“Qualsiasi evento storico, per quanto nefasto possa essere, è sempre posto su di una via che porta al positivo, ha sempre un significato costruttivo.”
Sant’Agostino
LA STORIA NON É SOLO QUELLA CHE STUDIAMO A SCUOLA
La storia non va né trascurata né dimenticata, perché è proprio dalla storia che impariamo a vivere nel presente.
Ciò che definiamo storia non è solo ciò che studiamo sui libri di scuola, ma comprende anche le memorie di chi oramai ha i capelli bianchi ed ha ancora la capacità di raccontare i fatti.
Molti infatti ricorderanno la data dell’11 Ottobre 1985, ossia 40 anni fa, quando l’Italia fu segnata da un avvenimento tanto insolito, quanto grave e irripetibile: quella che viene chiamata la crisi di Sigonella.
IL DIROTTAMENTO DELLA ACHILLE LAURO
Per capire cosa successe in quella giornata interminabile bisogna premettere quali furono i fatti che precedettero questa crisi e per farlo è sufficiente
fare un salto indietro a 4 giorni prima.
Durante la navigazione della nave da crociera Achille Lauro il 7 ottobre 1985, mentre questa si trovava nel Mediterraneo, al largo delle coste egiziane, un commando di quattro uomini aderenti al Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP) (Bassām al-ʿAskar, Aḥmad Maʿrūf al-Asadī, Yūsuf Mājid al-Mulqī e ʿAbd al-Laṭīf Ibrāhīm Faṭāʾir), armati di Kalašnikov, dirottarono la nave intimando al comandante Gerardo De Rosa di far rotta verso il porto di Tartus, in Siria.
Di tutti i passeggeri della nave venne ucciso a sangue freddo un’unica persona, un cittadino statunitense, Leon Klinghoffer, ebreo e disabile in sedia a rotelle a causa di un ictus. Scelsero questo cittadino americano proprio per dare dimostrazione agli USA, a modo loro, che non c’era da scherzare, pensando così di rafforzare la loro posizione affinché venissero accolte le loro richieste.
LE TRATTATIVE E LA RESA DEI TERRORISTI
Dopo frenetiche trattative diplomatiche con i terroristi si giunse alla conclusione della vicenda grazie all’intercessione dell’Egitto, dell’OLP di Arafat e di Abu Abbas, uno dei due negoziatori, proposti da Arafat, insieme a Hani al-Hassan, che convinse i terroristi alla resa in cambio della promessa dell’immunità.
L’episodio dell’omicidio del cittadino americano provocò però la reazione degli USA, che chiesero l’estradizione dei dirottatori al fine di processarli nel loro Paese. Nella notte tra il 10 e l’11 Ottobre i terroristi vennero trasferiti alla base aerea di Sigonella in Sicilia per assicurarli alla giustizia delle autorità italiane.
LA CRISI DI SIGONELLA
I fatti che seguirono furono, come già detto, di particolare gravità, al punto tale che si rischiò una crisi diplomatica tra Italia e Stati Uniti. Ad accogliere i terroristi si posizionarono i militari della VAM (Vigilanza Aeronautica Militare), che vennero in seguito accerchiati dalle truppe speciali della Delta Force, inviate dall’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan.
Il nostro Presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi, non si fece intimidire ed inviò forze di carabinieri che accerchiarono a loro volta i militari americani. Si sfiorò di pochissimo il conflitto armato e nelle ore seguenti i “colloqui” tra i due governi furono animati da fortissime tensioni. Il nostro governo non intendeva recedere dagli accordi presi nella trattativa di resa dei terroristi, ma soprattutto non voleva subire un ricatto imposto dagli Stati Uniti.
CHI CONSIGLIAVA IL PRESIDENTE DEGLI USA
Come fu reso noto in seguito, Bettino Craxi non si fidava di Michael Arthur Ledeen (1941-2025), colui che, scavalcando il traduttore ufficiale Thomas Longo Jr, capo dell’Italian Desk del dipartimento di Stato USA, intendeva a suo parere mal consigliare il Presidente degli Stati Uniti. Costui venne allontanato, la crisi si risolse, e gli americani si ritirarono. Ledeen, in tutta la sua vita, ha sempre svolto un ruolo dietro le quinte della storia recente della Repubblica Italiana.
Il suo nome viene collegato infatti a vicende legate agli scandali come Iran-Contra e Nigergate, qualcuno l’ha pure accusato di aver collaborato con la P2 di Licio Gelli, nonostante Ledeen abbia negato qualsiasi implicazione.
Insomma, una figura non proprio limpida che poteva portarci ad un punto di non ritorno, ma dal quale, fortunatamente al momento opportuno, sono state tenute le dovute distanze.
LA POLITICA E LA DIPLOMAZIA
Un’ Italia che a quel tempo esercitava la propria sovranità e, senza “santificare” chi nella sua vita ha avuto anche molte colpe, possiamo comunque riconoscere che il carattere e la caratura dei politici di ieri è ben differente da quella di oggi.
Tuttavia le distanze prese dal Governo italiano dai fatti accaduti tra Israele ed Hamas oggi sono a dir poco legittimi considerando la complessità della relazione tra i due paesi.
QUASI UN SECOLO DI TENSIONI
Basti pensare che già con la grande rivolta araba i palestinesi insorsero tra il 1936 e il 1939 contro gli ebrei (nel corso del mandato britannico della Palestina).
Da allora si sono susseguiti novant’anni di guerre, guerriglie, attentati, tensioni, crisi (come quella di Sigonella sopra descritta) che oggi si vogliono semplificare mediante atti vandalici di piazza o con atti irresponsabili quali le azioni della Flottilla.
La storia va studiata, compresa, recepita e utilizzata per non commettere gli stessi errori.
L’ACCORDO TRA ISRAELE ED HAMAS PIACE A TUTTI?
Triste tuttavia riscontrare l’inspiegabile attonita e stizzita reazione di una gran parte dell’opinione pubblica di sinistra alla notizia dell’accordo tra Israele e Hamas, con Donald Trump alla regia.
Anche al Parlamento Europeo una parte dell’aula si è dimostrata rigida e non si è alzata all’annuncio del piano di pace del Tycoon americano.
Si è tanto parlato di salvare persone innocenti, e sembrava che questo fosse lo spirito che ha animato le piazze e tutte le proteste di questi giorni, ma oggi è estremamente chiaro a tutti che le priorità di chi le ha organizzate erano ben altre.








