
L’incontro di venerdì 12 settembre a Ranica (BG), tenuto presso il Teatro del Borgo, aveva per tema ‘Suicido assistito: riflessioni bioetiche e giuridiche sul dibattito in corso’.
Il mio ruolo nell’occasione era quello di conduttore, con uno spazio per riflessioni in alternanza con l’ospite speciale della serata: la bioeticista Giulia Bovassi.
Entrambi abbiamo dovuto sostenere una missione non facile: quella di far arrivare al pubblico una voce fuori dal coro, una sensibilità di sapore
cattolico che però paradossalmente, in certi risvolti, stenta ad arrivare tra gli stessi credenti, distratti, poco informati o disinformati.
Il focus era incentrato sull’analisi del Disegno di Legge 124 Zanettin- Zullo sul suicidio assistito, attualmente all’esame delle Camere. Da qui è partita una riflessione per ricostruire l’iter storico e giuridico nonché il dibattito parlamentare precedente.
La dottoressa Bovassi ha poi sviluppato, sulla scorta del quadro legislativo sul fine vita e delle ultime sentenze della Corte costituzionale sul suicidio assistito, una interessantissima panoramica di rilievi, ricadute etiche e criticità.
L’incontro non ha avuto una mera prospettiva confessionale, pur richiamando documenti del magistero cattolico. Peraltro, tali testi e ammonimenti sono ineludibili anche in un dibattito laico, stanti la profondità, la ragionevolezza e universalità di motivazioni che possono essere accolte razionalmente anche da non credenti.
Argomenti divisivi, ma la distanza spesso dipende da mancanza di informazioni complete o disinformazione
Certo, sarebbe stato importante avere il pieno supporto dell’associazionismo cattolico per poter spendere un’importante unità nel fronte cha si contrappone al versante di chi promuove opzioni mortifere. Così non è stato, purtroppo: alcune realtà e movimenti ecclesiali sembrano bloccati nella palude, invischiati in calcoli di opportunismo che li dividono.
E così, io e la dottoressa Bovassi, abbiamo preferito metterci la faccia e parlare a titolo personale per suscitare una presa di posizione coraggiosa, gettando un sasso nello stagno. Occorre infatti stimolare l’opinione pubblica e promuovere azioni che possano disturbare il manovratore: fuor di metafora, bisogna far qualcosa per impedire che vada in porto una legge scellerata che normalizzerebbe il suicidio assistito, prodromo della successiva approvazione dell’eutanasia (in un percorso mortifero già consolidato in vari altri Paesi).
L’evento ha avuto un’ottima partecipazione, riscuotendo molto interesse e riscontri positivi dei partecipanti. Tuttavia, il successo dell’iniziativa non si può misurare da qui. L’obiettivo è quello di andare oltre di quella che potrebbe, per certi versi, considerarsi riduttivamente una ‘chiacchierata tra amici’. Occorre che quegli stimoli arrivino ad un pubblico molto più esteso come una specie di elettroshock: alle associazioni cattoliche dormienti, ai politici (a questo ci penserà la dottoressa Bovassi, pestando – figurativamente – i pugni su certi tavoli che contano), ai fruitori di mass-media e di canali social.
Ecco, articoli come questo ed ulteriori in preparazione, in unione di forze con altri che portano avanti la medesima battaglia, possono essere utili per ‘fare cultura’ e favorire ripensamenti negli ambienti politici e giudiziari. Da parte mia, considero l’incontro di Ranica come un cantiere di lavoro solamente iniziato. Molto materiale merita di essere ripreso, molto altro è rimasto fuori e merita di essere valutato.
L’intento mio e di Giulia Bovassi, nei prossimi giorni ed in vista dell’approvazione parlamentare del DDL sul suicidio assistito, è quello di divulgare il più possibile motivazioni critiche e di contrasto, perché la battaglia non è ancora perduta.
Pia illusione? Giochi ormai fatti e impossibilità di sottrarsi alla necessità di una legge di regolamentazione? Non è proprio così, guardando al passato…
Questione dell’emergenza di una regolamentazione giuridica
Riguardo al ricatto dell’emergenza, determinata da una legge considerata ineludibile, che metterebbe gli oppositori nella situazione di accettare il diktat della sua approvazione, viene in mente l’analoga situazione venutasi a creare nel 2021 quando stava per diventare legge il DDL Zan contro l’omotransbifobia, già approvato dalla Camera. Ebbene, quella situazione esasperata di emergenza e presunta inevitabilità fu superata inaspettatamente da un ripensamento, suscitato a gran voce dal mondo femminista che oggi merita un plauso per la sua lungimiranza.
Le femministe si accorsero che a furia di assecondare la fluidità, il transessualismo e i desideri di chi si sente donna e pretende di essere riconosciuto tale, si andava incontro ad abusi, umiliazioni e distruzioni della femminilità. Cosa che abbiamo visto puntualmente succedere negli Stati dove le pretese LGBT sono più aggressive e nei quali accade, per esempio, che se un uomo dichiara di sentirsi donna può entrare in bagni femminili, vincere concorsi di bellezza per miss o strapazzare le donne negli sport partecipando nella loro categoria. Addirittura, negli Stati Uniti e non solo è capitato di uomini che si sentono donna condannati a pene detentive e reclusi in carceri femminili dove hanno compiuto stupri su donne o consumato rapporti non consensuali. E il paradosso è che, tecnicamente, se lo stupratore si sente donna quegli atti non sono una forma di violenza sessuale ma sono rapporti omosessuali. E quindi bisogna stare attenti a non offendere lo stupratore perché si potrebbe passare per omofobi. Bisogna lasciarlo fare…
Quindi, esiste una analogia tra la situazione di oggi per l’approvazione di una legge considerata ineluttabile e la situazione al tempo del naufragio all’ultimo miglio del DDL Zan. Può ancora succedere un ripensamento, se guardiamo la realtà con gli occhi avanti ma anche con gli occhi indietro, valutando le esperienze dei Paesi dove è permesso l’omicidio del consenziente e l’eutanasia.
E poi, smontiamo la bufala che il Parlamento sia costretto a legiferare dalla Corte costituzionale e ormai non c’è più tempo. Vediamo cosa ci dice un qualificato giurista in questo video.
Un dibattito su temi delicati che vanno conosciuti da tutti perché toccano ogni famiglia e non riguardano solo specialisti
Le questioni sollevate durante il convegno sono molteplici e numerose altre tematiche non hanno potuto essere trattate per il tempo limitato.
Per questo cercherò di analizzare vari aspetti etici e giuridici, dedicando un approfondimento in prossimi articoli.

