail: sandrobordi@interfree.it Mauro Sarra, componente direttivo MpV-Trento

Dico no, famiglia sì.

APPELLO

In un momento di progressiva precarizzazione della vita umana, consideriamo essenziale sostenere la famiglia intesa quale comunità naturale fondata sul matrimonio. Riconosciamo altresì la necessità e il dovere da parte delle istituzioni pubbliche di garantire i diritti inalienabili dei singoli cittadini in quanto persone, senza alcuna pregiudiziale relativa al sesso, alla razza o alla religione. Riteniamo che le istituzioni siano chiamate ad armonizzare i diritti individuali con le esigenze della comunità. Perciò rigettiamo un’idea di libertà che non tenga adeguatamente conto delle comunità naturali ove la persona si realizza, la prima delle quali è la famiglia. Siamo inoltre convinti che il riconoscimento pubblico del rapporto uomo-donna così come concepito dal diritto matrimoniale vigente, rappresenti la forma giuridica da cui sono meglio tutelati i singoli, gli eventuali figli, la coesione e la stabilità stessa del corpo sociale. Occorre evidenziare che oggi il diritto privato offre gli strumenti legali, laddove si ravvisi l’esigenza di superare eventuali discriminazioni patite da singoli individui, per risolvere i problemi senza mettere per questo in discussione la centralità della famiglia. Sottoporre ad un’apposita disciplina statale modalità di unione temporanee fra due persone, tende inevitabilmente a promuovere forme di convivenza precarie, incoraggiando così la disaffezione nei confronti della famiglia. Non si possono poi sottovalutare le ripercussioni negative che una simile legge avrebbe sia sull’insufficiente tasso di natalità del Paese, sia per l’ulteriore indebolimento della responsabilità educativa degli adulti verso le nuove generazioni. Infine, di fronte alle complesse questioni da cui è attraversata oggi la società italiana, la vicenda delle unioni di fatto appare obbiettivamente sovraesposta rispetto alla limitata consistenza del fenomeno. Si tratta di evitare che preconcetti di tipo ideologico ne ostacolino una serena valutazione. Da questo punto di vista non possiamo che manifestare la nostra contrarietà alle pressioni esercitate da quanti auspicano e sollecitano attraverso i mass media, anche nella nostra Regione, la rapida approvazione del decreto governativo sui Dico, sia perché è sbagliato affrontare sbrigativamente una questione delicata come questa, sia in quanto la priorità e l’urgenza vanno piuttosto accordate a nuove politiche di sostegno alla famiglia. Sono questi gli argomenti che ci spingono a dichiarare pubblicamente il nostro “no” alla proposta di legge in materia di convivenze, e a ribadire al tempo stesso il nostro “sì” all’introduzione, anche a livello provinciale, di misure più adeguate per favorire la scelta del matrimonio e incentivare la stabilità dei nuclei familiari. Per le stesse ragioni invitiamo tutti a sottoscrivere questo appello.

Il direttivo di Libertà e Persona

Marco Luscia

Paolo Zanlucchi

Luca Trainotti

Francesco Agnoli

Giuliano Rigoni

n.b. per sottoscrivere l’appello è necessario scrivere nel commento: Nome cognome città e/o professione ed indicare l’inidirizzo e-mail.

Per evitare confusione in questo post si possono mettere solo le adesioni all’appello, inserendo i dati sopra descritti ed al limite un breve commento. Sotto trovate un altro post dove è possibile inserire commenti in merito.

Vedi l’intervento del Vescovo Luigi Bressan

Gazebo: Dico no, famiglia si.

Sabato 10 marzo, abbiamo organizzato un gazebo per la raccolta firme all’appello "Dico no, famiglia si." Saremo in via Manci, difronte all’UPIM dalle 15:00 alle 19:00. Ringraziamo quanti volessero dare la propria disponibità ad aiutarci nel volantinaggio o nel parlare con i passanti spiegando le ragioni dell’appello.

