“Un luogo nella città dove si cammina solo a piedi. Ci si muove solo camminando. Un luogo dove la regola è la lentezza”. Passo passo, lentamente, l’Arcivescovo approfondisce la sua riflessione di ordine antropologico
sul cimitero, un luogo che unisce, che stupisce, che fa riflettere e davanti al quale, al di là delle tombe tra loro diverse, tutti si è uguali, a confronto con la morte. La morte degli altri e la nostra morte. La morte dei grandi e la morte dei piccoli. Finché, poco a poco, la riflessione si eleva verso il senso di quella felicità così tanto desiderata e così spesso non trovata.
C’è solo una vita a disposizione e come riusciamo a viverla? Occorre chiederselo e occorre pensarci, sempre.
Ciò non è triste, ma anticipazione di una scoperta, che per il cristiano è la vittoria sulla morte, una vittoria grazie alla resurrezione. Parole quiete, non affannose e non scontate. Lo stesso ascolto del tono della voce dell’Arcivescovo fa sentire a proprio agio e rasserenati. Non sgomenti, ma aperti alla Speranza.