“Tornato Naamàn dall’uomo di Dio, confessò il Signore”

Miracolo della guarigione di Naamàn dalla lebbra da parte di Eliseo, Miniatura su tela, Immagine 70, foglio 25r del manoscritto c. 1360 d.C.) intitolato
Speculum Humanae Salvationis, Darmstadt Biblioteca universitaria

«In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Eliseo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra]. Tornò con tutto il seguito da [Eliseo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: “Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo”. Quello disse: “Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò”. L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Naamàn disse: “Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore”» (Secondo libro dei Re 5,14-17).

Il brano racconta la parte conclusiva di un fatto risalente a più di 3.000 anni fa. Naamàn, un comandante dell’esercito siro, a un certo punto contrae la lebbra. Su consiglio di una giovane prigioniera israelita a servizio della moglie, si rivolge al profeta Eliseo che vive in Samaria per chiedere una guarigione. Dopo averla ottenuta bagnandosi sette volte nel fiume Giordano, torna da Eliseo per ringraziare con costosi regali, ma il profeta non li accetta. Dalla guarigione fisica Naamàn perviene a una fede che lo porta a pregare e ad entrare in relazione con il Dio degli Israele.

La miniatura «Il miracolo della guarigione di Naamàn dalla lebbra da parte di Eliseo» fa parte, come immagine 70 e foglio 25r del manoscritto (c. 1360 d.C.) «Speculum Humanae Salvationis» (Lo specchio della salvezza umana), conservato nella Biblioteca universitaria di Darmstadt in Germania.

Il dipinto su pergamena descrive l’effetto dell’obbedienza di Naamàn all’indicazione del profeta: il nobile si lava nel fiume da dove sta per uscire con la pelle risanata e con le mani giunte esprime la scelta d’essersi convertito al Dio unico d’Israele.

L’inserviente sulla destra mostra l’abito grigio indossato dall’ammalato e quello di sinistra è pronto a consegnare a Naamàn la veste di colore più vivo.

François Villon, poeta del XV secolo, esce dalla disperazione attraverso il pensiero della madre che immagina intenta a pregare Maria per lui, in una piccola chiesa vicina a Parigi.

Dalla «Ballata per pregare Nostra Signora», l’invocazione nell’ultima strofa:


don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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