L’ Ercolano sepolta dall’eruzione del Vesuvio che distrusse anche Pompei (79 d.C.) iniziò a essere esplorata solamente nel 1738 per volontà del Re di Napoli Carlo Borbone. Le enormi difficoltà nel procedere sotto i venti metri di interro vulcanico fecero desistere gli esploratori, ma dai cunicoli scavati emersero dei materiali e tra questi molti papiri rinvenuti nella Villa detta appunto dei papiri tra il 1752 e il 1754. Essendo carbonizzati all’esterno furono scambiati per carbone o materiale bruciato, solo in un secondo momento si capì il tesoro che si era scoperto e si pose il problema di come srotolarli per leggerli. Vari tentativi risultarono infruttuosi.
A Roma c’era un sacerdote scolopio Antonio Piaggio (1713-1796), ordinato il 13 aprile 1736, scrittore di Latino, Soprintendente alle Miniature della Libreria Vaticana, restauratore di libri sotto il pontificato di Benedetto XIV (1675-1758), ma non solo, un personaggio poliedrico, un vero e proprio “scienziato in tonaca” che costruiva modellini, realizzava decorazioni, ritratti, incisioni, miniature, progettava macchinari industriali e molto altro. Proprio questa sua capacità inventiva lo portò a Napoli. Il 15 maggio 1753 tramite il ministro degli Affari esteri e segretario di Stato dei Regni di Napoli e di Sicilia, marchese Giovanni Fogliani Sforza d’Aragona il Re di Napoli chiese un parere per risolvere il problema dei papiri e aiuto agli esperti della Biblioteca Vaticana.
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