Nei prossimi giorni al Parlamento si discuterà una proposta di legge per regolamentare il suicidio assistito, o meglio, l’omicidio del consenziente
come viene definito dal Codice penale. Il pretesto è quello di garantire per le persone sofferenti che scelgono di morire una dignità che è venuta meno. Ma la dignità non è qualcosa che c’è o non c’è e che qualcuno può riconoscere o no. Ogni persona, in quanto tale, ha una piena dignità. Casomai, laddove le condizioni di vita sono tali da non rispettare la dignità umana, sono le condizioni avverse che vanno eliminate, non la persona.
Come è scritto nella recente enciclica Dignitas Infinita “Non esistono condizioni mancando le quali la vita umana smette di essere degnamente tale e perciò può essere soppressa… Aiutare il suicida a togliersi la vita è, pertanto, un’oggettiva offesa contro la dignità della persona che lo chiede, anche se si compisse così un suo desiderio. Dobbiamo accompagnare la morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio… La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata’.
Illuminati da queste parole che ribadiscono il Magistero fermo e costante della Chiesa su tali questioni etiche e rifiutando ogni iniziativa volta ad introdurre nel nostro ordinamento giuridico una legge che ammetta il “suicidio assistito”, come fedeli, vogliamo fare la nostra parte testimoniando, pregando e unendoci come comunità, certi che la forza della preghiera può smuovere o illuminare le coscienze.
