
2839 Abbiamo iniziato a pregare il Padre nostro con una fiducia audace. Implorando che il suo nome sia santificato, gli abbiamo chiesto di essere sempre più santificati. Ma, sebbene rivestiti della veste battesimale, noi non cessiamo di peccare, di allontanarci da Dio. Ora, con questa nuova
domanda, torniamo a lui, come il figlio prodigo, e ci riconosciamo peccatori, davanti a lui, come il pubblicano. La nostra richiesta inizia con una « confessione », con la quale confessiamo ad un tempo la nostra miseria e la sua misericordia. La nostra speranza è sicura, perché, nel Figlio suo, « abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati » (Col 1,14). Il segno efficace ed indubbio del suo perdono lo troviamo nei sacramenti della sua Chiesa.
Del canone 2839 del Catechismo della Chiesa Cattolica si analizza il Battesimo.
Il Battesimo ricorda che la fede cristiana non è una realtà soggettiva, che abbraccia il sentimento. Essa è una realtà cosmica, infatti Dio è colui che crea tutta la materia ed il Battesimo stesso è composto da un elemento materiale fondamentale per la vita: l’acqua. L’acqua a livello teologico rimanda al Mar Rosso ove si è verificato un evento di morte. Il Battesimo è effettivamente un’operazione cosmetica, esso è molto di più di un lavaggio: è morte e vita. Morte al peccato, rinascita a vita nuova che è Cristo. Il Battesimo è così l’affermazione del neofita alla vita, mediante le parole dei genitori, i quali rinunciano e fanno rinunciare al figlio le seduzioni del male. Cosa è il male? Tale istanza richiederebbe differenti articoli, data la complessità e vastità dell’argomento(scriverò in seguito). Il male è il peccato, che deriva da Satana, padre della menzogna, principe del Kosmos hontos, ossia di questo mondo. L’indicazione questo mondo, non è una forma di dispregio, il cristiano non può disprezzare l’opera di Dio. Questo mondo indica l’accettazione da parte delle creature di quelle che sono le derive, le quali vengono proposte come verità. Ecco quindi il senso dell’interrogazione “rinunciate a Satana?” Rinunciare a Satana significa contrastare la cultura dell’autoreferenzialismo, della supremazia dell’io a diniego di Dio. La rinuncia al male è l’accettazione dell’amore di Dio che risulta essere vulnerabile. La vulnerabilità di Dio la si constata nel dramma della croce, quale massimo interessamento del Signore verso l’uomo, che entrando nel mistero della croce rinasce a vita nuova. In riferimento, nella Chiesa antica( I – VIII secolo) la rinuncia a Satana era unita da tre forme di immersione battesimale:
Immersione nell’acqua come simbolo della morte al peccato.
Immersione come volontà di contrapporsi al peccato.
Immersione come attestazione e attesa della risurrezione.
La formula di rinuncia a Satana è così un dialogo tra la comunità riunita e l’Onnipotente e non una semplice formula, in quanto la fede non è una sola realtà intellettuale, ma anche pratica, essa interpella il sé nel quotidiano vivere, quindi nelle scelte comuni. L’espressione rinuncio al male, indica quindi l’accoglienza della verità, che si dispiega in tutta la sua ricchezza e profondità. Mediante il Battesimo si diviene perciò figli nel Figlio, formando il corpo mistico di Cristo. Cosa è il corpo mistico di Cristo? Sant’Agostino utilizzava l’espressione Christus totus per indicare le singole membra e l’insieme delle membra e del Capo della Chiesa, ferma restando l’ovvia distinzione fra il Salvatore che è Gesù e i salvati della Chiesa. L’Ipponate fondò questa dottrina rifacendosi a 1 Corinzi 12 e Mt 25. Nel 1943 papa Pio XII attraverso l’enciclica Mystici Corporis Christi approfondì tale concetto dela dottrina cattolica. Il Sommo Pontefice inoltre raccomandò di imitare la “tenerezza” di Gesù verso i membri più fragili della famiglia umana e deprecò l’eliminazione da parte di alcuni Stati(i nazisti). Il Concilio Ecumenico Vaticano II attraverso la Costituzione dogmatica Lumen Gentium afferma che la Chiesa è il corpo mistico di Cristo in cui Cristo è il suo capo e la Chiesa è il suo corpo. Questa allegoria biblica sottolinea che i fedeli, uniti dallo Spirito Santo partecipano alla vita e alla passione di Cristo e ogni membro ha una funzione differente, proprio come le membra del corpo umano. Cristo è il capo, quindi il fondamento della Chiesa e i fedeli sono le sue membra che partecipano alla sua vita attraverso i Sacramenti. Lo Spirito Santo in successione, consente l’unione di tutti i fedeli al corpo mistico. Le funzioni differenti stanno a indicare che nella Chiesa in virtù del sacerdozio comune, vi sono diversi carismi e ruoli. La partecipazione alla vita di Cristo indica che i credenti tutti partecipano alla sofferenza, ma anche alla gloria di Cristo essendo a Lui conformati. Di notevole importanza è inoltre Maria madre della Chiesa in quanto madre di Cristo e di tutti i battezzati. Il corpo mistico di Cristo è così l’anticipazione del Regno dei Cieli ove si vedrà e contemplerà la verità che è Dio fine ultimo della vita dell’uomo. L’opposto è l’inferno quale eterna comunione con Satana, i suoi angeli e le anime dannate, le quali autonomamente hanno ricusato il Sommo Bene.
