
Tutti i nodi vengono al pettine. Dopo oltre 70 anni è oggi chiaro che la volontà dello Stato di Israele di impadronirsi di tutta la terra possibile, emerginando la popolazione autoctona, compresa quella cristiana, non ha portato nè alla pace nè alla prosperità.
Noto a tutti il fatto che Pio XII non riconobbe Israele, per questi motivi, nonostante fosse stato il papa che si era speso in ogni modo per salvare ebrei dal nazismo. Meno noto che tutti i papi successivi fecero lo stesso,
da Paolo VI:
a
Giovanni Paolo II, che, pur apertissimo al mondo ebraico, non cessò mai di ricordare che lo stato di Israele violava i diritti dei palestinesi (“Il vostro tormento è durato troppo“), quelli della chiesa e il diritto internazionale. Fu ricambiato con attenzione e rispetto da alcuni, con odio profondo da parte di altri, Netanyahu compreso, e si arrivò alle “maledizioni” solenni affinchè morisse.

Reiterata l’accusa di “antisemitismo”, ovviamente del tutto infondata. Ogni suo gesto (la nomina di Lustiger, ebreo, a cardinale di Parigi, la santificazione di Edith Stein, l’incontro con personalità palestinesi… ecc. divennero altrettanti motivi per attaccarlo sulla stampa internazionale e per accusare i cattolici di essere “come i nazisti”).


Identica sarà la posizione di Bendetto XVI, Francesco e Leone XIV