
Che la nascita di Israele avrebbe portato dolore e morte lo capì subito il papa che aveva salvato centinaia di migliaia di ebrei dal nazismo: Pio XII.
Non tutti sanno che per anni questo pontefice ricevette i ringraziamenti di tantissimi ebrei, primo tra tutti il rabbino capo di Roma, Israel Zolli.
Ma con il tempo la narrazione sarebbe cambiata: Zolli, anch’egli
benemerito, sarebbe scomparso dalle storie ufficiali e Pio XII sarebbe diventato il “papa di Hitler”.
Perché, e ad opera di chi?
La montagna di calunnie contro il papa vide protagonisti alcuni elementi del sionismo più aggressivo e del partito comunista. Spesso le due cose coincidevano. Infatti il primo ad accusare la stampa cattolica e il papa di essere “antisemiti”, fu, sul quotidiano l’Unità, nel 1948, l’ebreo e comunista Umberto Terracini, già presidente dell’Assemblea costituente.
Il suo attacco fu, in verità, soprattutto contro la Dc ed Alcide De Gasperi, rei di non essersi affrettati a riconoscere Israele. Ma De Gasperi altro non faceva che condividere la prudenza della Chiesa e di Pio XII, che non riconobbe mai ufficialmente il nuovo stato.
De Gasperi aveva capito che dar vita ad Israele, con il consenso della maggioranza dell’Onu, ma contro il volere dei palestinesi indigeni e degli stati arabi, era molto pericoloso ed imprudente e voleva che l’Italia non apparisse troppo schierata, anche per non perdere ogni possibilità di essere in qualche modo mediatrice.
Probabilmente condivideva con la Santa Sede anche un’altra paura: i comunisti e l’Urss di allora erano entusiasti, annunciavano per il Medio Oriente, grazie alla nascita di Israele, “magnifiche sorti e progressive”, perché ammiratori dei capi sionisti di provenienza russa ed ucraina, come Golda Meir, atei e socialisti.
Fatto sta che 3 anni dopo la morte di Pio XII scoppiò la guerra culturale contro questo papa, in concomitanza con l’uscita del celebre libro della filosofa ebrea Hanna Arendt, La banalità del male. Mentre in questo libro si ricordava il ruolo benefico della Chiesa e degli italiani nel proteggere molti ebrei, non solo nel Belpaese ma in tutta Europa, e si accusavano invece alcuni capi ebrei di aver svenduto per vigliaccheria il loro popolo ai nazisti (mentre altrove si ricordava come vi fossero stati sionisti che avevano collaborato con il nazismo, perché strumentale a far aumentare la fuga di ebrei dall’Europa alla Palestina), altri preferivano insudiciare il pontefice defunto per i loro scopi politici e propagandisti.
In altre parole, i comunisti, avevano tutto l’interesse a presentare il papa che aveva sostenuto De Gasperi, nel 1948, portando alla sconfitta dei comunisti, come “fascista e nazista”; ai sionisti radicali tornava comodo mostrificare il papa che, sempre nel 1948, non aveva riconosciuto Israele, mettendo così all’angolo tutta la Chiesa cattolica, che, con la sua importante presenza in Terra Santa, costituiva un ostacolo alla violenza dei sionisti più aggressivi.
Chi legga oggi l’Osservatore romano del 1948-1949 vi troverà traccia dei malumori della Santa Sede per i saccheggi, i furti e gli incendi in alcune chiese cattoliche ad opera di ebrei sionisti; vi troverà la denuncia per la cacciata dalle loro case di circa 750 mila profughi palestinesi, un terzo dei quali cristiani, e l’insistenza sulla necessità di mettere Gerusalemme, città santa per cristiani, islamici ed ebrei, sotto tutela internazionale (cosa che i sionisti non volevano affatto, rivendicando il possesso di tutta la città).

Chi voglia rileggere, invece, l’organo politico della DC, Il popolo, troverà ad esempio interviste a dottissimi sacerdoti, come Giuseppe Ricciotti, autore di una celeberrima biografia di Gesù, che si chiedeva perché mai l’Occidente – che spesso aveva chiuso i suoi porti agli ebrei in fuga dal nazismo, per l’impossibilità di mantenere troppi immigrati-, si riteneva in diritto di imporre milioni di immigrati ebrei dall’Europa, senza minimamente tenere in conto l’opposizione degli autoctoni e degli arabi in generale. Gli arabi non capiscono, affermava Ricciotti, perché lo sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti tedeschi, debba gravare sulle spalle non degli europei che lo hanno causato, ma dei palestinesi. Non capiscono, in altre parole, perché chi vive in una terra da secoli, la debba improvvisamente dividere con chi, in quella terra, non solo non vi è nato, ma non ha neppure parenti.
Da queste premesse risulta chiaro perché la Chiesa cattolica abbia sempre continuato, anche con tutti i papi successivi a Pio XII, cioè Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco e Leone XIV, a ritenere che l’atteggiamento degli ultra nazionalisti ebrei sia stato e continui ad essere all’origine del problema, anche delle violenze, certamente condannabili, dei terroristi palestinesi (non solo islamici, ma a suo tempo anche comunisti ecc…; per approfondire vedi qui).
Il fatto è, però, che a partire dal 1961 circa in poi, ogni volta che un papa è intervenuto per condannare l’erezione di un muro, gli sputi dei sionisti ad una processione cristiana ecc., violenze contro i palestinesi come quelle di Gaza del 2009, ecco scattare l’accusa, da parte estremista: “Giovanni Paolo II, Benedetto XVI… siete gli eredi di Pio XII, parlate così, difendete i palestinesi…perché siete antisemiti come lui”.
Forse i lettori meno giovani ricorderanno che anche la santificazione dell’ebrea Edith Stein, il Carmelo ad Auschwitz eccetera, divennero motivi di accuse alla Santa sede per presunto “antisemitismo”, ma ricorderanno anche che il museo dei Giusti di Gerusalemme, dove sono ricordati centinaia di preti, vescovi e persino vari cardinali che hanno salvato ebrei durante la follia nazista, anche a rischio della propria vita, è stato costretto alcuni anni orsono a cambiare la didascalia infamante rimasta per decenni sotto il ritratto di Pio XII.
La verità è che dai tempi di Pio XII in poi, quest’idea che Israele aveva contato sul supporto dei paesi occidentali e delle loro armi, per fare il bello e il cattivo tempo, continuando a sottrarre territorio ai palestinesi con i famosi insediamenti illegali dei coloni, ha sempre convissuto con la volontà della Chiesa di cercare un terreno di mediazione e di provare ad allentare le tensioni, per il bene di entrambi i popoli. Forse con qualche risultato, quando Israele è stata governata da uomini più moderati, senza effetto alcuno quando al governo sono arrivati estremisti sionisti alla stregua di Netanyahu.
Anche la Dc, per chiudere il discorso, ha sempre guardato con simpatia, come la Chiesa, alla causa del popolo palestinese: non solo con De Gasperi, ma anche con Aldo Moro e Giulio Andreotti. E’ noto che quest’ultimo, che pure aveva molto a cuore il rapporto con gli ebrei, ebbe a dichiarare pubblicamente che, se fosse nato in uno dei campi profughi dove di fatto Israele aveva rinchiuso i palestinesi, sarebbe diventato un terrorista anche lui.

Lo scopo non era però quello di incitare alla violenza dei palestinesi, quanto quello di far capire, in accordo con gli uomini di Chiesa, che solo se Israele e il suo alleato, gli Usa (cioè i Golia della situazione), avessero posto rimedio alle troppe ingiustizie nate almeno a partire dal 1948, non solo i palestinesi, ma anche gli ebrei avrebbero vissuto sicuramente molto meglio.

Come vediamo, la Chiesa e la Dc hanno perso la battaglia e i sionisti estremisti, spalleggiati dai neocon americani, hanno vinto, nonostante non manchi certo, in Israele, chi non condivida affatto i crimini del governo attuale.
Bisogna vedere però quale sarà il costo di tutto questo sangue: si crede davvero che il terrorismo si spegnerà o non è piuttosto più facile che chi ha visto morire i suoi cari a Gaza decida un domani di diventare un feroce vendicatore? Gli ebrei sparsi per il mondo potranno ancora vivere liberamente o dovranno temere l’ira degli arabi, musulmani o meno che siano, per le strade di Roma e Parigi?
Quello che muove l’attuale governo israeliano è la logica anticristiana della forza, della vendetta, del potere, al posto del dialogo, della compassione e del perdono. C’è anche un forte razzismo, evidente nella convinzione di essere superiori, il “popolo eletto” (il che suona un po’ strano, visto che il sionismo è fondamentalmente ateo). La storia ci insegna però che è una logica perdente, perché “sangue chiama sangue”. Come ricordava padre Samir, l’esperto per il Medio Oriente di Benedetto XVI (non certo tenero nei confronti dell’Islam), Hamas – che pure è stato aiutato da Netanyahu in funzione anti Olp, con uno di quei classici doppi giochi che alla lunga si rivelano un boomerang- è un fenomeno recente, nato nel 1987: non ci sarebbe mai stato se si fosse posto rimedio, quando si doveva e poteva fare, alla questione palestinese; se milioni di persone non fossero state rinchiuse nella “prigione a cielo aperto” di Gaza e nei campi profughi o scacciate dalle loro terre e ridotte alla disperazione dai feroci coloni sionisti…