Concetto di persona nella Cristologia battesimale
Per non cedere a esclusivismi antropologici, si deve comprendere chi sia Cristo. Riprendendo il Concilio di Calcedonia (451) si afferma che Cristo è l’ipostasi con due nature: divina e umana, sempre in relazione e senza confusione. La persona di Cristo va intesa però in senso teologico e non filosofico, dacché la Rivelazione mostra un Dio a livello esistenziale e non sostanziale. Le creature di Dio all’interno della Rivelazione sono in rapporto di sussistenza, quindi di reciprocità con il Signore, ove la Trinità è la comunione di Persone divine in una sola e divina natura. La dottrina della Santissima Trinità è imprescindibile per comprendere Dio, tale da non ridurlo a garante della morale. Ecco quindi la prima differenza tra il Dio della fede e il Dio dei filosofi. La seconda differenza concerne l’incarnazione, Cristo è l’unione ipostatica ove divino e umano sono ipostaticamente unite, il che indica che Cristo è vero Dio e vero uomo allo stesso tempo. Il Logos incarnandosi conosce l’uomo a intra, quindi nelle sue realtà interiori, che assurge a sé al momento della morte in croce, affinché l’uomo si salvi, purché lo desideri. In questo senso la struttura del cristianesimo è personalista e non nelle riduzioni relativiste ove Dio è formato a immagine e somiglianza dell’uomo. Attraverso il Sacramento del Battesimo i catecumeni entrano così a far parte della comunione sponsale con Dio la cui espressione massima è il nuovo nome che il neofita ottiene: quello di cristiano. La dimensione antropologica ha compimento e la si comprende in questo significato: la ricongiunzione all’origine, quindi a Dio.
Concetto di persona nella dottrina di Dio
Per comprendere suddetto concetto, bisogna considerare tre stati:
Stadio esegetico lessicale.
Stadio teologico – trinitario.
Stadio antropologico.
Stadio esegetico lessicale: Tertulliano chiosa che Dio è una substantia tres personae(si riferisce alla Trinità). Si afferma inoltre che Tertulliano è il primo filosofo e apologeta cristiano a coniare il termine persona.
Stadio teologico trinitario: è lo stadio che indica la maturazione della persona, in quanto come afferma anche Sant’Agostino la persona e relazione, rapporto. Rapporto con chi? Con il Figlio di Dio che a sua volta è in legame con il Padre. L’evangelista Giovanni al capitolo 5, 19 ricorda che il Figlio da sé non può fare nulla, poiché con il Padre è uno e equivale a dire che il Figlio non si pone accanto al Padre, ma esiste in Lui prima della creazione del mondo. Lui e il Padre sono così una cosa sola. In questa relazione vi è anche l’uomo,ove Cristo diviene parte costitutiva.
Stadio antropologico: l’uomo è a immagine della Trinità in virtù del Battesimo e va compreso così. L’uomo ha dignità proprio perché è a imago dei. La persona è chiamata ad aprirsi alla primaria forma di alterità che è Dio. Solo in tal modo comprenderà se stessa. Il Vangelo ne da conferma, quando l’evangelista glossa: chi avrà perduto la propria vita per causa mia la troverà(Mt. 10, 39). In codesta formula cristologica, l’uomo raggiunge il totalmente altro, cioè l’assolutezza dell’amore divino, che sta a significare l’inclusione del soggetto nella relazione trinitaria. Si chiosa che affermando e professando la Trinità si dice anche chi sia l’uomo e quale sia la sua identità.