
Non tanti decenni orsono, sul più noto quotidiano italiano, si parlava di Palestina, e Hamas era ancora lungi dall’esistere. Era il 1977 e Menachem Begin, fondatore del Likud cui appartiene anche Netanyahu, arrivò al potere in Israele. Allora era chiaro a tutti chi fosse Begin: se Albert Einstein, Hannah Arendt e molti altri ebrei lo accusavano pubblicamente di essere “fascista” e “terrorista”, il Corriere della sera ricordava il suo passato di “FEROCE TERRORISTA”. Nato in Bielorussia nel 1913, cittadino dunque di un paese ben distante dalla Palestina, era diventato prima socialista, per poi aderire al sionismo di destra.
Quali i suoi meriti?
Una volta giunto, da immigrato, in Israele organizzò attentati terroristici contro militari inglesi e civili palestinesi, culminati con la bomba all’Hotel King David, con 95 morti. “I suoi uomini- ricordava il Corriere del 19 maggio 1977- sono spietati: innumerevoli le incursioni sanguinose nei villaggi arabi e contro le truppe inglesi”. Begin è anche tra i protagonisti del massacro di Der Yessin del 1948: 250 palestinesi vengono massacrati, le donne violentate: “è un episodio di ferocia sanguinaria che induce gli arabi a fuggire a decine di migliaia dalla Palestina”, cioè dalla terra in cui vivono da secoli.
Il credo di Begin, ricorda ancora, correttamente, il Corriere, parla di “resurrezione nel sangue e nel sudore di una razza forte e indomita”. Per questo Begin è accusato da molti, dentro e fuori Isreale, di avere una mentalità “da nazista”.
Per le radici atee e socialiste del sionismo:
Per la posizione della Chiesa sulla questione palestinese: