Non è un saggio teorico sulla mitezza quello che hanno scritto due autori ben noti al pubblico, soprattutto di fede cristiana. “Elogio del cuore mite” di Alessandro Gnocchi e Paolo Gulisano (edizioni Ares) è una testimonianza,
anzi: una galleria di testimonianze, un interessante e spesso commovente lavoro tra narrativa e auto-biografia, in cui parlano di letteratura, spiritualità, storia, politica, ma anche di quotidianità, per mostrare il fascino concreto degli uomini buoni.
IL CONCETTO DI MITEZZA
C’è un’idea della mitezza intesa in negativo: non violenza, non aggressività, come un non fare del male, non essere intolleranti.
Era l’idea che aveva il filosofo laico Norberto Bobbio, che descriveva in un suo saggio la mitezza a partire dai suoi contrari, in particolare la non-violenza, che tuttavia è ben lontano dall’esaurire tutto quello che è questo valore, che non è solo un concetto filosofico, ma che – come sostengono G&G (Gnocchi & Gulisano) è il cuore della realtà.
I due autori prendono le mosse da un altro filosofo, l’irlandese Edmund Burke, il primo grande esegeta del fenomeno rivoluzionario nella Modernità: “L’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano nulla” scrisse Burke. I buoni sono chiamati ad agire.
In effetti la mitezza è anche una virtù attiva, è una donazione senza limiti, mentre la tolleranza – di cui si parla tanto nella Modernità- ha sempre limiti obbligati e prestabiliti.
Tuttavia, la mitezza è fondamentalmente una caratteristica dell’Homo Religiosus.
LA MITEZZA CRISTIANA
La mitezza compare nella predicazione di Gesù nel Vangelo secondo Matteo, ed è considerata in seguito da San Paolo nella Lettera ai Galati come uno dei frutti dello Spirito Santo.
La mitezza cristiana, personificata da Gesù Cristo stesso, era stata annunciata nell’Antico Testamento: il profeta Isaia ci descrive così il futuro Messia: “Non griderà, non alzerà il tono, non farà udire la sua voce in piazza. Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumigante ‘ (Isaia 42,2-3).
Cristo è il modello esemplare della persona mite. È l’agnello mansueto condotto al macello, è il servo sofferente che non reagisce, ma accetta tutte le offese, è il figlio obbediente fino in fondo, e nella Passione offre un grande esempio di dolcezza e di pace. È definito da Matteo come “il re mite (Mt 21,5)”, dolce, ma anche animato da grande fermezza contro chi si oppone alla Verità.
IL DISCORSO DELLA MONTAGNA
Cristo indica nella mitezza una via praticabile, e lo fa in uno delle sue più importanti predicazioni, il Discorso della Montagna, dove il Messia esplicita le Beatitudini, e cosa comporta praticare determinate virtù. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Il messaggio evangelico delle Beatitudini offre ai miti una prospettiva che rovescia il loro status: la violenza e i soprusi che hanno subito nel corso della vita saranno cambiati nella gioia di ottenere un bene, la terra, indirizzato al bene di tutti. Un grande premio per le loro sofferenze: il meritato controllo del Creato.
Questa Beatitudine può considerarsi complementare a quella di coloro che hanno sofferto (letteralmente, che sono stati nel lutto), perché saranno consolati.
La mitezza che fa ereditare la terra è parte essenziale del Regno di Dio. Il mite è colui che ha imitato Cristo, che ha fatto spazio a Dio nella propria vita, rimettendosi con fiducia nelle sue mani, e pertanto non ha bisogno di vantarsi o di rivendicare posizioni di prestigio.
L’espressione di Gesù “Beati i miti”, dunque, è una promessa di felicità, ma anche un invito a praticare questa virtù. La mitezza è allo stesso tempo un metodo e uno stile di vita, che può essere vista come debolezza, ma che in realtà conferisce a chi la vive autorevolezza e credibilità.
LO STILE DI VITA DELLA PERSONA MITE
Possiamo chiamare questa virtù anche con i nomi di: mansuetudine e dolcezza. Ha uno stretto legame con la virtù della carità, di cui appare come una componente essenziale.
La persona mite ha un suo stile di vita, e G&G ce ne danno diversi esempi nel loro libro, di persone che non sono mai “forti con i deboli, e deboli con i forti”, ma semmai il contrario. Di persone che non considerano la mitezza come una sconfitta laddove il mondo tende al conflitto, alla competizione e al narcisismo.
Come le altre virtù anche la mitezza ha una sua attualità nel mondo in cui viviamo.
È capacità di saper dominare i propri istinti, la collera, l’ira. In positivo è anche capacità di saper usare in modo costruttivo l’energia della propria irascibilità, sapendo unirla ad atteggiamenti di fermezza ma anche a giusto sdegno per le varie ingiustizie.
È avere un atteggiamento di affabilità con tutti; è sapersi avvicinare e accogliere tutti; è capacità di saper sopportare le offese, non reagire con violenza, ma agire nella convinzione che con la pazienza si può conquistare l’avversario più duro. È saper rispettare le persone, è coraggio di arrivare fino al perdono.
Infine, è coraggio e audacia nell’ annunciare il Vangelo.
Come sostengono gli Autori, è un pensiero controcorrente. Ed è uno stile di vita del tutto desiderabile. Leggere questo libro per credere.




