Salmo Responsoriale – dal Sal 89 (90)
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XXIII Domenica del Tempo Ordinario – ANNO C – 07 Settembre 2025
Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
Liturgia della Parola in LIS, sottotitolazione e audio a cura della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
«Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza» (Sapienza 9,13-18).
L’autore sacro conferma che i limiti dell’uomo possono essere superati dalla Sapienza, dono di Dio da invocare nella vita quotidiana.
Samuel Bak, nato a Vilnius (Lituania), è un pittore e uno scrittore di origine ebraiche, sopravvissuto dell’Olocausto. Nell’opera «Creation of Wartime III» (1999-2008) espone la relazione tra Dio e l’uomo, evocando il capolavoro della volta della Cappella Sistina «Creazione di Adamo» di Michelangelo. Il dipinto, che si trova alla The Pucker Gallery di Boston, mostra Adamo, con la testa rasata di un detenuto, vestito di un’uniforme a brandelli, adagiato su un telo, in mezzo a bombe inesplose e a un mucchio di detriti.
L’uomo cerca di raggiungere le dita di Dio rappresentato da una sagoma formata da un buco in un muro di mattoni distrutto. Questo per sottolineare la fatica ad accettare la presenza divina durante l’Olocausto, citato attraverso i camini fumanti dei forni crematori che si vedono in lontananza, sulla destra. L’artista così ha commentato i suoi quadri: «So che ciò che dipingo nasce da un bisogno compulsivo di dare un senso al fatto miracoloso della mia sopravvivenza».
Con la poesia «La paura», Eva Picková, ragazzina di dodici anni di una città della Boemia, morta ad Auschwitz nel 1943, durante l’occupazione e la segregazione delle forze tedesche, afferma il coraggio di reagire allo spavento e all’orrore.
«Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto,/ un male crudele che ne scaccia ogni altro./ La morte, demone folle,/ brandisce una gelida falce/ che decapita intorno le sue vittime.// I cuori dei padri battono oggi di paura/ e le madri nascondono il viso nel grembo./ La vipera del tifo strangola i bambini/ e preleva le sue decime dal branco.// Oggi il mio sangue pulsa ancora,/ ma i miei compagni mi muoiono accanto./ Piuttosto di vederli morire/ vorrei io stesso trovare la morte.// Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!/ Non vogliamo vuoti nelle nostre file./ Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore./ Vogliamo fare qualcosa. È vietato morire!».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.