MA QUELLA NON ? UNA FAMIGLIA

Riportiamo dal Trentino di oggi, la lettera di Antonio a Beccara

Non è la fede che mi porta a formulare un giudizio negativo sui cosiddetti Dico (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi), ma una naturale ripugnanza a considerare ‘famiglia” anche quella che non rientra nel quadro costituzionale. Non è un’istanza religiosa quella che mi impedisce di considerare famiglia una convivenza fra omosessuali. Piuttosto è una riflessione di carattere culturale che mi spinge a tutelare e difendere anzitutto la famiglia tradizionale. La controprova di ciò è che, se la mia fosse una scelta religiosa, rifiuterei anche le Unioni civili, ciò che non mi passa nemmeno per l’antica mera del cervello (anche se soffrirei moltissimo se i miei figli non si sposassero in chiesa). Non ho dubbi che alcune garanzie e diritti debbano essere riconosciute anche alle unioni di fatto, soprattutto a quelle omosessuali. Capisco meno le ragioni di chi, pur potendolo fare, rifiuta il matrimonio ma in pari tempo pretende le garanzie che possono giocare a suo favore. Mi riconosco, come già per il caso Welby, nella linea, se si può chiamare così, del Cardinal Martini, che desidera una Chiesa conoscitrice della realtà umana, vicina alle situazioni familiari del nostro tempo, che a tutti dia una mano ed offra, accanto al messaggio di Cristo morto e risorto, parole umane di rispetto e comprensione. Una Chiesa che ami tutte le persone dell‘amore che il Padre comune ha per tutti i suoi figli, compresi, sia ben chiaro, i fratelli e sorelle omosessuali. Ma, per assicurare tutele e garanzie ai conviventi (perpetue comprese), non era forse sufficiente apportare le necessarie modifiche al Codice civile? A mio parere, la risposta non può che essere affermativa. L’errore consiste nell’aver voluto (malgrado, forse, la buona fede di chi ha materialmente predisposto il testo della legge) creare una sottospecie di famiglia accanto a quella tradizionale. Si è finito così per indicare alle giovani generazioni un model lo familiare di serie B, poco stabile e poco impegnativo, in alternativa a quella famiglia che abbiamo conosciuto finora (è il cosiddetto effetto educativo o di trascinamento che la normativa esercita nel tessuto sociale). Non penso che un ‘eventuale approvazione dei Dico possa provocare una crisi della fami glia.’ quella, purtroppo, c’è già e non da ieri, e molte ne sono le cause. Ma da questo Governo (anch‘io a suo tempo ho votato per Prodi) mi sarei aspettato una politica, questa sì, urgente e prioritaria, a sostegno della famiglia. I salari bassi, gli affitti degli appartamenti alle stelle, i costi delle abitazioni che i giovani non si possono nemmeno sognare, servizi alla famiglia carenti o troppo onerosi — gli asili nido a Trento costano più di 400 euro al mese, questi sì erano problemi urgenti, non i cosiddetti Dico.

Antonio a Beccara

Sabato sera il Miguel Manara a teatro

L’Associazione Edus Educazione e Sviluppo, intende organizzare, in collaborazione con la Compagnia Teatrale “Lo Sguardo” di Trento, la rappresentazione di uno spettacolo teatrale allo scopo di raccogliere fondi per sostenere le proprie attività a favore dei più poveri. Lo spettacolo si svolgerà a Trento pressi il Teatro Cuminetti il giorno 3 febbraio 2007 e consisterà nella messa in scena dell’opera di Milosz: “Miguel Manara”. L’incasso della serata sarà devoluto all’Associazione a sostegno dell’opera di Padre Berton in Sierra Leone ed in particolare per la realizzazione del centro di formazione professionale per la lavorazione del legno a Freetown.

Questo il progetto da realizzare in Sierra Leone

Lourdes, dove si guarisce nel cuore

Sono tornata ieri da un pellegrinaggio in una delle mete europee più importanti del cristianesimo, Lourdes. Qui più di 150 anni fa alla piccola Bernadetta apparve la Madonna, e da allora il luogo divenne famoso in tutto il mondo per i suoi miracoli.

Oggi sono 97 quelli riconosciuti ufficialmente, ma in realtà il numero sembra aggirarsi sul migliaio. In cerca della grazia della Madonna, a Lourdes arrivano sopratutto i malati accompagnati da coraggiosi e instancabili volontari che offrono i loro tempo e le loro fatiche per permettere a chi fisicamente non c’è la farebbe, di visitare la piccola grotta.

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