Colletta
O Dio, che sempre ascolti la preghiera dell’umile,
guarda a noi come al pubblicano pentito,
e fa’ che ci apriamo con fiducia alla tua misericordia,
che da peccatori ci rende giusti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XXX Domenica del Tempo Ordinario – ANNO C – 26 Ottobre 2025
Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
Liturgia della Parola in LIS, sottotitolazione e audio a cura della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
«Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità» (Siracide 35,15-17.20-22).
Ben Sira, autore del «Siracide», è un maestro, uno scriba di Gerusalemme, del II secolo a.C., ben radicato nella tradizione d’Israele che interviene ad aiutare il suo popolo nel contrastare il dilagante modo di pensare e di agire proposti dai greci. Il brano ricorda che Dio è un giudice giusto, non influenzabile dalla ricchezza o dallo status sociale, ma che accoglie la preghiera di tutti, presentata dall’autore con tratti di grande umanità. Il punto di partenza di questo cammino è l’invocazione del povero che «attraversa le nubi», come se oltrepassasse le nuvole per arrivare al cuore di Dio. La preghiera infatti, anche quella proveniente dai più umili, raggiunge l’Altissimo perché «Dio ascolta la preghiera dell’oppresso» e si schiera a favore dei poveri, dei bisognosi e degli oppressi.
Il dipinto di Felice Casarotti
«La preghiera» è un dipinto realizzato da Felice Casorati nel 1914, durante la sua permanenza a Verona, oggi visibile nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Forti, Verona.
L’artista, che aveva avuto modo di vedere le opere di Gustav Klimt alla Biennale di Venezia, raffigura, a tempera su fustagno, una donna di profilo, inginocchiata, col capo chino e le mani conserte, avvolta in un lungo mantello preziosamente arabescato e dorato, intenta a pregare su un prato splendidamente fiorito.
Il silenzio e l’atmosfera sospesa avvolgono questa figura femminile profondamente assorta nella preghiera e dove tutto sembra fermarsi: i fiori coloratissimi del prato, i fili d’erba intrecciati, il gruppo di fiori in basso e quello a mazzo con lunghi steli e fiori bianchi e marroni che giungono all’orizzonte curvilineo, sovrastato dal cielo blu notte.
Casorati pare collocare la preghiera in una dimensione universale, dipingendo una donna orante, apparentemente immobile, alla quale partecipa l’immensità del creato e si unisce il mondo spalancato sull’infinito. Il quadro, di particolare finezza anche per la preziosità dei colori, sa di poesia e predispone al raccoglimento e alla meditazione
La confessione di Shakespeare
Il drammaturgo e poeta William Shakespeare mette in bocca a Prospero, il protagonista de «La Tempesta» (1610/1611), questa confessione finale:
«E la mia fine è disperazione, / a meno che non sia consolato dalla preghiera, / che ha un potere tanto perforante da prendere d’assalto / la misericordia stessa, e da liberare tutte le colpe».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.
