
Antifona
Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, darà la vita anche ai nostri corpi mortali
per mezzo dello Spirito che abita in noi. (Cf. Rm 8,11)
Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI (MESSA 3)- 02 Novembre 2025
Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
«Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno, come scintille nella stoppia correranno qua e là. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro. Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità, i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti» (Sapienza 3,1-9).
Il brano viene proclamato come prima lettura nella Celebrazione Eucaristica nella commemorazione annuale dei defunti. Il saggio autore del libro della Sapienza mette a confronto gli «stolti» e i «giusti». I primi, descritti nel capitolo secondo, ritendono la vita terrena come l’unica realtà e la morte come la fine di tutto, senza alcuna speranza; i secondi, pur consapevoli che non sono esenti da sofferenze, confidano in Dio e sanno che la loro vera vita non finirà con la morte fisica perché questa non è annullata, ma trasformata. Le anime dei giusti infatti sono custodite nell’abbraccio amorevole del Signore e di conseguenza: «nessun tormento le toccherà», «sono nella pace», «la loro speranza resta piena d’immortalità». Nella pasqua del Signore ogni morte è superata. Chi ama è eternamente nella vita.
L’affresco
«Le anime dei giusti nelle mani di Dio» è un affresco bizantino (XIII secolo) che si trova nella chiesa del monastero di san Nicola a Kurbinovo (Macedonia del Nord). In un cielo stellato emerge dalle nuvole (rimando al trascendente) la raffigurazione della «Mano di Dio», simbolo diretto dell’onnipotenza e della protezione divina. L’immagine racconta che Dio custodisce all’interno del palmo della mano le anime dei giusti rappresentati dal numeroso gruppo di giovani, dalle espressioni serene e avvolti in bianche fasce, in riferimento visivo alla loro innocenza ritrovata, grazie a Dio. La rappresentazione iconografica del gesto della mano destra di Dio che sorregge e accoglie le persone è un simbolo di consolazione, pace e salvezza, identificato dall’iscrizione greca che in italiano recita appunto: «Le anime dei giusti nelle mani di Dio».
Nell’ultima parte del «Libro d’ore», intitolata «Il libro della povertà e della morte», il poeta Rilke supplica e chiede:
«O Signore concedi a ciascuno la sua morte: / frutto di quella vita / in cui trovò amore, senso e pena».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.